8 CAPITOLO Prepotenza
-Buongiorno Jessica... che fai? Non saluti neppure? - Tobia non aveva mollato con lo sguardo per un solo istante la sua compagna che, senza degnarlo della minima attenzione, stava per superarlo. Ma lui gli si piazzò davanti, occupando lo stretto corridoio tra i banchi.
-Crollo? Sei sveglio? Come mai non ti trovo spalmato sul banco a russare? - Jessica tirò su gli occhi dal cellulare col quale stava armeggiando, e si accorse di quanto fosse strano il suo compagno. Era sempre così svogliato, sempre assente. Se non fosse stato per l'appello e per qualche professore che ancora ci provava a renderlo partecipe della lezione, sarebbe stato difficile ricordarsi di lui, nonostante il suo aspetto. Perché era quello che rendeva Crollo indimenticabile: era il classico bonazzo. No, non era sufficiente... era paurosamente bello! Persino una come lei, che non si faceva problemi di nessun tipo, non poteva che restare quasi senza parole davanti a quel volto. Era imbarazzante fissarlo, ed era una fortuna che dormisse in classe per tutto il tempo o non ci sarebbero state materie interessanti da seguire.
-Qualcosa mi ha svegliato... - gli occhi del ragazzo erano accesi di malizia e, vogliosi, si abbassarono dal viso di lei, alla scollatura trattenuta a stento dai bottoncini di madreperla.
-Ravetti ne sarà entusiasta... ora togliti di mezzo e lasciami passare... - Jessica abbassò lo sguardo. Meglio il pavimento che quegli occhi.
-E tu che mi dai in cambio? - Crollo si spostò ancora bloccando i movimenti della compagna. Qualche centimetro, e sarebbe finito con la faccia tra quelle voluminose protuberanze profumate.
-In cambio? Guarda che devo andare al mio banco, mica ti sto chiedendo nulla! -
-Se vuoi passare di qui, devi darmi qualcosa in cambio... - ancora quello sguardo insistente e tendenzioso alla scollatura.
-Ti sei fatto di prima mattina? Ma che hai? - Jessica allargò la visuale e si rese conto che tutti erano attenti a ciò che stava accadendo. Il banco di Tobia sembrava la postazione dei giudici di X Factor, e il resto della classe, la platea pronta ad applaudire.
Di nuovo le elezioni? Non è possibile... e quale sarà questa volta? Miss Reggiseno o Miss Culo sodo? Non ne posso più!
Jessica strattonò il compagno forzando il passaggio occupato, ma lui la trattenne per un braccio e l'attirò a sé con forza. L'indice libero del ragazzo segnò parte del seno scoperto per giungere alla scollatura, tenderla e guardarci dentro.
-Tobia! Cazzo! - urlò la ragazza liberandosi dalla presa, stringendosi pudicamente la camicetta senza risultati.
-Piantala subito, capito? Non ci riprovare! Non è roba per te, questa! - il viso della ragazza era viola di rabbia.
-E per chi sarebbe, per Pippa?- Jacopo balzò dalla sua sedia, improvvisamente scosso dal suo torpore, tendendosi verso i due. Pippa: quel soprannome gli piaceva da morire. Non però, se ci fosse Jessica a sentirlo. Gli era stato affibbiato grazie ad una leggenda metropolitana che narrava di come fosse riuscito a masturbarsi per ben dieci volte di fila in un giorno, ma i più lo chiamavano così per i due di picche con le ragazze, con le quali non riusciva a combinare mai niente.
Il suo passatempo preferito però bastava come consolazione, almeno per il momento.
Ma che avesse una cotta per Jessica, ormai non era più un segreto, tutti sapevano che Jacopo le moriva dietro.
-Non ti deve fregare un cazzo per chi sono, di sicuro non per te, neanche se fossi l'ultimo stronzo sulla faccia della terra! - acida come una spremuta di limoni, la ragazza tentò di allontanarsi ancora una volta.
STAI LEGGENDO
An afternoon Love (Ti amo, professore)
Literatura FemininaQuando tu hai quarantasei anni, sei ancora estremamente attraente, e la ragazza che desideri e che ti desidera nemmeno diciotto. Quando sai che cedere ai vostri sentimenti reciproci è tremendamente sbagliato, non solo per la differenza d'età, ma sop...