Compleanno

50 3 0
                                    

L'atmosfera era così soffocante di attesa che sembrava quasi irreale. Ogni cosa era stata organizzata con cura: le luci calde appese sulle pareti, le candele che creavano un delicato gioco di ombre sui mobili antichi della casa dei Ciancio. Angela mi aveva detto che voleva che questo compleanno fosse speciale, il migliore che avessi mai avuto. Eppure, una strana inquietudine non mi lasciava andare. Forse perché avevo sempre saputo che, anche nelle circostanze più perfette, qualcosa può sempre andare storto. Soprattutto quando la tua vita è circondata da persone — o meglio, creature — la cui esistenza stessa è una minaccia costante.

Era passato esattamente un anno dall'ultimo incontro con Holden.

Nonostante tutto, sorridevo. Ero circondata da volti familiari, alcuni più amichevoli di altri. Marisol e Stella erano lì, sempre con me ma all'oscuro di tutto, e poi c'erano i Ciancio: la mia Angela, che stava accanto a me come sempre, e la sua famiglia, sparsa per la sala con quell'eleganza innaturale che mi faceva sentire, anche nel mio abito migliore, fuori posto.

"Non hai idea di quanto abbiamo lavorato per tutto questo," mi sussurrò Angela con un sorriso dolce, stringendomi la mano. La sua pelle fredda era sempre un contrasto rispetto alla mia, ma nel suo tocco trovavo conforto.

"Non dovevate" risposi, cercando di trattenere un po' di imbarazzo. Non ero mai stata brava a gestire l'attenzione su di me. Eppure, guardando Angela, il mio cuore si scioglieva. Anche in una serata così semplice, riusciva a essere radiosa, i suoi occhi che brillavano di un'affettuosa luce che, sapevo, era solo per me.

La tavola era coperta da una tovaglia bianca perfetta, decorata con rose rosse e posate d'argento che riflettevano le luci soffuse. I piatti erano vuoti, ma immacolati, simbolo di una cena che non sarebbe stata consumata dagli ospiti non umani. Sapevo che tutto questo era stato preparato solo per me, eppure mi sentivo quasi intrusa in un mondo che non mi apparteneva. Era come essere un'attrice in una scena che non riuscivo a capire del tutto.

Angela mi prese per mano, intrecciando le nostre dita, guidandomi verso il centro della stanza, dove c'era una pila di regali. "Questo è da parte di tutti noi, dalla famiglia, ecco!" disse, consegnandomi un pacchetto avvolto in carta argentata brillante. La sua voce era gentile, ma percepivo una nota di tensione appena accennata, come se volesse che tutto fosse perfetto, anche se sapeva che non poteva controllare ogni variabile.

Mi sedetti su uno dei divani, i cuscini morbidi sotto di me. Attorno a me c'erano gli altri membri della famiglia Ciancio: Alice e Jasper seduti insieme, Emmett appoggiato al muro con un sorriso che sembrava divertito dalla situazione. Carlisle e Esme erano in piedi, sempre così regali e composti. Loro facevano sembrare tutto così normale, come se questa fosse una tipica serata in famiglia. Ma sapevo che non lo era. Non lo sarebbe mai stato.

Mentre iniziavo ad aprire il regalo, sentii la tensione crescere sottilmente nella stanza. Angela mi guardava con attenzione, e percepivo i suoi occhi scorrere su ogni mio movimento. Ero abituata alla sua vigilanza, ma quella sera sembrava essere amplificata. C'era qualcosa nell'aria, una sottile nota di ansia che non riuscivo a ignorare del tutto.

Il pacchetto era avvolto con una carta così elegante che quasi mi dispiaceva strapparla. Tirai leggermente un angolo della carta argentata, e in quel preciso istante, sentii una leggera fitta. Mi guardai il dito: un piccolo taglio, minuscolo, quasi insignificante, ma sufficiente a far uscire una goccia di sangue.

In un attimo, tutto cambiò.

La stanza che fino a quel momento era stata immersa in un'atmosfera quasi magica, diventò improvvisamente un campo di tensione. La prima cosa che notai fu Angela, il suo corpo che si irrigidiva all'istante. I suoi occhi, che fino a un secondo prima erano pieni di dolcezza, si spalancarono di sorpresa e paura. Non era solo preoccupazione per me, lo capii subito. Era qualcosa di molto più profondo.

"Stai... stai bene?" chiese, la sua voce che si spezzava appena. Prima che potessi rispondere, sentii un movimento veloce accanto a me.

Jasper.

Non c'era nemmeno il tempo di pensare. Lo vidi solo per un secondo, ma fu abbastanza per capire che qualcosa era andato terribilmente storto. I suoi occhi, di un nero così intenso da sembrare privi di anima, erano fissi sul mio dito. La fame bruciava dentro di lui in modo che non avevo mai visto prima. Era come se il Jasper che conoscevo fosse stato sostituito da una creatura primordiale, assetata e fuori controllo.

Tutto accadde così velocemente che il mio cervello non riuscì nemmeno a processare le azioni. In un attimo, Jasper si era avvicinato a me, la sua figura sfocata dalla velocità con cui si muoveva. Il mio cuore iniziò a battere così forte che sembrava volesse scappare dal mio petto.

Poi, Angela. Fu come un lampo di luce, veloce e decisa. Mi afferrò per le spalle, trascinandomi via da Jasper con una forza sorprendente. Si mise tra noi, i suoi occhi fissi su di lui con una determinazione che non avevo mai visto prima.

"Basta!" urlò Angela, con una voce che rimbombò nella stanza come un colpo sordo. Anche Jasper, che fino a quel momento sembrava sopraffatto dalla sua sete, si fermò, congelato dall'autorità che emanava da Angela.

Tuttavia, il suo corpo tremava ancora. Era come se lottasse contro un impulso che non poteva controllare. Alice fu subito accanto a lui, le sue mani delicate che cercavano di trattenerlo. "Jasper, no, ti devi calmare. Devi resistere." lo supplicò, ma la sua voce era tremante.

Jasper emise un ringhio profondo, un suono che non avevo mai sentito provenire da un essere umano. Era il suono di una bestia, una creatura spinta oltre il limite della razionalità. Mi sentii gelare il sangue nelle vene. Non avevo mai realizzato quanto fosse sottile la linea tra la loro umanità e il loro essere predatori.

Angela non si mosse di un millimetro. La sua figura minuta era un baluardo di protezione tra me e la sete incontrollabile di Jasper. Il suo volto era una maschera di concentrazione feroce, ma potevo vedere la paura nascosta dietro la sua forza. Lei stava lottando, non solo contro Jasper, ma contro il peso della sua stessa natura.

"Sarah, stai bene?" mi chiese, senza distogliere lo sguardo da Jasper. La sua voce era calma, ma c'era un urgenza sottostante.

Io annuii, incapace di trovare le parole. Ero sotto shock, il mio corpo incapace di reagire alla tempesta di emozioni che si agitavano dentro di me. La paura, la confusione, il terrore puro. E poi c'era lei, Angela, la mia roccia in mezzo a tutto questo caos.

Finalmente, Carlisle intervenne. La sua figura alta e imponente si mosse con calma verso Jasper. "Jasper, vai via" disse con una voce ferma ma gentile. Jasper lanciò un ultimo sguardo verso di me, un misto di vergogna e fame ancora non del tutto placata, prima di scomparire dalla stanza, seguito immediatamente da Alice.

Il silenzio che seguì fu devastante. Mi sentivo come se stessi trattenendo il respiro da ore, e finalmente potevo esalare. Angela si voltò verso di me, il suo viso ancora teso, ma i suoi occhi più dolci adesso.

"Mi dispiace," sussurrò, posando una mano sul mio viso. "Non avrei mai dovuto portarti qui. Non è sicuro."

Mi limitai a scuotere la testa, incapace di rispondere.

Dopo quell'incidente, la tensione nella stanza era palpabile, come un filo teso che poteva spezzarsi da un momento all'altro. Tutti sembravano trattenere il fiato, e per un istante, la festa che era stata così meticolosamente organizzata si era trasformata in qualcosa di fragilissimo, sull'orlo del disastro.

Carlisle fece un cenno con la testa verso Esme e gli altri, come a dire che era meglio lasciare a me e ad Angela un po' di spazio. In silenzio, la famiglia si disperse con movimenti rapidi e fluidi. Nessuno voleva rendere le cose più imbarazzanti di quanto già fossero.

BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora