Rientro

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Angela's pov.

Tornare a Forks era stato un sollievo e un tormento allo stesso tempo. L'oscurità dell'incubo che avevamo vissuto a Volterra sembrava ancora avvolgermi, come un'ombra incombente che non voleva lasciarmi andare. Non c'era più il lusso del tempo. Ogni secondo trascorso a casa, ogni istante di tranquillità era come un ticchettio lontano, un conto alla rovescia verso l'inevitabile. E io non riuscivo a smettere di pensare a cosa stavo facendo.

Non ero fatta per distruggere vite umane. Non ero fatta per togliere a Sarah tutto ciò che la rendeva così speciale, così vibrante. Eppure, eccoci qui: con l'accordo fatto con Aro che incombeva come una spada di Damocle, mi trovavo a fare ciò che non avrei mai immaginato.

Preparare un matrimonio. Non solo per amore ma per paura. Paura di perderla. Paura di dover vivere un'eternità senza di lei.

Camminavo attraverso il bosco vicino casa nostra, i passi leggeri e quasi impercettibili sul terreno umido. L'aria era fresca, con l'odore di muschio e di pino che riempiva ogni respiro. Era uno dei pochi momenti in cui potevo davvero essere sola, lasciare che la mia mente vagasse. Ma anche qui, il silenzio non mi dava conforto. La mia mente tornava sempre a Sarah, al suo viso tormentato. La vedevo mentre cercava di nascondere il peso della mia decisione, mentre si sforzava di apparire forte, come se fosse pronta a tutto, quando in realtà sapevo che stava crollando.

E io non sapevo se sarei stata abbastanza forte per salvarla.

Tornai verso casa, la casetta che condividevo con la mia famiglia. Non ci sarebbe voluto molto a sistemare tutto per il matrimonio. Non eravamo il tipo di famiglia che faceva grandi feste, e Sarah era sempre stata più incline alla semplicità. Era tutto così assurdo.

Un matrimonio. Una celebrazione, quando in realtà stavamo solo cercando di guadagnare un po' di tempo. E poi...poi l'avrei trasformata. L'avrei portata via dal mondo che conosceva. L'avrei intrappolata nell'oscurità. E questo, questo mi faceva soffrire più di qualsiasi altra cosa.

Mi fermai sul limitare della foresta e guardai la casa da lontano. Sarah era dentro, probabilmente con Alice, discutendo dei dettagli che io non riuscivo nemmeno a considerare. C'erano i fiori da scegliere, il vestito, gli inviti. Alice era euforica, come se fosse il matrimonio perfetto che aveva sempre sognato per sua sorella, ma io non riuscivo a partecipare alla sua gioia.

Varcai la porta d'ingresso, ed ecco lì Sarah, seduta sul divano, con uno sguardo perso mentre Alice parlava entusiasta. Le sue dita sfioravano un piccolo campione di tessuto bianco che Alice aveva portato per il vestito. Il bianco, l'emblema della purezza, dell'innocenza e io stavo per macchiare tutto ciò.

«Angela!» Alice mi salutò con il suo solito entusiasmo. «Stavamo solo discutendo della cerimonia. Ho trovato questo tessuto meraviglioso per il vestito di Sarah. Penso che possa essere perfetto!»

Sorrisi debolmente, cercando di sembrare coinvolta. «Sembra bellissimo.»

Alice mi fissò per un momento, i suoi occhi scuri sembravano cercare qualcosa nel mio viso, forse un segnale che stessi apprezzando il momento. Ma poi capì che non ero dell'umore giusto e si alzò con grazia. «Credo che vi lascerò un po' da sole.» Scomparve con la rapidità e la leggerezza che la caratterizzavano, lasciandoci nella stanza silenziosa.

Sarah sollevò lo sguardo verso di me, e il suo viso si rilassò un po'. «Non devi fare questo, sai. Se non vuoi. Il matrimonio, intendo. Non è che...» Le sue parole si spensero, lasciando in sospeso quello che davvero voleva dire.

Mi avvicinai, prendendo posto accanto a lei sul divano. Le presi la mano, la sua pelle calda contro la mia, e la strinsi leggermente. «Non è il matrimonio in sé, Sarah. Sai che ti amo, e sai che farei qualsiasi cosa per te.»

Lei abbassò lo sguardo, un lieve tremore attraversava le sue dita. «Lo so. Ma non è questo che volevamo. Non è... non è giusto.»

