D'ora in poi non sarà più lo stesso

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14 CAPITOLO D'ora in poi non sarà più lo stesso

Le sirene. L'odore pungente di disinfettante. La puntura di aghi. Voci.

Quando riaprì gli occhi, ringraziò il cielo che fosse solo un ricordo e si trovasse, invece, nel suo letto. Respirò profondamente ancora con gli occhi chiusi, e si rilassò.

Due giorni di permesso erano ciò che la cena disastrosa con la preside, gli aveva procurato. Oltre alla permanenza in ospedale, fino alle quattro del mattino. Dopo le prime cure, il cortisone e le ore di degenza per controllare che i valori fossero nuovamente tornati alla normalità, Mattia aveva dovuto prendere un taxi per tornare a casa.

-Perdonami...- gli aveva detto con espressione falso-contrita.

- Io odio gli ospedali, non riesco a sopportarli! Mi spiace, ma devo andare. Hai il mio numero, ma sono tranquilla, qui sei al sicuro. Non preoccuparti per domani, ti firmo due giorni di permesso. Resta a casa e riposati. Ciao Mattia!

Melania non era riuscita neppure a guardarlo in faccia, mentre parlava. Fissava le dita nervose, il bordo della borsetta di Gucci; persino la maniglia della porta era diventata più attraente di lui.

Vaffanculo, stronza! pensò quando la vide chiudersi la porta alle spalle, e liberarlo dalla sua presenza fastidiosa insieme alla nuvola di profumo che la seguì. Aveva pagato a caro prezzo il ricatto per salvare i suoi ragazzi. Se la consolazione della crisi allergica scampata lo aveva risollevato, il pensiero di dover ancora condividere spazio e tempo quell'essere senza morale lo ripugnava più di una intera porzione di polpette al sesamo!

Stava meglio, certo. Ma sentiva qualcosa pungere ugualmente, mentre si alzava per prepararsi la colazione. Si era abbassato al livello di quella pervertita e sapeva che non sarebbe finita lì. Melania non era tipo da fermarsi di fronte a nulla, questo gli era chiaro. Lo voleva. Desiderava scoparlo e basta, averlo come una preda, perché sentimenti umani, in quella donna, non avevano attecchito durante la sua esistenza. E lui si era quasi immolato per una giusta causa, ma non era una prassi accettabile.

Ora, non poteva far finta di nulla, la signora Pirazzini sarebbe tornata ad essere la signora preside. Non voleva sentire ragioni. E se ci avesse provato ancora una volta con i suoi mezzucci e gli strusciamenti vari, avrebbe usato le maniere forti per tenerla a debita distanza.

Un sospiro profumato di caffè gli liberò i polmoni.

Basta con pensieri rivoltanti e stomachevoli. Meglio correggere i temi sull'elezione americana dei suoi ragazzi. Era curioso di leggere e scovare le loro personalità, tra le righe dei fogli protocollo.

Voglio essere chiaro fin da subito. Io non ne capisco un caz niente di politica. Non mi interessa cosa combinano gli uomini che ci comandano. Tanto mica mi stanno a sentire se mi lamento. So che Donald Trump è stato eletto presidente degli U.S.A. perché l'altra mattina, quando mi sono alzato per andare a scuola, c'era la tv accesa con la sua faccia ̶sovrastata da un gatto morto in HD mentre mio padre e mia madre si gridavano addosso. Lei diceva che Trump era uno zoticone (ha usato un altro termine ma non voglio essere volgare e rischiare la nota) che tratta le donne come oggetti da possedere e usare, che è un razzista e che le cose peggioreranno ancora di più per tutto il resto del mondo non solo per l'America. Mio padre le dava contro, dicendole che è così che devono ragionare gli uomini per ottenere dei risultati, che le donne devono stare al loro posto e pensare a non andare in giro ̶v̶e̶s̶t̶i̶t̶e̶̶d̶a̶ ̶z̶o̶c̶ ̶ troppo spogliate perché poi è normale che vengono violentate. Me ne sono andato da casa che erano ancora lì a cantarsele. La traccia mi chiede cosa penso dei diritti delle donne e se la Clinton abbia perso perché lo è. Io se guardo la faccia di quella signora non ho una buona sensazione. Non lo so, non mi piace. Sembra finta e costruita. Sembra una di quelle persone che ti sorridono ma poi ti accoltellano alle spalle. So che Trump non ne capisce una mazza di politica, ma di soldi sì che ne capisce. E se non sbaglio è proprio l'economia che va male in tutto il mondo. La povertà, la disoccupazione. Almeno è ciò che sento dire in giro dalla gente che si lamenta sempre della stessa cosa. Quindi Trump se proprio non vuole fare la figura ̶d̶e̶l̶ ̶c̶a̶z̶ dell'incompetente e vuole combinare qualcosa di buono potrebbe mettere le sue conoscenze in fatto di soldi per cercare di migliorare le cose. Poi quello che dice sulle donne è un altro discorso. Ho pensato molto in questi giorni a come vengono trattate le donne. Anche se si dice il contrario non credo che la donna abbia nella società di oggi gli stessi diritti degli uomini. Mi sono reso conto che gli uomini che lo dicano o meno considerano le donne solo come oggetto, un po' come Trump che a quanto ho sentito le usa solo per scoparci farci sesso. Noi ragazzi non ci facciamo scappare l'occasione di provarci quando becchiamo una ragazza per strada da sola. Tanto che c'è di male, si scherza. Anche se con parole grosse è sempre uno scherzo. Le parole possono però far male. Per non parlare dei gesti. Le donne non sono pezzi di carne da trattare come in una macelleria. A me non piacerebbe essere rimorchiato per strada, spinto in un angolo e stuprato da uno sconosciuto per poi essere guardato male da chi alla fine mi da pure la colpa per ciò che è successo. Perché per le donne dovrebbe essere diverso? Un uomo viene chiamato dritto e gli si fanno i complimenti se si fa un sacco di ragazze e invece le ragazze vengono chiamate ̶p̶u̶t̶t̶ va be' abbiamo capito come vengono chiamate. Se una donna non vuole non bisogna costringerla a darla. Non è giusto. Ora l'ho capito. Ho capito che se non vogliamo che ci accada qualcosa non dobbiamo fare lo stesso con gli altri. Se qualcuno facesse lo s̶t̶r̶o̶n̶z̶o̶ stupido con mia sorella io gli farei schiattare il cervello contro l'asfalto e gli passerei sopra con lo scooter. Più volte. E sinceramente non mi sentirei soddisfatto. Non posso trattare le ragazze come fa l'ormai presidente degli Stati Uniti d'America. Sarebbe come fare del male a qualcuno a cui voglio bene.

An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora