Capitolo 3

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Stanotte non ho chiuso occhio. L'unica cosa a cui pensavo erano quei due occhi dolci, e quelle mani, Dio quelle mani. Se mi concentro posso ancora sentire il suo tocco, il suono dello schicco delle sue labbra sulla mia pelle..."Basta Chiara" dobbiamo essere amici punto. 

Dopo tre giorni...

Sono passati ormai tre giorni, e io e Daniel stiamo passando molto tempo insieme. Lui lavora la mattina, poi il pomeriggio ci alleniamo insieme e spesso la sera andiamo a ballare o a camminare in riva al mare. Si sta creando un legame molto particolare, ce ne siamo resi conto entrambi, ma continuiamo a essere "amici". Sto molto bene con lui, dopo tanto ho trovato qualcuno con cui riesco a essere me stessa, e con la quale mi trovo a mio agio. E ovviamente è qualcuno con cui non posso stare. Fantastico.

Il campanello suona, così raccolgo le ultime cose e le infilo nel borsone. Saluto mio babbo e esco di casa. A lui non ho detto niente, anche se inizio a pensare che stia sospettando qualcosa. Sono quasi sempre fuori e sa che non vado in palestra in bici. Ma credo che voglia darmi la sua fiducia. Vede che sto bene e dopo l'ultima "storia" che ho avuto, gli basta vedermi serena. 

Apro il cancello e lo vedo, bello come sempre, appoggiato alla sua macchina. Mi prende il borsone e lo mette dietro.

Dadda: < Buongiorno Chiari > mi saluta, con una voce piuttosto rauca. 

Io: < Buongiorno Daniel. Direi che qualcuno qui si è appena svegliato dal riposino pomeridiano. Cos'è, hai fatto tardi ieri sera? > 

Dadda: < Eh sì, sono stato con una ragazza, non so se la conosci. Si allena nella nostra stessa palestra: caschetto, mora, abbastanza bassetta, non so se hai presente? >

Io: < Bassetta un corno. Guarda che sono quasi uno e sessanta tre! > ridiamo all'unisono, come se fossimo in un mondo a parte. 

Io: < Comunque dì a questa ragazza che non ti deve far fare così tardi la sera, che io sono gelosa >

Dadda: < Glielo dirò allora, tra l'altro le devo scrivere perchè le volevo chiedere di cenare insieme >

Io: < Ah pure? Mi sembra che la situazione si stia evolvendo più del voluto, sarò costretta a trovarla e a dire che non può assolutamente uscire con te > ridiamo come sue imbecilli, consapevoli che questi discorsi hanno una miriade di doppi sensi, che purtroppo non potranno mai realizzarsi.

Arrivati in palestra troviamo solo Alessandro, evidentemente preoccupato per qualcosa. Mentre Daniel va a cambiarsi gli chiedo cosa c'è che non va.

Alessandro: < Guarda Chiara mi ha appena chiamato Veronica (l'altra allenatrice) perchè il suo cane è stato investito e sta andando dal veterinario. Le ho detto che le avrei coperto il turno io, ma mi sono dimenticato di avere un altro incontro a Roma e se voglio arrivare in tempo devo partire ora. Il problema è che ho due ragazzi che devono arrivare per fare la prova e non so come fare, a sto punto penso che gli scriverò di rimandare a settimana prossima perchè io devo andare via >

Io: < Ale stai tranquillo, tu vai. Ormai ho imparato a memoria come è strutturata la prima lezione che fate fare, io  mi allenerò domani. Basta che mi lasci le chiavi così quando ho finito chiudo io>

Mi ringrazia, poi mi lascia i nomi dei due ragazzi e mi spiega che arriveranno tra poco. Quando Daniel esce dallo spogliatoio gli spiego che lui può comunque allenarsi normalmente. Dopo pochi minuti sento la porta aprirsi: i due sono piuttosto alti e fisicati, niente da dire. Gli vado incontro.

Io: < Ciao ragazzi, siete qui per la lezione di prova giusto? >

x: < Si esatto. Io sono Andrea > mi porge la mano e gliela stringo. Noto fin da subito il braccio destro completamente tatuato, e dalla canottiera intravedo che i disegni proseguono anche sulla schiena. Si presenta poi anche il suo amico, Davide.

Stringimi anche se non puoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora