Angelo custode

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22  CAPITOLO

Angelo custode




-Casagrande...-mormorò Mattia alla ragazza, rimasta fuori dalla sua aula mentre i suoi compagni erano tutti rientrati. Lei abbassò lo sguardo, stretta nella sua felpa oversize che nascondeva le sue forme forse un tantino troppo generose.

-Professore...-rispose, dandogli quasi le spalle.

Lui la guardò comprensivo

-Lo so perché non è coi suoi compagni a far lezione, adesso...-

La ragazza sospirò. Aveva pianto, lo si poteva capire dalla sua voce nasale.

-Ho fatto una grandissima stronzata. Oh, mi scusi, prof!-

-Tranquilla. Anche ai primi della classe è concesso un po' di turpiloquio, almeno ogni tanto!- Le sorrise benevolo lui. Poi le si avvicinò. - Mi guardi, Casagrande.- Le ingiunse, cercando di inchiodarla con lo sguardo, ma Irene era sfuggente a causa della vergogna che provava.

-No, per favore, mi guardi!- insistette Mattia. Allora lei fissò i suoi occhi in quelli dell'uomo. Con lui era al sicuro, lui non la stava giudicando per questo.

-Perché dice che ha fatto una grossa stupidaggine?-

Irene parve riflettere qualche secondo su cosa rispondere.

-Professore, lo sa benissimo. Mi sono esposta al ridicolo. Come se non lo sapessi che adesso saranno tutti lì a ridere di me, per non parlare di cosa penserà Jacopo della sottoscritta, e delle prese per il culo che lui stesso dovrà subire a causa mia. Non credo che avrò mai più il coraggio di rimettere piede lì dentro!-

-Si vergogna dei suoi sentimenti, Casagrande?-

-Mi vergogno di aver fatto capire che li provavo. Vede, prof... quelle come me non se lo possono permettere!- Sbottò in pianto la ragazza.

A Mattia si strinse il cuore a sentirla parlare così. Maledetta superficialità, maledetti canoni estetici irraggiungibili e presi a modello!

-Quelle come lei... in che senso, Casagrande? Ha forse tre teste, quattro gambe, sei braccia?-

-Quelle brutte, professore.- Rispose semplicemente la ragazza.

-Noi non abbiamo diritto ad esternare i nostri sentimenti, lo sa benissimo.-

Erano lame gelide e spietate le parole della ragazza, lame che ferirono il cuore di Mattia.

-Lei si ritiene brutta?-

La ragazza lo guardò torva, come per dirgli: "Che fai, mi prendi in giro?"

-Allora faccia qualcosa per migliorarsi! A cosa le serve crogiolarsi in uno stato di cose che la fa soffrire? Se ritiene di essere sovrappeso cerchi di dimagrire! L'apparecchio vedo che già lo porta, prima o poi darà i suoi risultati! Ha un bell'ovale di viso, non lo nasconda dietro pettinature informi e occhiali spessi da vecchietta! Vada dal parrucchiere, si metta le lenti a contatto... che diamine, Casagrande, devo dirgliele io, queste cose?-

Irene era stupita da quel discorso franco e accorato, lo stesso che i suoi genitori le facevano spesso. Ma queste cose, dette dai suoi, le scivolavano addosso senza lasciare traccia, mentre sentirsele dire da Ravetti avevano tutto un altro effetto. Lui le stava dando una speranza, una speranza autentica, proprio perché proveniente da qualcuno di esterno alla sua protettiva famiglia. Le stava dicendo che dal brutto anatroccolo poteva sbocciare un cigno.

-Rientri nell'arena dei leoni, Casagrande... coraggio! E se ridono, lei li lasci fare, prima o poi si stancheranno!- La incoraggiò Mattia, quasi sospingendola verso la porta dell'aula.

An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora