Capitolo 34 l'ultimo sacrificio

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E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica.
FRIEDRICH NIETZSCHE

POV Eileen

Ero paralizzata. Il buio intorno a me sembrava farsi più denso, quasi avvolgermi, e il mondo intero si era ridotto a quella figura in piedi di fronte a me: il padre di Mattheo, la mano che stringeva la pistola con una fermezza agghiacciante. Vedevo nei suoi occhi un'ombra profonda, un dolore che non avevo mai notato prima. Era come se fosse lì, ma allo stesso tempo lontano, trascinato via da una forza che non riusciva più a controllare.
<<Non dovevi saperlo, Eileen,>>sibilò con un tono gelido, come se tutto fosse colpa mia, come se fossi io l'ostacolo da eliminare.
Stavo per parlare, per dire qualcosa che potesse fermarlo, ma la paura mi aveva rubato le parole. Sentivo il cuore martellarmi nel petto, e il terrore che mi scorreva nelle vene era l'unica cosa che mi teneva in piedi. Il dito del padre di Mattheo si mosse sul grilletto, e in quell'istante, tutto sembrò accadere al rallentatore.

<<NO!>>gridò Mattheo, apparendo come un lampo accanto a me.
Prima che riuscissi a capire cosa stesse accadendo, Mattheo si gettò tra me e la pistola, prendendo il colpo che era destinato a me. Il suono dello sparo squarciò l'aria, e un istante dopo Mattheo era a terra, immobile, con gli occhi spenti che fissavano il vuoto.
<<Matteo!>>urlai, inginocchiandomi accanto a lui, il cuore frantumato in mille pezzi. Cercavo di scuoterlo, di riportarlo indietro, ma era già troppo tardi.

Il padre di Mattheo ci guardava, incapace di credere a quello che aveva appena fatto. Nei suoi occhi vidi il vuoto, un dolore insostenibile, come se il mondo gli fosse crollato addosso. La pistola gli tremava nella mano, e in un gesto improvviso, senza dire una parola, la puntò verso di sé. Non riuscivo a fermarlo, non avevo neanche la forza di parlare. Un secondo sparo ruppe il silenzio, e lui cadde a terra, vicino al figlio.
Non riuscivo a respirare, a muovermi.
Sentivo la vista farsi sfocata, il mio corpo diventare leggero, e poi il buio mi avvolse.

Quando riaprii gli occhi, la luce bianca e fredda di una stanza d'ospedale mi accecò. Sentivo un dolore sordo alla testa, e un peso nel petto che sembrava volermi schiacciare. Matteo. La realtà mi colpì come una frustata, e ogni dettaglio di quella notte mi tornò alla mente con violenza. Cercai di alzarmi, ma una mano gentile mi fermò.
<<Eileen, calma... sei in ospedale,>> mi disse un'infermiera, con un tono gentile ma preoccupato.
<<Mattheo... dov'è Mattheo?" sussurrai, sperando che fosse tutto un incubo, che mi avrebbero detto che era vivo, che era solo un brutto sogno.

Ma l'infermiera abbassò lo sguardo, e in quel gesto capii tutto. Matteo non c'era più.
Le lacrime mi offuscarono la vista, e mi lasciai andare in un pianto disperato, un pianto che sembrava non avere fine. Il mondo mi sembrava vuoto, privo di senso, come se ogni cosa avesse perso colore e significato.

Il mio cuore batteva all'impazzata, ma l'idea che Mattheo non ci fosse più era come un macigno sul mio petto. Mentre le lacrime scorrevano lungo le mie guance, il pensiero di lui e della sua ultima scelta mi tormentava. <<Perché, Mattheo?>>ripetevo a me stessa, come se le mie parole potessero far tornare indietro il tempo.
Fu solo più tardi che mi resi conto di non essere sola. Un gruppo di persone si era radunato nella stanza: il dottore, un'infermiera e, in un angolo, la figura di Arthur, sdraiato su un letto, visibilmente debole ma sveglio. Lo riconobbi subito, il suo volto pallido e i segni di una lunga lotta contro il coma.
<<Eileen...>>mormorò con voce rauca. I suoi occhi si illuminarono nel vedermi, ma al contempo si riempirono di preoccupazione. <<Cosa è successo?>>

Non sapevo da dove cominciare. Ogni parola sembrava troppo pesante da pronunciare, come se dovessi raccontare una storia di dolore che non avrei mai voluto condividere. Ma non avevo scelta.
<<Mattheo...il suo padre... è successo qualcosa di terribile,>> riuscii a dire, la voce tremante. <<Mattheo... è morto. Si è messo davanti a me per salvarmi... e ora non è più qui.>>
Arthur chiuse gli occhi per un momento, il suo volto si contorse in una smorfia di dolore. <<No... no, non può essere vero,>> disse, come se non potesse accettare la realtà.
Le lacrime mi scesero lungo le guance, e la mia voce si ruppe. <<E vero. Non c'è più. E il suo padre... si è tolto la vita subito dopo. È tutto così... tragico.>>

Arthur sembrava distrutto. Riuscivo a vedere il conflitto nei suoi occhi, il peso della verità che lo schiacciava. <<Dovevo proteggere Mattheo,>>disse infine, la voce carica di rassegnazione. <<Non sono riuscito a farlo.>>
Lo guardai con tristezza. <<Non è colpa tua, Arthur. Non potevi sapere cosa sarebbe successo. Nessuno di noi lo sapeva.>> Ma sentivo che in parte, anche io portavo il peso di quella responsabilità. Se solo fossi stata in grado di fermarli, di fare qualcosa prima che tutto accadesse.
L'infermiera tornò nella stanza, interrompendo il nostro scambio. <<Eileen, dobbiamo controllare i suoi segni vitali.
Ti prego di rimanere calma.>>

Osservai mentre si chinavano su Arthur, cercando di capire la sua condizione.
Sentivo che ogni secondo che passava era un ulteriore colpo al mio cuore. Il dolore per la perdita di Mattheo era insopportabile, come una ferita aperta che non si sarebbe mai rimarginata.
Nei giorni successivi, rimasi accanto a Arthur mentre si riprendeva, ma il vuoto lasciato da Mattheo era incolmabile. Ogni risata, ogni parola condivisa sembrava una beffa alla sua memoria. La vita continuava, ma per me era come se avesse perso significato. La gioia era scomparsa, e tutto ciò che rimaneva era un profondo senso di perdita.
<<Eileen,>> disse Arthur un giorno, dopo aver finalmente riaperto gli occhi e trovato la forza di parlare. <<Non possiamo lasciare che tutto questo sia vano. Dobbiamo onorare Mattheo.>>

Le parole di Arthur erano come una luce fioca in un buio profondo. <<Ma come?>> chiesi, la voce rotta. <<Come possiamo onorare qualcuno che abbiamo perso in questo modo?>>
<<Vivendo. Ricordando chi era, ciò che significava per noi,>> rispose, e i suoi occhi si illuminarono con una determinazione che non avevo visto da tempo. <<Dobbiamo combattere, non solo per noi, ma anche per lui.>>
Mentre parlava, sentii un barlume di speranza nascere dentro di me. Non avrei potuto riportare indietro Mattheo, ma avrei potuto portare con me il suo ricordo. Avrei potuto combattere per i suoi sogni, per il futuro che tanto desiderava.

Fu in quel momento che compresi che la vita, per quanto dolorosa, continuava.
E mentre il dolore per la perdita di Mattheo rimaneva, cominciai a sentire la determinazione di affrontare il futuro, anche se sarebbe stato difficile.
In fondo al mio cuore, Mattheo sarebbe sempre stato con me. E avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per assicurarmi che il suo sacrificio non fosse dimenticato.



Spazio autrice🫶🏻

Ciao questo e l'ultimo capito e si concluse qui questa storia nei giorni successivi pubblicherò l'epilogo e forse un capitolo bonus a presto diya 🩷🫶🏻

Answering my destiny (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora