Licantropo

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Le settimane con Holy sembravano scivolare via, portandomi una sorta di sollievo che non mi aspettavo. Non era Angela, e per quanto il suo abbandono fosse una ferita aperta nel mio petto, con Holy trovavo una parvenza di pace. La sua presenza mi aiutava a rimanere a galla, e anche se il dolore era sempre lì, sotto la superficie, riuscivo a respirare un po' più liberamente.

Tuttavia, ultimamente c'era qualcosa di diverso in lui. Lo notavo nei suoi gesti, nelle sue parole, persino nel suo modo di camminare. Era più nervoso, come se fosse sempre sull'orlo di qualcosa. E non era solo una sensazione. C'erano stati momenti in cui Holy sembrava quasi esplodere. Ricordo una volta, quando eravamo nel bosco vicino a casa mia, e lui aveva tirato un pugno contro un albero per una cosa insignificante. Il tronco si era spezzato a metà sotto il colpo, e io ero rimasta lì, paralizzata, senza sapere cosa dire.

"Mi dispiace," aveva sussurrato poi, con gli occhi bassi e pieni di vergogna. "Non so cosa mi stia succedendo."

In quei momenti, cercavo di rassicurarlo, ma la verità era che Holy stava cambiando. E io non capivo come o perché.

Una sera, mentre stavamo camminando lungo la spiaggia 'La Push', notai che la sua fronte era madida di sudore, anche se il vento era freddo e tagliente. Holy sembrava distratto, i suoi occhi fissi su un punto lontano all'orizzonte, come se stesse cercando qualcosa. Ogni tanto la sua mano tremava, e io mi sentivo sempre più inquieta.

"Holy, stai bene?" chiesi, fermandomi e guardandolo con preoccupazione. "Hai la febbre?"

Lui scosse la testa, ma non mi guardò negli occhi. "Non è febbre. Non è niente, davvero. Sono solo stanco."

Ma sapevo che non era vero. Holy non era mai stato così. Era sempre stato energico, pieno di vita. Ora sembrava che qualcosa lo stesse consumando dall'interno, come un fuoco che non riusciva a controllare.

"Holy," insistetti, prendendogli la mano. Era calda, bollente. "Se c'è qualcosa che non va, devi dirmelo."

Ci fu un lungo silenzio, mentre lui continuava a fissare il mare. Poi, finalmente, sospirò e si voltò verso di me, con un'espressione che non avevo mai visto sul suo volto prima d'ora. Era piena di tormento, come se stesse lottando contro qualcosa di più grande di lui.

"Sarah," iniziò, la sua voce bassa e tremante. "C'è qualcosa che devo dirti... qualcosa di importante. Ma non so come."

Il mio cuore cominciò a battere più forte. "Cosa vuoi dire?"

Lui abbassò lo sguardo, stringendo la mia mano come se fosse la sua unica ancora. "Non sono solo io a cambiare. È... è tutta la mia famiglia, la mia stirpe. È una maledizione, o forse una benedizione, dipende da come la vedi. Ma per me... è diventato un incubo."

Mi sentii confusa, incapace di comprendere il senso delle sue parole. "Che cosa stai cercando di dirmi, Holy? Di che maledizione stai parlando?"

Lui inspirò profondamente, poi sollevò gli occhi nei miei, e quello che vidi mi fece rabbrividire. Non c'era solo la dolcezza che conoscevo. C'era qualcosa di selvaggio, di primordiale. Qualcosa che mi spaventava.

"Sto diventando un licantropo, Sarah. Un lupo mannaro."

Il mondo sembrò fermarsi per un attimo. Rimasi lì, incapace di reagire, le parole di Holy che riecheggiavano nella mia mente. Un licantropo. Un lupo mannaro. Avevo già conosciuto l'oscura realtà dei vampiri, ma ora anche questo?

"Un...un licantropo?" balbettai, incredula.

Holy annuì lentamente, il suo sguardo dolorosamente sincero. "Sì. È un retaggio della mia tribù, dei Quileute. È sempre stato nel nostro sangue, ma si risveglia solo in alcuni di noi, quando il pericolo è troppo grande. E ora, con tutto quello che è successo, sta succedendo anche a me."

Sentii un'ondata di confusione e paura travolgermi. Come poteva essere possibile? E perché adesso? "E cosa significa? Cosa comporta?"

Holy si staccò da me e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. "Significa che la mia vita non sarà più la stessa. Significa che il mio corpo si sta trasformando in qualcosa di diverso. Sarò più forte, più veloce, più pericoloso. Ma significa anche che devo combattere contro i vampiri."

Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Vampiri. Angela. La loro rivalità era antica e inesorabile, e io mi trovavo di nuovo in mezzo a qualcosa di molto più grande di me.

"Non voglio farti del male, Sarah," continuò Holy, fermandosi davanti a me e guardandomi con occhi carichi di tensione. "Ma la mia natura è quella di proteggere la mia tribù, il mio popolo, dagli esseri come Angela. E ora che sono diventato questo...questa creatura, devo scegliere da che parte stare."

Mi sentii soffocare. Tutto quello che stava dicendo era troppo, troppo da gestire. Avevo già perso Angela, e ora rischiavo di perdere anche Holy?

"Ma tu non vuoi fare del male ad Angela, giusto?" chiesi, la mia voce che tremava.

Lui scosse la testa, il viso tirato. "Non lo so. La mia natura urla di proteggerti da lei, ma il mio cuore...Il mio cuore è legato a te, Sarah, e farei qualsiasi cosa per proteggerti, anche se questo significa andare contro ciò che sono diventato."

Il suo sguardo era disperato, e io sentii un nodo stringersi sempre di più nel petto. Holy stava cambiando, e io non potevo fermarlo. Non potevo fare nulla per aiutarlo, esattamente come non avevo potuto fare nulla per impedire che Angela se ne andasse.

"Holy," sussurrai, la mia voce spezzata. "Io... io non so cosa dire..."

Lui si avvicinò, prendendomi di nuovo le mani tra le sue. "Non devi dire niente. So che tutto questo è una follia. Ma voglio che tu sappia che, qualunque cosa accada, io sono qui per te. Non permetterò a niente e a nessuno di farti del male. Né ai vampiri, né ai lupi. Prometto che ti proteggerò, sempre."

Le sue parole mi riempirono di una strana sensazione di sicurezza, ma allo stesso tempo, sapevo che le cose non sarebbero state così semplici. Holy stava lottando contro se stesso, contro la sua stessa natura. E io mi trovavo in mezzo a un conflitto che sembrava inevitabile.

Col passare dei giorni, la trasformazione di Holy divenne sempre più evidente. I suoi scatti d'ira si fecero più frequenti, i suoi occhi sembravano brillare di una luce selvaggia, e il suo corpo sembrava più imponente, più muscoloso. C'erano momenti in cui sentivo la sua pelle bruciare, come se una febbre continua lo stesse consumando dall'interno.

Eppure, nonostante tutto, la nostra relazione si rafforzava. Holy era l'unico che riusciva a farmi sentire meno persa, meno sola. Con lui, potevo parlare di Angela, del vuoto che aveva lasciato nella mia vita. E anche se non diceva molto, sapevo che capiva. Capiva il dolore dell'abbandono, capiva la difficoltà di accettare qualcosa che sembrava incomprensibile.

Ma c'era anche un'altra verità che stava emergendo lentamente, e che iniziavo a vedere negli occhi di Holy. Non era più solo un amico. Il modo in cui mi guardava, il modo in cui le sue mani mi sfioravano quando eravamo vicini, c'era qualcosa di più. Un sentimento che cresceva, che si insinuava tra di noi, ma che io non ero ancora pronta ad affrontare.

Per quanto Holy fosse diventato una parte importante della mia vita, per quanto mi sentissi al sicuro con lui, non avevo ancora superato Angela. Lei era ancora una presenza costante nella mia mente, un fantasma che mi seguiva ovunque andassi. Ero divisa tra due mondi: quello che avevo perso e quello che stavo costruendo con Holy.

E non sapevo come uscirne.

BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora