Fraintendimento

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Angela's pov.

Il dolore mi aveva ridotta come un guscio vuoto. Era come se una parte di me fosse stata strappata via, lasciando soltanto una ferita che non voleva guarire. Da quando avevo lasciato Sarah, ogni giorno era diventato una lotta contro me stessa, contro la mia stessa anima. Ogni istante, ogni pensiero mi ricordava quanto fosse sbagliata la mia decisione. Eppure, sapevo che non c'era altro modo. Sarah doveva essere al sicuro, anche se significava tenermi lontana da lei.

Ma nulla mi aveva preparata a ciò che Edward mi aveva detto quella sera.

"Angela..." La sua voce era sempre calma, misurata, ma stavolta c'era qualcosa di diverso. Quando mi aveva chiamata, c'era una gravità nel suo tono che mi aveva subito allarmata. I suoi occhi dorati, di solito pieni di una saggezza antica e pacata, erano cupi, inquieti. "Dobbiamo parlare."

Mi ero girata lentamente, già sentendo una stretta di paura che si annidava nel mio petto. Non avevamo mai parlato veramente di Sarah da quando l'avevo lasciata. Edward aveva rispettato il mio silenzio, sapendo quanto mi pesasse quella decisione. Ma adesso, guardandolo, sapevo che qualcosa di terribile stava per accadere.

"Cosa succede?" La mia voce era più bassa di quanto volessi, quasi un sussurro.

Lui non rispose subito. Si avvicinò, fissandomi con un'intensità che non mi piaceva. Potevo sentire il suo conflitto interiore, il suo tentativo di trovare le parole giuste. Ero così abituata al suo controllo impeccabile che vederlo esitare mi faceva gelare il sangue.

"Ho avuto una visione," iniziò finalmente, con tono pesante. "Di Sarah."

Il suo nome era una lama. Mi fermai, il respiro bloccato. "Che cosa hai visto?" domandai, quasi temendo la risposta.

Edward chiuse gli occhi per un secondo, come se cercasse la forza di andare avanti. "Ho visto... la sua fine."

Il mondo sembrò fermarsi. "La sua fine?" ripetei, la mia voce quasi irriconoscibile. "Che cosa significa?"

Edward scosse leggermente la testa, i suoi lineamenti tirati. "Non lo so con certezza, ma nella visione... Sarah si toglie la vita. Il dolore, la solitudine... Non può sopportarlo. Io... ho visto il momento. È stato... devastante."

Sentii la stanza ruotare intorno a me. Le sue parole erano come colpi di martello che spezzavano ogni mia resistenza. No. Non poteva essere vero. Sarah... non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non lei. Non la mia Sarah. La mia mente si rifiutava di accettarlo, ma la mia parte più razionale, quella che aveva visto il dolore nei suoi occhi, il peso della mia assenza, sapeva che era possibile.

"Sei sicuro?" Le parole mi uscivano spezzate. "Edward, sei sicuro?"

Lui annuì, ma non con la certezza che mi aspettavo. "Le visioni possono cambiare, Angela. Tu lo sai meglio di me. Il futuro non è scolpito nella pietra... Ma questo... questo è quello che ho visto."

Non potevo respirare. Il dolore, l'angoscia, il senso di colpa, tutto mi colpì come un'ondata impetuosa. La testa mi girava, e mi aggrappai al bordo del tavolo per non cadere. Sarah era morta. Si era tolta la vita, e io... io l'avevo lasciata. L'avevo abbandonata quando aveva più bisogno di me. Le avevo spezzato il cuore, e ora... ora lei non c'era più.

Il grido che mi uscì dal petto non era umano. Era un lamento profondo, un suono animalesco che non pensavo di poter emettere. Le lacrime, le sentivo comunque bruciarmi dentro, lacerandomi l'anima. "No..." sussurrai, scuotendo la testa furiosamente. "No, non può essere vero."

Edward si avvicinò, ma io lo respinsi. Non volevo conforto, non volevo parole vuote. Volevo Sarah. Volevo tornare indietro, rifare tutto, salvarla. Come avevo potuto essere così stupida, così cieca? Credevo davvero che allontanarmi da lei l'avrebbe protetta? Invece l'avevo condannata.

"Angela, devi restare calma." Edward mi osservava con gli occhi pieni di preoccupazione. "Non possiamo ancora essere sicuri di nulla. Le visioni possono ingannarci."

"Calma?" gridai, la mia voce piena di una rabbia che non sapevo di avere. "Come posso restare calma, Edward? Lei è morta! Sarah è morta, e io...è colpa mia!"

Le mie parole si spezzarono in un singhiozzo soffocato. Sentivo il mondo crollarmi addosso, e non c'era niente che potessi fare per fermarlo. Edward cercò di mettermi una mano sulla spalla, ma io mi allontanai bruscamente.

"Smettila!" gli urlai. "Non puoi capire! Tu non capisci cosa ho fatto, cosa ho perso!"

Il suo volto si contrasse di dolore. "Angela, ti prego. Non possiamo essere certi che sia accaduto davvero. Le visioni cambiano."

"Ma cosa posso fare?" domandai, disperata. "Non posso restare qui e sperare che non sia successo. Non posso più vivere in questo tormento."

Il silenzio che seguì fu straziante. Edward mi fissava con occhi che riflettevano la mia stessa disperazione, ma non aveva una risposta. Non c'era una soluzione facile, nessuna via d'uscita.

E in quel momento, capii cosa dovevo fare. Non potevo più vivere sapendo che Sarah non c'era più. Non potevo continuare a esistere con questo vuoto, con questo dolore insopportabile che mi lacerava ogni fibra del mio essere.

"Non posso farlo," sussurrai, quasi a me stessa. "Non posso vivere senza di lei."

"Angela..." Edward cominciò, ma io lo interruppi.

"No, Edward. Ho preso la mia decisione." Mi girai verso di lui, con una risoluzione che non pensavo avrei mai avuto. "Andrò dai Volturi. Loro possono porre fine a tutto questo. Non c'è più motivo per me di continuare a vivere."

Le sue labbra si serrarono, e per un attimo, pensai che avrebbe cercato di fermarmi. Ma poi, abbassò lo sguardo, e capii che anche lui sapeva che non c'era più nulla da dire. La mia decisione era presa.

Preparare il viaggio per Volterra fu surreale. La mia mente era una nebbia di pensieri confusi, ma la mia determinazione era chiara. Avrei viaggiato attraverso l'oceano, raggiungendo quel luogo antico e oscuro dove i Volturi, i vampiri più antichi e potenti, regnavano incontrastati. Loro avrebbero potuto darmi ciò che desideravo: la mia fine definitiva.

Non dissi una parola alla mia famiglia. Non potevo permettere che cercassero di fermarmi. Non c'era più nulla da discutere. Ogni momento che trascorrevo ancora in questo mondo era una tortura, ogni pensiero che mi riportava a Sarah era come una lama che affondava più in profondità.

Mi guardai allo specchio per un attimo prima di partire. Il mio riflesso era quello di sempre: perfetto, immutabile. Eppure, dentro di me, mi sentivo spezzata. Il viso che mi guardava era una maschera, vuota di vita, priva di speranza.

Mentre mi dirigevo verso il mio ultimo viaggio, non potevo fare a meno di pensare a Sarah. Alla sua risata, ai suoi occhi che brillavano quando mi guardava. Alla sua dolcezza, alla sua fragilità. Mi aveva donato tutto di sé, e io l'avevo distrutta.

E ora, l'unica cosa che potevo fare era seguirla.


BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora