Stamattina siamo andati in palestra, dove ovviamente stiamo tenendo un basso profilo. Alessandro forse ha intuito qualcosa: io e Daniel arriviamo e andiamo via insieme, quindi se uno sta un po' attento si rende conto della situazione. Ma forse fa finta di non vedere, per fortuna. Penso che sia consapevole del fatto che lui sia molto più grande di me, ma sa anche quanto io possa essere matura, ha fiducia in me credo.
Dopo aver cambiato palestra non avrei mai pensato di poter trovare un allenatore così in gamba: ci siamo capiti fin da subito e mi ha aiutato tanto anche nel venir fuori dal quel periodo. Sono davvero felice che ci sia lui a seguirmi, ci tengo davvero molto.
Dopo esserci allenati torniamo a casa, ormai sono le 17. Mentre metto a posto la borsa sul comodino, Daniel si stende sul letto, girato su un fianco verso di me, così mi metto anche io nella stessa posizione davanti a lui, con la testa appoggiata sulla mano. Rimaniamo così per qualche secondo, potrei perdermi in quegli occhi.
Dadda: < Stasera ti porto in un posto > mi dice, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Io: < Posso sapere dov'è così so come mi devo vestire ? >
Dadda: < Puoi metterti qualcosa di elegante però che sia abbastanza comodo, poi decidiamo. Tanto stai bene con tutto >
Io: < Sicuramente guarda, ma proprio sicuro >
Dadda: < Sono molto serio, lo sai > mi dice, rassicurandomi, come sempre.
Io: < Prima la facciamo una maschera all'argilla rosa? > gli chiedo, sapendo già la risposta.
Andiamo in bagno e gli metto una fascia nera. Poi con il pennello gli stendo la maschera sul viso, cercando di non andare sulla barba.
Io: < Proprio bellino sei, guardati un po' > Si gira verso lo specchio, e iniziamo a ridere come due scemi. Prendo velocemente il suo telefono e gli scatto una foto a tradimento. E' venuto benissimo, super spontanea. Riappoggio il telefono e ripendo il barattolo con la maschera.
Dadda: < Adesso è il suo turno signorina >
Io: < Sono prontissima capo > gli dico, socchiudendo gli occhi, mentre distribuisce la maschera sul mio viso. Ha un tocco estremamente delicato, quasi come se stesse dipingendo. E' una bella sensazione. Quando sono con lui mi sento così a mio agio, posso essere me stessa senza nessuna vergogna. Non so come farò quando tornerà a Milano.
Dadda: < Anche io ho fatto un bel lavoro eh, guarda >
Ci guardiamo entrambi allo specchio. Siamo bellissimi. Daniel mi sfiora una mano, lo sguardo fisso nello specchio. E' assurdo il modo con cui i nostri occhi comunicano, come riusciamo a capirci solo con uno sguardo.
Dopo venti minuti ci sciacquiamo il viso e vado a farmi una doccia. Non so dove mi porterà questa sera, ma decido di fare un trucco molto leggero. Mentre poi Daniel è in bagno, cerco di capire cosa mettere: in realtà non avevo portato molte cose, perciò vedo di studiarmi bene quel poco che ho lì. Alla fine metto un top nero, con una scollatura profonda e la schiena nuda, sotto invece una gonna verde lime presa da Zara l'anno scorso. E ovviamente i texani.
Quando esco dalla camera trovo Daniel seduto in cucina: ha una camicia nera, la stessa della prima sera che ci siamo visti, ma questa volta sotto non ha nessuna canottiera. Alza la testa verso di me, e rimane a ispezionare il mio corpo, come se non mi avesse mai visto. Riesce sempre a farmi sentire apprezzata, e questa è una cosa davvero importante per me.
Dadda: < Sei bellissima Chiari >
Io: < Grazie >
Usciti di casa andiamo in macchina, e quando arriviamo ad un certo punto si ferma e mi fa mettere una benda.
Io: < Non è che mi vuoi portare in un posto per uccidermi vero? > gli dico scherzando, mentre sento la mia portiera aprirsi.
Dadda: < In realtà è quello il piano, mi hai scoperto > risponde ridendo, prendendomi una mano, iniziandomi a guidare verso non so dove. Saliamo dentro un'ascensore, e sento in sottofondo una musica classica venire da lontano. Dopo qualche minuto usciamo, e vengo invasa da una folata di aria fresca.
Daniel fa scendere una mano lungo la mia schiena, fermandosi sulla zona lombare, per poi continuare a farmi camminare. Si mette dietro di me, e toglie la benda.
Dadda: < Eccoci arrivati >
Davanti a me ho uno dei posti più belli che io abbia mai visto. Siamo su una terrazza, probabilmente di un albergo, che dà sul mare, con il sole che tramonta. C'è un tavolino apparecchiato con dei piatti chiusi, pronti per essere consumati. Ci sono delle lanternine in alto e una musica classica che probabilmente proviene dai piani inferiori.
Io: < E' perfetto Dani, sono senza parole >
Mi prende per mano, lasciandomi un bacio sulla guancia, e ci andiamo a sedere.
Dopo cena ormai il sole è tramontato, così ci sediamo su una sorta di dondolo a fianco al tavolino. Daniel si siede con la schiena appoggiata e io mi metto tra le sue gambe, con la schiena sul suo petto. Le sue mani mi avvolgono, e in questo momento mi sento al sicuro come mai mi ero sentita nella mia vita. Sento una lacrima scendere sul mio volto, seguita da tante altre.
Io: < Non lasciarmi andare > dico, con la voce spezzata dal pianto.
Io: < So che è una situazione difficile. So che sono tanti gli anni che ci separano. So che conduciamo due vite diverse, in due città diverse. So che la cosa più facile sarebbe salutarci quando te ne dovrai andare, e non vederci mai più. Ma non è la cosa giusta. Non per me. Per gli altri magari sì, anzi. Gli anni che abbiamo di differenza sono tanti, in molti potrebbero essere in disaccordo. Ma ti prego, Dani non lasciarmi andare. Stringimi anche se non puoi >
Non riesco a voltarmi, non riesco a guardarlo, fa troppo male. Solo adesso mi sono resa conto di quanto ci siamo legati, e il solo pensiero di dividerci mi spezza il cuore.
Lui mi stringe a sè, ancora di più.
Dadda: < Non ti lascio andare da nessuna parte, te lo prometto. Ehi, guardami Chiari - mi dice, prendendo il mio volto fra le mani, facendomi girare verso di lui - Era da anni che non provavo le emozioni che tu in neanche due settimane sei riuscita a far venire fuori. Dobbiamo pensare a come gestire la cosa e non sarà facile, sotto tantissimi aspetti. Ma se c'è una cosa che mi hai fatto capire in questi giorni, è che non ti voglio lasciare andare, e non lo farò. Sono stato chiaro ? >
< Sì, grazie. Grazie Dani > gli dico, sprofondando tra le sue braccia in un pianto liberatorio. Non sono lacrime di tristezza, ma sono così felice che le cose non finiranno. La cosa che più amo di questo rapporto, è che trascende la parte fisica. Spesso si va subito dritti all'aspetto sessuale, e poi si conosce l'altro. Noi invece siamo il contrario: non abbiamo praticamente mai fatto nulla, eppure le emozioni che proviamo sono così forti e così intense.
Dadda: < Andiamo a casa > mi dice, iniziando ad alzarci. Quelle parole dette da lui suonano familiari, come se ormai identificassi la sua persona come il posto sicuro a cui fare ritorno.
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Stringimi anche se non puoi
FanfictionCredo che esista veramente un filo invisibile che lega alcune persone. Due come Chiara e Daniel, apparentemente con nulla in comune. Lei giovanissima, lui già nella fase successiva della vita: due persone completamente diverse per mille motivi. Ma...