E aveva ragione. Non era giusto. Nulla di tutto questo lo era. Le stavo chiedendo di rinunciare a tutto per me, e lo facevo con il peso di un mondo che non apparteneva a lei, ma che ormai l'aveva catturata.

«Sarah...» Sospirai, cercando le parole. «So che tutto questo è così...sbagliato. Non posso chiederti di fare una cosa del genere senza pensare a cosa significhi davvero. Il matrimonio...la trasformazione. Voglio che tu sappia che, se solo ci fosse un'altra via, la prenderei. Ma Aro non ci lascia scelta. Il patto è stato fatto»

I suoi occhi erano pieni di lacrime trattenute, ma io non avevo una risposta. Avrei voluto poterle promettere un futuro diverso, un futuro in cui poteva restare umana e vivere una vita normale, felice. Ma il nostro mondo non funzionava così. I Volturi non avrebbero permesso a una mortale di sapere troppo senza pagarne il prezzo.

«Io sarò sempre con te,» le promisi, ma sapevo quanto vuota fosse quella promessa. «Anche se cambierai...sarai ancora tu. Non cambierò mai il modo in cui ti vedo, il modo in cui ti amo.»

Ci fu un lungo silenzio tra di noi. Il sole stava iniziando a calare dietro gli alberi, proiettando ombre lunghe attraverso la finestra. Sarah si appoggiò a me, e io la abbracciai, stringendola forte. Ma quel momento, quel piccolo angolo di pace, era solo un'illusione.

Le sue parole spezzarono il silenzio. «Hai paura?»

Esitai, poi risposi sinceramente. «Sì..»

Lei sollevò il viso, guardandomi negli occhi. «Io non potrei mai odiarti. Non importa cosa succeda. Voglio solo...voglio solo che stiamo insieme. Perché senza di te, io non sono niente.»

Le sue parole, così semplici ma così potenti, mi fecero stringere la mascella. Mi chinai e la baciai, lentamente, cercando di trasmetterle tutto il mio amore, tutto il mio dolore, e tutto il mio desiderio di salvarla da questo destino che avevamo davanti.

Il tramonto aveva ormai dipinto di arancione e rosso il cielo sopra Forks, e le ombre si allungavano come dita sottili attraverso la stanza, creando un'atmosfera quasi irreale. Sarah era ancora tra le mie braccia, e il suo calore umano mi riempiva, facendo evaporare per un istante tutte le preoccupazioni, tutte le paure. Nonostante il peso delle decisioni che dovevamo affrontare, nonostante la minaccia imminente che incombeva su di noi, in quel preciso momento tutto sembrava dissolversi.

Il suo respiro era calmo, leggero contro la mia pelle, e i suoi occhi mi fissavano con una profondità che riusciva a disarmarmi. Aveva il potere di farmi sentire viva, davvero viva, come se il sangue che non circolava più nelle mie vene pulsasse ancora. Ogni volta che i suoi occhi si posavano sui miei, sembrava che mi vedesse davvero, oltre la mia natura, oltre il pericolo che rappresentavo.

La sua mano si spostò sulla mia guancia, sfiorandomi con una delicatezza che mi fece chiudere gli occhi. E poi, senza dire una parola, si avvicinò lentamente. Il suo bacio fu lieve all'inizio, come una brezza leggera che ti sfiora la pelle, ma subito dopo si trasformò in qualcosa di più profondo, più urgente.

Mi persi in quel bacio. Ogni istante, ogni respiro, sembrava colmare il vuoto che avevo dentro da troppo tempo. Sentivo il battito del suo cuore accelerare sotto le mie mani, la sua pelle che vibrava di vita contro di me. E in quell'attimo, tutto il resto scomparve. Non c'erano più i Volturi, non c'erano più le scadenze o le decisioni da prendere. C'era solo lei, la sua bocca contro la mia, il suo calore che mi avvolgeva come un fuoco dolce e irresistibile.

La sua lingua trovò la mia, e mi abbandonai completamente, cercando di non pensare a nulla se non al modo in cui la sentivo, così viva, così vibrante, così terribilmente umana. Le nostre labbra si muovevano all'unisono, e io mi accorsi di quanto ne avevo bisogno, di quanto la sua vicinanza mi fosse vitale. Ogni bacio sembrava un grido disperato per ricordarmi cosa significasse davvero vivere.

BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora