Il Morso

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La pioggia batteva incessantemente sul tetto della casa, ma il rumore, che di solito mi rassicurava come una ninna nanna, quella sera era solo un altro elemento di un caos che non riuscivo più a gestire. Dovevo andare via. Dovevo scappare, anche se significava lasciare tutto ciò che conoscevo e le persone che amavo.

Guardai mio padre seduto sul divano, immerso nel solito notiziario serale. Non sapeva nulla, non immaginava nemmeno il pericolo che mi stava inseguendo, quel predatore che si nascondeva nell'ombra e che aveva puntato me come sua preda. Non c'era modo di spiegarglielo. Non l'avrebbe capito, e io non avevo il cuore di coinvolgerlo in quella follia.

"Papà?" chiesi con la voce che mi tremava leggermente.

Charlie sollevò lo sguardo dalla televisione, con il solito sguardo stanco ma affettuoso. "Che c'è, Sarah?"

Inspiro profondamente, cercando di mantenere il controllo. Dovevo trovare una scusa credibile, qualcosa che non lo facesse insospettire troppo. "Stella e Marisol mi hanno invitata a casa loro per qualche giorno. Vorrei andarci, credo mi farebbe bene cambiare aria per un po'."

Mi guardò per un momento, come se stesse cercando di capire se ci fosse qualcosa di strano. "Per qualche giorno?" chiese, chiaramente sorpreso. "Ma non avete scuola?"

"Sì, ma pensavo di restare giusto fino a domenica. Abbiamo un progetto da finire insieme," dissi rapidamente, sperando che quella bugia bastasse.

Charlie mi scrutò per un altro momento, poi annuì lentamente. "Va bene. Ma stai attenta, ok? E chiamami ogni sera."

Mi sentii male a mentirgli, ma non c'era alternativa. "Certo, papà. Grazie." Gli diedi un bacio rapido sulla guancia e scappai in camera mia, il cuore che batteva forte.

Non avrei potuto portare molto con me, e in realtà non mi serviva. Angela e gli altri mi stavano già aspettando, pronti a portarmi via da Forks e dal pericolo che incombeva su di me. Ma c'era un nodo nello stomaco che non riuscivo a ignorare, una sensazione che nonostante tutti i loro sforzi, Holden mi avrebbe trovata. Era come se potessi già sentire la sua presenza, come un'ombra che si avvicinava sempre di più.

Angela mi aspettava accanto alla sua auto, con lo sguardo cupo e una tensione nei suoi movimenti che non avevo mai visto prima. Sapeva che stava per succedere qualcosa, anche se non voleva dirmelo.

"Sei pronta?" chiese, cercando di mascherare la preoccupazione nella sua voce.

Annuii, anche se in realtà non mi sentivo pronta per niente. Ma non c'era altra scelta. Era l'unico modo.

Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso il limite della città, il rumore del motore che riempiva il silenzio pesante tra di noi. Sentivo il suo sguardo su di me ogni tanto, come se volesse rassicurarmi, ma sapevo che nemmeno Angela era sicura di quello che stava accadendo. E questo mi terrorizzava.

Il viaggio durò solo un paio d'ore, ma sembrò infinito. Rosalie e Jasper ci avevano preceduti, diretti a un luogo che ritenevano sicuro, lontano dalla città. Dovevano confondere Holden, far sì che perdesse le nostre tracce. Ma qualcosa andò storto.

"Angela..." dissi, rompendo il silenzio mentre osservavo il paesaggio grigio che scorreva fuori dal finestrino. "Se lui ci trovasse...cosa succederebbe?"

Lei esitò per un lungo istante prima di rispondere, le mani che stringevano il volante con troppa forza. "Non permetterò che ti trovi, Sarah. Farò di tutto per tenerti al sicuro."

Ma il tremito nella sua voce tradì la sua sicurezza. Anche lei aveva paura.

Le luci abbaglianti di un'auto apparvero improvvisamente nello specchietto retrovisore, avvicinandosi troppo velocemente. Il mio cuore accelerò, mentre il sangue gelava nelle vene.

"Angela, qualcuno ci sta seguendo!" esclamai, il panico che iniziava a salire.

Angela guardò nello specchietto, gli occhi che si stringevano in una fessura. "Merda" mormorò sottovoce. "È lui."

Prima che potessi anche solo reagire, l'auto dietro di noi accelerò ancora di più, urtando la nostra con un colpo violento. Il suono metallico dell'impatto risuonò nell'abitacolo, mentre il veicolo sbandava pericolosamente sulla strada bagnata.

"Angela!" gridai, afferrandomi al sedile con tutta la forza che avevo.

Lei fece del suo meglio per riprendere il controllo della macchina, ma Holden non si fermò. Ci urtò di nuovo, facendoci sbandare verso il bordo della strada. Angela girò il volante bruscamente, cercando di evitare il peggio, ma fu tutto inutile. L'auto si fermò con uno schianto contro un albero, il vetro anteriore che si frantumò in mille pezzi.

Mi sentivo stordita, il mio corpo dolorante per l'impatto. Ma prima che potessi rendermi conto di quello che stava succedendo, sentii la portiera aprirsi bruscamente.

"Eccoti qui" sibilò una voce gelida, e quando alzai lo sguardo, Holden era lì, i suoi occhi rossi che brillavano nella penombra.

Era bellissimo, spaventoso, la sua presenza dominava l'aria intorno a noi come se fosse il predatore che finalmente aveva trovato la sua preda. Io.

"Sarah, scappa!" gridò Angela, lanciandosi su Holden con una furia che non le avevo mai visto prima. Ma lui la respinse come se fosse un giocattolo, sbattendola contro la macchina con una facilità disarmante.

Feci per muovermi, per correre via, ma Holden fu più veloce. Prima che potessi anche solo fare un passo, mi afferrò per un braccio e mi trascinò via dalla macchina. La sua stretta era gelida e dolorosa, e sentii il terrore invadere ogni parte del mio corpo.

"Non puoi scappare da me, piccola" disse con un sorriso crudele, i suoi denti bianchi e perfetti che scintillavano sotto la luce della luna. "Ho aspettato troppo a lungo per questo."

"Cosa vuoi da me?" sussurrai, la mia voce tremante, mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa.

Holden si avvicinò al mio viso, il suo respiro freddo contro la mia pelle. "Voglio solo...divertirmi un po', prima di finire tutto."

Il suo sorriso si allargò, e prima che potessi reagire, sentii il suo morso. Un dolore acuto e lancinante mi attraversò il braccio mentre i suoi denti penetravano la mia pelle. Il veleno iniziò a diffondersi, bruciando come fuoco liquido dentro di me, e un grido mi sfuggì dalle labbra, mentre cadevo a terra.

Sentii un boato, come un'esplosione, e poi la voce di Angela che urlava. Non riuscivo più a capire cosa stesse succedendo. Il dolore era troppo, troppo intenso. Era come morire.

Poi, all'improvviso, le mani fredde di Angela mi sollevarono. La sua voce, spezzata dall'angoscia, mi raggiunse come un eco lontano. "Sarah. Resisti. Non chiudere gli occhi. Non farlo per nessuna ragione."

Ma il mondo intorno a me si stava spegnendo e le parole di Angela erano ormai una melodia lontana.

BITE ME - SajolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora