Lo credi capace di amare?

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Nel vederlo così, addormentato e indifeso alla mercé di Giove, Paul fu preso dal panico e il pianto, che si era momentaneamente calmato, tornò a manifestarsi con rinnovata forza. Prima che il suo corpo fosse troppo in alto per poterlo raggiungere, corse ad afferrargli la mano e se la appoggiò su una guancia fradicia.

"Sono qua, mi senti? Sono qua!" disse ad alta voce.

Le pieghe della fronte di Raoul si fecero più pronunciate: doveva assolutamente farlo uscire dalla stanza prima che la pazienza del Supercomputer, che aveva dei limiti molto sottili, si esaurisse.

L'atteggiamento di Guy, inoltre, lo preoccupava non poco. Fatta eccezione per quel repentino scatto d'ira e la brevissima frase che era riuscito a comporre, se n'era rimasto tutto il tempo immobilizzato. Anche adesso se ne stava lì, fermo senza riuscire a rompere quella stasi. Era inutile domandarsi quale dei due umani fosse la sua priorità.

"Guy?" Lo prese da parte e gli posò una mano sulla spalla. "Stai bene?"

"Credo... credo di sì..." rispose questi, risultando poco convincente.

'Maledetto Saurus!' pensò il Blondie. 'Anche adesso continui a darci problemi!' Non era abituato a dover rendere conto a qualcuno delle sue azioni. Giove lo stava obbligando a svolgere un compito dal quale si sarebbe volentieri sottratto.

"Vorrei tornare a casa con te, ma devo restare," spiegò. "Questa faccenda mi manterrà occupato per diverse ore. Vuoi che chiami Benson affinché ti venga a prendere?"

Le pupille dilatate e attonite del meticcio ripresero attenzione e diresse l'indice verso l'uomo biondo in singhiozzi.

"E lui?"

"Lui è un gran problema," sospirò il biochimico. "Non può rimanere qua, temo reazioni estreme da parte di Giove. Se non si calma e accetta di uscire con i propri piedi, dovrò farlo trascinare via dalle guardie. Una volta fuori, non avrà più modo di rientrare."

Nonostante il suo apparente cinismo che a volte, dava l'impressione che Guy risvegliasse attenzioni e premure solo verso quei pochi che davvero gli importavano, era molto suscettibile alla sofferenza altrui, soprattutto quella d'amore. Qualunque fosse il motivo che aveva Paul per struggersi tanto per un orribile mostro del quale non voleva nemmeno ricordare il nome, sembrava sincero e davvero fuori di sé. Solo lui poteva convincerlo a uscire, così gli si avvicinò e gli picchiettò la nuca.

"Ehi, siamo d'intralcio qua. Dobbiamo aspettare fuori."

L'eunuco si girò di soprassalto, senza lasciare la mano dell'Onyx e lo guardò con disperazione.

"Non posso farlo, avevo promesso di non lasciarlo solo! Non ho neanche avuto il tempo di salutarlo! E se qualcosa andasse storto? E se non si svegliasse? E se pensasse che non mi importi di lui e l'abbia abbandonato?"

Paul aveva i suoi motivi e il suo strazio non era del tutto ingiustificato. Guy non poteva sapere che stava chiedendo a un uomo innamorato di lasciare l'oggetto dei suoi sentimenti nelle grinfie dello stesso Supercomputer che non molto tempo prima stava per asfissiarlo e dello stesso neurochirurgo che per due settimane si era divertito a torturarlo da lontano.

"Senti, Raoul è un genio e sa cosa fare," insistette il meticcio. "E... il coso artificiale," per puro miracolo, ebbe la decenza di trattenersi dall'usare termini troppo eretici, "si arrabbierà se non andiamo via. Vuoi rivederlo sano e salvo? Beh, se continui a star qui a piagnucolare, gli farai venir voglia di fare tutto il contrario. Dammi retta, andiamo ad aspettare fuori."

Per rendere quelle motivazioni ancora più convincenti, le porte del santuario si aprirono di pari in pari come se avessero voluto invitarli ad affrettarsi a uscire. A malincuore, Paul lasciò andare la mano grande e forte che stringeva e, obbedendo all'ordine implicito di Lambda 3000, si diresse insieme a Guy verso l'uscita. Si fermò per un momento davanti a Raoul Am, chiuse gli occhi, chinò la testa e unì i palmi delle mani davanti alla fronte.

Libro 3: Catarsi e redenzione - Risorgere dalle ceneri di HerbayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora