17 CAPITOLO
Pakistano nero
Faceva freddo, quella mattina. Del resto si era a fine autunno, e i raggi tiepidi del sole erano ormai un ricordo. Una nebbia piuttosto fitta gli stava penetrando fin nelle ossa... di più, fin dentro il suo cuore. Con sgomento, Mattia si era finalmente reso conto dei reali sentimenti che Valentina suscitava in lui, l'uomo tutto d'un pezzo, il detrattore di tipi come Melania.
Un senso di vergogna che lo fece quasi star male lo travolse, mentre, con rassegnazione, si apprestava a salire sulla sua auto, lasciando nel garage la sua fida bici.
Parcheggiò nel vialetto del liceo con un pesante sospiro, non decidendosi quasi ad uscire dalla macchina.
Due cose gli rendevano l'idea di iniziare quell'ennesimo giorno a scuola quasi insopportabile, e per motivi opposti: vedere l'odioso volto di Melania e, invece, quello amato della sua studentessa preferita, e leggere un sentimento forse altrettanto forte negli occhi di lei, sapendo di provare la stessa cosa.
Quello era un disastro, un disastro al cubo.
Finché solo Vale covava delle fantasie su di lui, avrebbe potuto facilmente respingerle al mittente: in fondo lei era solo una ragazzina, e i ragazzi, si sa, si innamorano alla velocità delle luce e altrettanto facilmente, poi, per fortuna, gli passa.
Sarebbe bastato aspettare, in quel caso, essere cortese ma fermo, distante, deciso a non darle corda.
In fondo non era la prima studentessa che aveva ceduto al suo fascino, era vaccinato e pronto ad affrontare simili situazioni.
Quel che lo aveva spiazzato, e reso la sua vita un inferno, era il fatto che, a sorpresa, si era ritrovato coinvolto anche lui, alla tenera età di quarantasei anni.
Ridicolo!
Forse una scopata liberatoria con una come Melania lo avrebbe distolto dalla sua insana passione nascente, o forse -più probabilmente- gli avrebbe dato una consapevolezza ancora maggiore della sua solitudine.
Erano le otto e un quarto, tra appena quindici minuti sarebbe suonata la campanella della prima ora, che avrebbe avuto, nemmeno a dirlo, in V B.
°°°
-Ehi, raga....- Giacomo Occhipinti, alias "Maria", si guardò attorno con fare circospetto: Ravetti non era ancora entrato in classe, ed era ancora relativamente presto, quindi chiamò in adunata le sue pecorelle, che gli sciamarono subito attorno.
-Guardate cosa ha qui papà per i suoi bambini...- sussurrò con un sorrisetto furbo, cavando fuori da una specie di doppio fondo del suo zaino un pacchettino con dentro una manciata di spinelli. Famelico, Tobia si precipitò subito sul sacchetto, assieme ai suoi immancabili soci Bestia e Bidone.
-Ehi ehi ehi, giù le zampe! Ce li avete dieci a testa?-
-Dieci? Che vuol dire dieci? Cazzo, non erano otto fino a ieri, stronzo?- protestò Crollo.
-Che è colpa mia se chi mi dà la roba ha aumentato i prezzi? Io con otto non ci rientro più.-
-Vaffanculo, Maria! Sei uno strozzino!-
-La vuoi la roba o no?-
-Sei un pezzo di merda!- Biascicò avvelenato Crollo allungando la banconota al compagno e impossessandosi della canna.
Gli altri fecero altrettanto, tutti brontolando per l'aumento dei prezzi, ma, alla fine, raggiungendo il proprio banco e accendendosi lo spinello con evidente soddisfazione: avevano ancora dieci minuti buoni prima dell'inizio della prima ora, e Ravetti non era estraneo a lievi ritardi. Un paio di tiri, e la giornata avrebbe potuto iniziare in maniera un po' più easy.
STAI LEGGENDO
An afternoon Love (Ti amo, professore)
Literatura FemininaQuando tu hai quarantasei anni, sei ancora estremamente attraente, e la ragazza che desideri e che ti desidera nemmeno diciotto. Quando sai che cedere ai vostri sentimenti reciproci è tremendamente sbagliato, non solo per la differenza d'età, ma sop...