Catarsi

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Il bambino si sfilò lo zaino e lo appoggiò sul pavimento di fianco alla porta, si sbottonò il grembiule e lo appese ad un gancio più basso degli altri riservato ai suoi indumenti. Con aria infastidita, andò in cucina e afferrò un cartone di succo di frutta dal ripiano inferiore del frigorifero, vi infilò una cannuccia pieghevole e tornò in soggiorno, dove accese la tv già preimpostata sul canale dei cartoni animati e si accomodò a gambe incrociate sul tappeto di gomma di fronte ad essa.

'Credo di non piacergli,' pensò Riki, rendendosi conto che per tutto il tempo era stato deliberatamente ignorato. 'Come ha detto Mimea che era il suo nome?'

Aveva bisogno di una scusa per approcciarsi a lui, così, senza rifletterci troppo, puntò il dito verso il tappeto e disse la prima cosa che gli passò per la testa.

"Vedo che ti piacciono le piste automobilistiche. Anche a me piacciono molto le gare, sai? Soprattutto quelle con le motociclette."

"Mmh..." La reazione non fu decisamente entusiastica.

"Hai fame? Vorresti mangiare qualcosa?"

Provò allora il meticcio, ma si rese conto di aver parlato troppo in fretta: non aveva la benché minima idea di dove fosse la dispensa né di cosa il bambino potesse effettivamente mangiare, senza contare il fatto che sarebbe stato molto maleducato mettersi a frugare e sfaccendare in una cucina non sua.

"Ci penserà la mamma quando avrà finito di parlare con lo zio Enif," contestò seccamente il bambino.

'Enif?'

Dall'esterno, proveniva la voce concitata di qualcuno con tono maschile. Riki si alzò in piedi e fece un paio di passi verso la porta ancora aperta per sbirciare fuori. Il ragazzo di bell'aspetto con cui Mimea stava parlando sembrava, in effetti, proprio il suo vecchio e poco apprezzato collega dei saloni di Eos. Il volume delle sue accuse era così alto che Riki poteva udirlo senza bisogno di sforzare troppo le orecchie.

"Quello stronzo è rimasto a fare la bella vita con Iason Mink e non si è fatto vivo in sei anni! Come puoi accoglierlo a casa tua come se niente fosse? Fammi entrare! Lascia che sia io a dirgliene quattro a quel bastardo!"

La risposta di Mimea, molto più pacata e contenuta nei modi, risuonò come un mormorio in lontananza e Riki si avvicinò istintivamente per discernerne il contenuto. Non si aspettava di ricevere un rimprovero.

"Non sai che è maleducazione spiare gli altri?"

Era abbastanza imbarazzante venir ripreso da qualcuno in età scolare – anche se stavano parlando di lui, Riki non era stato invitato a partecipare in quella conversazione – e andò ad accovacciarsi vicino al fanciullo. Guardandolo con più attenzione, non poté fare a meno di notare alcuni tratti peculiari della sua somatica che gli erano sfuggiti all'inizio, come i capelli, che erano neri come il carbone, gli occhi, altrettanto scuri con lievi riflessi color magenta, e la carnagione dorata, molto diversa da quella lattea di Mimea.

"Sono Riki, piacere di conoscerti!" si presentò, tendendogli la mano per fare amicizia.

lo sguardo finora sospettoso del bambino si dilatò, mostrando incredulità, per poi tornare a corrugare le piccole sopracciglia.

"Non è possibile! Sei un bugiardo e mi stai prendendo in giro!"

Riki ne fu spiazzato e si chiese cos'avesse detto di male. Non poteva sapere che al figlio di Mimea non piacevano le visite maschili, a parte Enif e una limitatissima manciata di altri ex animali domestici del bordello Afrodite che gli stavano simpatici. Per lui, tutti gli adulti di genere maschile erano clienti o, come preferiva chiamarli, uomini cattivi. Dopo esser stato spettatore di centinaia di questi individui che entravano e uscivano tutti i giorni dalla loro camera e aver visto più di una volta sua madre triste a causa loro, li detestava.

Libro 3: Catarsi e redenzione - Risorgere dalle ceneri di HerbayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora