Capitolo 1

392 14 5
                                    

Controllo il borsone prima di salire in bici: le chiavi ci sono. In teoria oggi la palestra doveva rimanere chiusa perchè gli allenatori hanno un convegno a Roma, ma dato che sono una delle "atlete di punta", mi hanno lasciato le chiavi per entrare. Mi hanno inoltre avvisato che probabilmente verrà un ragazzo che sarà qui in vacanza per due settimane e quindi ha fatto una  sorta di abbonamento con qualche ingresso. Visto che io sarei andata ad allenarmi gli hanno detto che la palestra è comunque disponibile, però non so se verrà o meno. 

Dopo essere arrivata, entro nello spogliatoio e mi cambio. Quando esco vado ad accendere la cassa e metto un po' di musica di sottofondo. Mentre inizio a scaldarmi sento la porta aprirsi, così mi volto istintivamente: è il ragazzo di cui mi aveva parlato Alessandro (uno degli allenatori). Rimango qualche istante a guardarlo e mi rendo conto di averlo già visto da qualche altra parte, ma non riesco proprio a ricordarmi dove. Mi alzo e gli vado incontro, facendogli un cenno di saluto con la mano.

Io: < Piacere io sono Chiara. Tu devi allenarti qui oggi giusto? >

Dadda: < Esatto, ho sentito ieri Alessandro al telefono e mi ha detto che nonostante fosse fuori città sarei comunque potuto venire perché c'era qualcun altro che si allenava. Comunque piacere, sono Daniel >

Quel nome e quel viso mi ricordano qualcosa, ma è come se avessi un vuoto in questo momento. Noto fin da subito che è veramente un bel ragazzo: alto, moro e con una barba molto curata, cosa che apprezzo particolarmente. Gli spiego dove fosse lo spogliatoio maschile e gli mostro velocemente l'attrezzatura, per poi riprendere ad allenarmi.

Quando lo vedo uscire dopo essersi cambiato mi viene immediatamente un flash: ha una canottiera nera della Nike, la stessa che aveva utilizzato in un video con Riccardo Dose. Lui è Daniel D'Addetta ecco chi è. Da qualche mese ho iniziato a vedere i loro video, dato che non ho mai utilizzato più di tanto Youtube, per questo non sono subito riuscita a riconoscerlo. E capisco anche la sua scelta di venire in una palestra come la mia: non è esattamente una palestra commerciale piena di ragazzini, anzi. Io sono la più piccola poiché l'età media è di trenta/quarant'anni. Sicuramente in questo modo può riuscire a tenere un "basso profilo". 

Prima di iniziare a fare squat mi dirigo alla macchinetta dei caffè: prendo una cialda e la infilo, poi preparo il bicchierino e aspetto. 

Io: < Vuoi un caffè? > gli chiedo.

Dadda: < Sì grazie mille > dice, mentre si avvicina. Dai video si capiva che era un bel tipo, ma non pensavo così tanto. Preparo il secondo caffè, nel frattempo gli porgo quello che avevo già fatto.

Dadda: < E' da molto che ti alleni qui? >

Io: < In realtà relativamente da poco. Ho fatto tre anni in un'altra palestra, ma quando ho iniziato questo sport a livello agonistico ho capito che qui c'erano persone che erano più competenti e  quindi ho cambiato >

Dadda: < Wow, a livello agonistico perciò fai gare? >

Io: < Si, di power lifting. Essendo molto giovane ho la possibilità di crescere velocemente in questo sport, perciò stanno puntando molto su di me >

Continuiamo a parlare per qualche minuto, e mi racconta di essere venuto qui in vacanza per due settimane. Nei primi giorni ha degli impegni lavorativi, mentre poi farà totale relax. Dopo questa pausa caffè riprendiamo l'allenamento, scambiandoci qualche battuta di tanto in tanto. 

Lo guardo mentre svolge delle trazioni: i bicipiti sono estremamente definiti e vedere le vene che pulsano sulle braccia mi sta mandando fuori di testa. Nonostante i suoi trentacinque anni è di una bellezza disarmante. Scendendo dalla sbarra alza il suo sguardo verso di me, volgendomi un sorriso, e non riesco a far altro che ricambiare. 

Stringimi anche se non puoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora