I ragazzi

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Che stagione l'adolescenza! Senti di poter essere tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale.
(E. Scalfari)

2 capitolo I ragazzi


Mattia fu sorpreso di notare come la classe contasse appena una ventina di alunni, ma ne comprese subito il motivo: un ragazzo disabile, affetto dalla sindrome di Down, avrebbe richiesto le giuste attenzioni e Tommaso - questo il suo nome - oltre quelle dell'insegnante di sostegno, poteva di certo contare su tutto il suo appoggio e la sua preparazione.

Le sorprese non erano finite. I ragazzi si alzarono tutti, non appena varcò la soglia, salutandolo con qualcosa che somigliava all'educazione.

Incredibile davvero! Aveva forse cambiato addirittura pianeta? Oppure era merito di insegnanti particolarmente severi?

-Comodi, ragazzi! - disse loro, con un sorriso, poi tolse il giubbotto, lo appese all'attaccapanni e sedette alla cattedra con un sospiro soddisfatto.

Anche se amava il suo lavoro, di rado trovava alunni realmente interessati alle sue materie. Filosofia allo scientifico, poi, pareva un'assurdità; le lettere regalavano qualche soddisfazione in più, ma sempre con moderazione. Non fosse mai che l'italiano potesse esser causa di qualche letale malattia contagiosa!

-Io sono Mattia Ravetti, professore di lettere, e vengo da Milano - si presentò.

Eccole: le ragazzine con occhi a cuore!

"Ok, anche qui. Questo non è cambiato Mattia, mi spiace!"

Ci aveva sperato con tutte le forze, ma sapeva come cambiare lo stato attuale della situazione. Per fortuna poteva contare sui ragazzi: loro almeno non lo fissavano in adorazione, ma con un misto tra ammirazione e invidia.

-Forse vi starete chiedendo cosa mi ha portato dalla sfavillante metropoli al paesino in riva al mare... un trasferimento forzato? Una punizione del Ministero per aver pestato i calli a qualcuno? -

-In effetti, sì! - si levò una vocetta acuta da uno degli ultimi banchi.

-Salve! Lei sarebbe? - chiese con un sorriso Mattia a una ragazza che alle sue parole si alzò.

-Valentina Fortibuoni. È strano, in effetti, professore... di solito succede il contrario, dal paesello senza speranze ci si trasferisce in città -

-Non se si è in cerca di quiete, se si è stanchi della confusione e della vita frenetica -

La ragazza gli sorrise e tornò a sedersi.

-Ha ragione, professore. Troppa confusione deve essere alienante -disse semplicemente, astenendosi dal fare ulteriori commenti per non rischiare delle gaffes.

-Ha detto bene, Fortibuoni, alienante. Qui è davvero bello! Al momento mi piace molto! Siete fortunati, ma forse non ne siete consapevoli... Milano è una città molto bella e affascinante, e offre molte opportunità, ma si fa fatica a non farsi fagocitare dalla sua frenesia. Bene, stabilito che sono venuto di mia spontanea volontà, passiamo all'appello, così comincio a memorizzare i vostri nomi! -

Mattia li chiamò uno ad uno, scandendo con voce chiara e limpida i vari nomi, e gli parve un po' strano non chiamare i soliti Fumagalli, Cazzaniga, Colombo o Brambilla, anche se trovò un Mandelli (Fulvio) e una Ferrari (Cristina), oltre a un Dumitrescu (Florin), una Dragomir (Mariana), una Hohxa (Anamaria) e una Badou (Aisha).
Ed ecco, la seconda parte del rito di presentazioni e conoscenza:

-Dove siete arrivati col programma di letteratura, l'anno scorso?-

-Lorenzo de' Medici! - si levò una voce maschile.

-Il Boiardo! - fece eco un'altra.

-Tommaso Moro e Machiavelli! -

-Goldoni e Beccaria -

-Vittorio Alfieri e... Dante, naturalmente. Il Purgatorio - al nominare il Purgatorio, si levò un lieve sbuffare.

Incredibile! Erano alla pari con il programma ministeriale!

-Sono davvero compiaciuto, ragazzi. Chi mi ha preceduto non vi ha fatto scaldare il banco! - dichiarò il bel professore, mettendo i volti dei ragazzi attenti di fronte a sé a fuoco per inquadrarli meglio.

Oh, lo sapevano bene, i componenti della V B. La prof. Ciardulli era stata l'incubo di più o meno tutti per quattro lunghi anni. Poi, grazie a Dio, era andata in pensione.

Tra le ragazze girava il pensiero comune di che razza di fortuna avessero avuto a ritrovarsi, in cambio di quella vecchia strega rinsecchita e isterica, un professore così figo.
Sì, non più di primo pelo, anzi, un po' vecchio anche lui, a dire il vero, come pensò Campanini Jessica, ma comunque pur sempre un bel guardare.
Forse lo stava fissando un po' troppo intensamente.
Ma non c'era nulla da fare: per quanto si sforzasse di trovargli delle pecche, il prof. Ravetti risultava perfetto.
La camicia bianca gli si stirava così bene addosso, su quel corpo ancora perfettamente tonico! I jeans scoloriti il giusto non lo facevano sembrare un ridicolo ultra quarantenne che gioca a fare il ventenne, ed il filo di barba gli dava un'aria impertinente.
La ragazza continuava a fissarlo lasciando naufragare gli occhi tra i capelli ancora ben folti, biondo scuro, con appena qualche filo bianco, per ancorarsi a quegli occhi così troppo azzurri.
Mattia guardò a sua volta quegli occhi persi e poi si esaminò la camicia:

-Che ha da guardare, Campanini? Ho la camicia sporca, qualcosa fuori posto? -

Subito scoppiarono alcune risatine soffocate attorno a lei.

-Beccata! - ridacchiò nell'orecchio la sua amica Susi.

Jessica diventò color pomodoro maturo, mentre si affrettava a negare con la testa, e intanto intorno a lei fu subito un darsi di gomito.

-Stronzi! - ribatté sottovoce, inviperita.

Aveva appena fatto la sua prima figura di merda col professore nuovo e figo.


An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora