Silenzio

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Era una di quelle sere in cui tutto sembrava più calmo del solito, quasi surreale nella sua tranquillità. La pioggia tamburellava sui vetri della mia finestra come una costante presenza rassicurante, e nel silenzio della mia stanza c'era qualcosa di intimo, familiare. Mi rannicchiai sotto le coperte, sentendo il calore avvolgermi mentre tenevo in mano un vecchio libro che non riuscivo a leggere, troppo distratta dai miei pensieri.

Non potevo fare a meno di pensare ad Angela. Il suo viso continuava a comparire nella mia mente, come un'immagine vivida che non potevo scacciare. C'era qualcosa in lei, qualcosa che mi attirava in modi che non riuscivo a spiegare. Da quando l'avevo incontrata, il mio mondo sembrava essersi trasformato. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, sentivo un brivido lungo la schiena, una scossa che mi lasciava confusa e, allo stesso tempo, desiderosa di più.

Cosa c'era in lei che mi faceva sentire così? Insomma, non sono mai stata così attratta da una persona. Attrazione fisica, attrazione mentale o forse qualcosa in più?

La mia stanza era immersa in una penombra morbida, illuminata solo dalla debole luce della lampada sul mio comodino. Le pareti riflettevano un'atmosfera di calma e sicurezza, ma il mio cuore batteva in modo irregolare. Ogni piccolo rumore della notte sembrava amplificato, come se stessi aspettando qualcosa. O qualcuno.

E poi, senza alcun preavviso, la sentii.

Un movimento leggero, quasi impercettibile, ma sufficiente a farmi voltare la testa verso la finestra. Il mio cuore saltò un battito. Sapevo già chi era, prima ancora di vederla chiaramente.

Era lì, in piedi accanto alla finestra, il suo corpo snello avvolto nell'ombra, come se fosse parte della notte stessa. Il mio respiro si fermò per un istante, ma non era paura quella che provavo. Non c'era nulla di minaccioso nella sua presenza, solo un senso di meraviglia e, forse, di dolce aspettativa.

"Disturbo?" chiese con un tono appena sussurrato.

Annuii in senso di negazione, incapace di trovare le parole. Non disturbava mai. La sua presenza mi calmava. Non era la prima volta che si presentava così, quasi come un fantasma, scivolando silenziosamente nella mia vita quando meno me l'aspettavo. Eppure, ogni volta sembrava un sogno. Come se da un momento all'altro potesse svanire e io mi sarei svegliata, sola nella mia stanza.

Angela aprì lentamente la finestra e si mosse con una grazia quasi sovrumana, silenziosa come una brezza notturna. Quando si avvicinò al mio letto, il suo volto era dolce, e c'era una luce nei suoi occhi che non riuscivo a decifrare. Mi sorrideva in quel modo tranquillo e misterioso che ormai conoscevo bene, come se sapesse cose che io non potevo neanche immaginare.

"Che ci fai qui?" chiesi, la mia voce più bassa del solito, quasi esitante.

Lei si sedette sul bordo del mio letto senza dire nulla, il suo sguardo che scivolava verso di me come se stesse cercando qualcosa, ma senza fretta. Non aveva bisogno di parlare. Tra noi c'era sempre stato quel silenzio che parlava più delle parole, una comprensione reciproca che non avevo mai trovato in nessun altro.

Angela portava con sé quella strana sensazione di sicurezza e allo stesso tempo di mistero. Anche se non sapevo tutto di lei, c'era qualcosa di innegabilmente magnetico. Era come se il tempo si fermasse ogni volta che eravamo insieme. Anche adesso, mentre il vento fuori faceva vibrare i vetri della finestra, dentro la mia stanza il mondo sembrava più lento, più morbido.

Lei mi guardava, e io non potevo distogliere lo sguardo. Il suo viso era perfetto, scolpito come se fosse stato disegnato con attenzione minuziosa, ma erano i suoi occhi a catturarmi sempre di più. Quegli occhi che sembravano nascondere un universo di segreti. Sembrava volermi dire qualcosa, ma poi, come sempre, si tratteneva. Forse pensava che non fossi pronta a sapere.

"Stavi pensando a me?" chiesi senza rendermene conto. Le parole mi uscirono di bocca prima che potessi fermarle, ma non mi pentii di averle pronunciate. 

Angela inclinò leggermente la testa, il suo sorriso appena accennato e una buffa risata accompagnata dalle sue parole: "Beccata..."

Mi avvicinai un po', facendo scivolare le coperte da un lato, lasciando uno spazio vicino a me. "Vieni qui, dai" dissi piano.

Angela non esitò. Si sdraiò accanto a me, i suoi movimenti così fluidi e delicati che sembrava quasi non toccasse il letto. Per un istante, mi sentii nervosa, ma poi il suo profumo, leggero e fresco, mi avvolse. C'era qualcosa di incredibilmente confortante nella sua presenza, come se fosse l'unico rifugio sicuro che conoscevo.

Mi girai su un fianco per guardarla, e lei fece lo stesso. I nostri volti erano vicini, e potevo sentire il suo respiro leggero, regolare. Ogni dettaglio di lei era perfetto, come una visione da sogno che non volevo svanisse. La sua pelle sembrava quasi luminosa nella luce soffusa della stanza, e i suoi occhi, quei misteriosi occhi, brillavano di una calma che mi incantava.

"Non sei stanca?" le chiesi sottovoce, cercando di rompere il silenzio che, nonostante tutto, non era mai scomodo.

Angela scosse appena la testa. "Non proprio, i vampiri non sono mai stanchi..." rispose dolcemente, con un sorriso contagioso. "E tu?"

Mi resi conto che la stanchezza che avevo sentito solo pochi minuti prima era sparita. "Per niente."

Rimanemmo così per un po', in un silenzio che non necessitava di essere riempito. Solo il suono della pioggia fuori e il battito regolare del mio cuore erano i testimoni di quel momento. Ero felice, in un modo che non riuscivo a spiegare. Non c'era bisogno di parole, né di azioni straordinarie. Solo stare accanto a lei era sufficiente.

Dopo un po', sentii la sua mano sfiorare la mia, leggera come una piuma. Il tocco fu così delicato che quasi non lo percepii, ma fu sufficiente a far vibrare qualcosa dentro di me. Il calore della mia pelle era incredibilmente contrastante con la sua pelle fredda, ma non mi importava. Non riuscivo a capire come una persona potesse avere un tale effetto su di me, ma non ero sicura di volerlo capire.

Chiusi gli occhi per un momento, lasciandomi cullare dal semplice fatto di essere lì, con lei accanto. Ero al sicuro. Mi sentivo come se, nonostante tutto quello che non sapevo, Angela fosse l'unica costante nella mia vita in quel momento. 

"Che stai pensando?" la sua voce mi sorprese, dolce e quasi un sussurro.

Sorrisi senza aprire gli occhi. "Che mi piace tutto questo..."

Angela non rispose subito, ma la sentii muoversi leggermente accanto a me. Quando parlò di nuovo, la sua voce era ancora più bassa. "Anche a me."

Aprii gli occhi e la guardai, trovando il suo sguardo fisso su di me. C'era qualcosa nei suoi occhi che mi faceva quasi trattenere il respiro. Qualcosa che sembrava triste, o forse solo riservato. Come se stesse nascondendo una parte di sé che non voleva mostrarmi.

Ma io sapevo, in fondo, che era solo questione di tempo. Sorrisi debolmente, allungando la mano per toccare il suo viso, tracciando con le dita la linea morbida della sua mascella. Lei non si mosse, lasciandomi fare, e il suo sguardo si addolcì. Era uno di quei momenti in cui non c'era bisogno di spiegare nulla. Solo esistere insieme.

Mi chiesi cosa nascondesse dietro quegli occhi, ma non la pressai. Sapevo che quando sarebbe stata pronta, me l'avrebbe detto. Fino ad allora, il semplice fatto che fosse lì, con me, era tutto ciò di cui avevo bisogno.

E in quel silenzio che ci avvolgeva, ci sentimmo incredibilmente vicine, unite da qualcosa che andava oltre le parole.

Angela mi guardò per un lungo istante, poi abbassò lo sguardo verso le nostre mani intrecciate. "Grazie" disse piano, come se stesse parlando più a se stessa che a me.

"Grazie per cosa?" chiesi curiosa, stringendo leggermente la sua mano.

Lei mi guardò di nuovo, e il suo sorriso era triste, ma bello. «Per non chiedere mai troppo.»

Non capii subito cosa intendesse, ma non avevo bisogno di capirlo. In quel momento, bastava sapere che eravamo insieme, nel buio della mia stanza, con il suono della pioggia che continuava a cadere all'esterno.

BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora