La giornata era cominciata come tante altre a Forks: nuvole basse che incombevano sulla cittadina, pioggia leggera e incessante che trasformava l'asfalto in un mare di pozzanghere. Stavo camminando verso il parcheggio della scuola, la mia mente ancora annebbiata dalle parole di Holy e dalla leggenda dei vampiri. Non riuscivo a togliermi dalla testa l'idea che quella storia, così surreale e impossibile, potesse avere qualcosa di reale. E c'era un nome che mi tornava continuamente in mente.
Le ultime settimane avevano lasciato in me un senso di irrequietezza crescente. Ogni volta che ero con Angela, sentivo come se ci fosse qualcosa di immenso tra di noi, qualcosa di non detto, di nascosto. Eppure, ogni volta che provavo ad avvicinarmi, lei si ritraeva. Era come tentare di afferrare un'ombra: la potevi vedere, potevi sentirne la presenza, ma non potevi toccarla. E ora, con la storia dei vampiri che mi ronzava in testa, cominciavo a pensare che forse c'era più di quanto immaginassi.
Stavo attraversando il parcheggio affollato, distratta dai miei pensieri, quando qualcosa cambiò improvvisamente nell'aria. Un rumore assordante, un motore che ruggiva troppo velocemente per quel posto. Mi voltai di scatto, il cuore che saltava un battito. Era un'auto, lanciata a folle velocità verso di me.
Il tempo sembrò rallentare. L'auto era fuori controllo, le ruote che scivolavano sull'asfalto bagnato, i fari che mi accecavano. Rimasi pietrificata per un istante, incapace di muovermi. Sapevo che dovevo scappare, ma il mio corpo non rispondeva. La paura mi paralizzò, e in quell'attimo, tutto ciò che riuscivo a pensare era che non avrei avuto il tempo di fuggire.
Poi, accadde.
Un movimento rapido, quasi impercettibile. Un'ombra che attraversò il mio campo visivo. Sentii una forza incredibile che mi strappava via dal percorso dell'auto, come se fossi stata sollevata dal suolo in un istante. Le ruote dell'auto stridettero contro l'asfalto, il suono era quasi insopportabile, ma non toccarono me.
Fui scaraventata contro il lato di una macchina parcheggiata, con una forza sufficiente da farmi mancare il fiato, ma non tanto da farmi male. Alzai lo sguardo, cercando di capire cosa fosse appena successo. E lì, davanti a me, c'era Angela. I suoi occhi erano fissi nei miei, il suo viso pallido più del solito, e un lampo di paura e rabbia si rifletteva nel suo sguardo.
«Angela?» la mia voce era un sussurro tremante, quasi incapace di credere a quello che vedevo.
Lei non rispose, almeno non subito. Respirava a fatica, come se stesse cercando di controllare qualcosa dentro di sé. Poi, senza una parola, si voltò e scomparve tra le macchine, così velocemente che sembrava quasi... sovrumana.
Rimasi lì, ancora aggrappata alla portiera dell'auto, il cuore che mi batteva impazzito nel petto. Cosa era appena successo? Come aveva fatto Angela a salvarmi così? Aveva attraversato il parcheggio come un fulmine, come se il tempo avesse rallentato per tutti tranne che per lei. Non potevo spiegarlo. Nessuno poteva essere così veloce, così forte.
Le voci dei ragazzi intorno a me cominciarono a farsi sentire. Non erano ancora arrivati a capire cosa fosse successo, molti non avevano nemmeno visto Angela. Sentii qualcuno gridare all'autista dell'auto, che finalmente aveva fermato il veicolo.
«Tutto bene?» una voce familiare mi tirò fuori dal mio torpore.
Era Stella. Mi prese per un braccio e mi aiutò a mettermi in piedi. La sua espressione era preoccupata, ma non sospettava nulla di straordinario.
«Sì, credo di sì,» risposi, cercando di raccogliere i pensieri.
«Sei stata fortunata,» disse Marisol, che si era avvicinata anche lei. «Quella macchina stava per travolgerti!»
«Sì... fortuna,» mormorai, ma dentro di me sapevo che non era solo fortuna.
Angela mi aveva salvato. In un modo che non riuscivo a spiegare. Aveva fatto qualcosa di impossibile.
Sentii il bisogno di parlare con qualcuno, di raccontare ciò che avevo visto, ma qualcosa mi fermò. Non potevo parlare di Angela, non senza delle prove o senza capire meglio cosa fosse accaduto. Le immagini del suo viso, del suo sguardo così intenso, continuavano a riproporsi nella mia mente. Era come se avesse nascosto un segreto immenso, qualcosa che non voleva rivelare.
«Devi farti controllare dall'infermiera,» insistette Stella, tirandomi verso l'edificio scolastico. «Non vorrei che tu ti fossi fatta male. Eri così vicina!»
La lasciai fare, lasciandomi trascinare verso l'interno della scuola, ma il mio pensiero era ormai altrove. Cosa era Angela? Come aveva potuto fare quello che aveva fatto? E perché non mi aveva detto nulla?
La giornata passò in una sorta di nebbia. Non riuscivo a concentrarmi su nulla durante le lezioni, e ogni tanto mi sorprendevo a cercare Angela tra i corridoi, sperando di vederla, di poterle parlare. Ma lei sembrava essere scomparsa. Nessuno l'aveva vista da dopo l'incidente, e questo non faceva altro che aumentare la mia confusione.
Nell'aula di biologia il suo banco era vuoto. Guardai fuori dalla finestra, le gocce di pioggia che scorrevano lungo il vetro come piccole lacrime. Era tutto troppo strano, e più ci pensavo, più mi rendevo conto che le domande nella mia testa non avrebbero trovato una risposta facilmente.
Quando la campanella suonò per segnare la fine delle lezioni, mi sentii improvvisamente svuotata. Non avevo mai provato una sensazione simile prima d'ora, una sorta di disorientamento totale. Mi diressi verso il parcheggio con il cuore ancora in tumulto, sperando in qualche modo di vedere Angela, ma sapevo che non sarebbe apparsa.
Il parcheggio era deserto, e l'aria era umida e fredda. I lampioni cominciavano ad accendersi, illuminando il terreno bagnato. Camminai lentamente verso la mia macchina, il mio sguardo perso nei miei pensieri.
Angela... chi era davvero?
Tornata a casa, la mia mente non trovava pace. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo Angela. Vedevo il suo viso concentrato mentre mi salvava, la sua velocità disumana, e il modo in cui era scappata subito dopo, senza spiegazioni. Mi rigirai nel letto, incapace di dormire. Il vento fuori soffiava tra i rami degli alberi, e il rumore mi fece sentire più sola che mai.
Non potevo ignorarlo. Angela non era una ragazza normale. Qualcosa di incredibile e terrificante si nascondeva dietro i suoi occhi, qualcosa che non avevo mai immaginato fosse possibile. La leggenda che Holy mi aveva raccontato non sembrava più così irreale.
Vampiri.
Il pensiero mi attraversò la mente come un fulmine. Era ridicolo, vero? Ma allo stesso tempo... tutto sembrava combaciare. La pelle pallida di Angela, i suoi occhi che sembravano cambiare colore, la sua incredibile forza e velocità.
Era possibile?
Passai ore a chiedermelo, fissando il soffitto della mia stanza, mentre la pioggia continuava a cadere incessante. Non riuscivo a trovare una risposta. E forse, anche se l'avessi trovata, non avrei voluto accettarla.
C'era solo una cosa che potevo fare: parlare con Angela. Dovevo affrontarla, chiedere spiegazioni. Dovevo sapere la verità, qualunque essa fosse.
Ma dentro di me, una piccola voce sussurrava che forse non ero pronta per quello che avrei scoperto.
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BITE ME - Sajolie
FantasiLa storia è interamente ispirata a Twilight, ma le protagoniste sono proprio Sarah e Angela.