Capitolo 10

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Arrivata la sera, Adam, Allison, Gary e James si riunirono nel garage di Adam. Chiacchieravano del più e del meno mentre aspettavano l'arrivo di Sebastian. Avevano deciso di vedersi per fare il punto della situazione. Dovevano discutere sul prossimo passo per far crescere il gruppo dei Poisoned Flowers. Una volta che Sebastian fu arrivato, Adam fece tintinnare due chiavi inglesi, voleva attirare l'attenzione dei presenti <<Ragazzi, ora che siamo tutti possiamo cominciare, è bello vedere il gruppo che siamo diventati, anche se ancora siamo pochi membri, stasera si sono uniti a noi Sebastian e Allison, quindi siamo tre Roses, un Sunflower e una Daisy. Quello a cui io aspiro nei prossimi mesi è far crescere questo mazzo di fiori in una complessa composizione floreale! Siete d'accordo?>> dopo un attimo di esitazione si palesò il consenso generale, Gary si accese una sigaretta, nel garage si poteva fumare <<Belle parole Adam, scommetto che te le sei preparate ieri notte nel letto, ma come facciamo? Qualcuno ha un'idea?>> Allison interruppe Gary prima che potesse dire anche solo un'altra parola << Da quello che ho capito, lo scopo di questo gruppo è quello di divertirsi tutti insieme, correre in moto e roba del genere giusto? Io dico di limitarci a questo, prima o poi la voce si spargerà e le persone verranno di loro spontanea volontà, in fin dei conti, Grove town è una cittadina noiosa. Sono certa che tra poco si parlerà solo di noi in tutta la città!>> James fece cenno di sì con la testa << Cosa vuoi che facciamo? Non possiamo mica attaccare dei volantini >> Sebastian scoppiò a ridere << Un cartellone pubblicitario! In Piazza della Radice! >> Nessuno prese sul serio l'argomento, continuarono a fare battute per un'altra mezz'ora, finché non decisero di uscire. Uscirono dal garage e percorsero la salita, le moto erano parcheggiate fuori. Sebastian indicò una moto poco distante da quelle del gruppo << Guardate! Quella è la mia! >> una Honda CB 750 Four, era del padre, ma non la usava da anni, si era spaventato dopo un incidente in una giornata di pioggia. Il padre di Sebastian non ebbe problemi a regalarla al figlio. << Che ne pensate? >> Gary si avvicinò verso Adam, lo prese per il braccio << La tua stessa moto, solo di cilindrata più grande, brutto vero? >> sussurrò.

Erano pronti a partire verso la diciassettesima strada. Le quattro moto viaggiavano a rombo lungo le strade trafficate di Grove town, due a due, un piccolo stormo di motori che inevitabilmente svegliava qualunque persona dormisse nel raggio di cinquecento metri. Si erano fatte le ventitré, la strada era sgombra, l'atmosfera elettrica. Verso l'una di notte il giro era concluso, il gruppo riposava nel parcheggio vicino al minimarket, sulla diciassettesima strada. Il commesso rimase guardingo per tutto il tempo che i cinque ragazzi restarono fuori dal negozietto, li osservava con la coda dell'occhio dal vetro trasparente, probabilmente temeva di essere rapinato. Adam prese dalla tasca l'anello nero lucido che aveva tolto in precedenza, prima di guidare, iniziò a giocherellarci spostandolo da dito a dito <<Ragazzi, prima che ci salutiamo devo darvi una notizia>> Sebastian poggiò la mano sulla spalla di Adam <<Qualunque cosa sia, aiuterò in tutti i modi uno dei tre Roses >> suscitò una risata generale << Smettila di girarci intorno, io e Adam stiamo insieme, ecco la grande notizia>> lo interruppe Allison. Gary si sforzò di sorridere, era contento per l'amico ma rivedeva in quei due la sua storia con Jennifer, dovette sforzarsi per nascondere l'invidia, che comunque trapelava dal suo sguardo << Allora dobbiamo festeggiare! Birra per tutti? Ma prima ditemi che taglia portate che questi giorni devo ordinare i bomber>>. Cercò subito di cambiare argomento. La serata proseguì ancora per qualche ora, Adam passò la maggior parte del tempo con Allison, mentre Sebastian, Gary e James gonfiavano i loro reciproci ego facendosi complimenti a vicenda sulle loro moto, il più esagerati possibili. Il freddo delle due costrinse tutti a ritornare nelle loro case.

La mattina seguente Adam andò da solo al Fennek, un piccolo bar a pochi isolati da casa sua. Ogni tanto sentiva il bisogno di passare del tempo solo con se stesso. Era l'unico modo per poter discutere di arte, architettura, e botanica, si poneva da solo delle domande per poi argomentare l'idea opposta a quella di partenza, tutto nella sua mente. Era un divertimento necessario, quasi un esercizio mentale, il quesito di quella mattina sarebbe stato assurdo alle orecchie di qualunque altra persona. Faceva colazione, mentre fumava. Seduto al tavolino fuori dal Fennek, davanti ad un caffè lungo, quando un uomo sulla cinquantina, con addosso un impermeabile, gli si avvicinò per chiedergli una sigaretta << Ho fatto quello che mi avevi chiesto, ora dammelo >> Adam frugò nella tasca dei jeans, fino a trovare un piccolo foglietto ripiegato svariate volte in maniera grossolana << Eccolo. Siamo pari>> mentre porgeva il bigliettino, controllò che non ci fossero altre persone nei paraggi << A cosa ti serve il numero di mio padre>>

L'uomo infilò con cura il biglietto nella tasca interna dell'impermeabile << Non sono affari che ti riguardano, ragazzino>> e se ne andò subito dopo.

Adam ordinò un altro caffè lungo ed una brioche al miele, cercava di perdersi tra i suoi pensieri mentre osservava distrattamente i passanti, veniva infastidito saltuariamente dalla discussione di due uomini seduti al tavolo di fianco al suo; come il brusio di una zanzara. Il primo si lamentava di essere stato svegliato verso mezzanotte da un enorme frastuono di motori, era stanco, desiderava solo andare a dormire. Quando Adam sentì quelle parole, si mise ad origliare con più attenzione. Il secondo diede ragione al primo riguardo ai rumori della sera passata, poi cambiò argomento, ragguagliò l'amico sui fatti avvenuti nei giorni precedenti, disse come il malcontento dei Growers cresceva sempre di più e lui non escludeva potesse accadere una manifestazione dei cittadini, teneva volontariamente il tono della voce più basso. Adam non riuscì a capire molto, e non ci teneva poi più di tanto. Chiese il conto alla cassa e ringraziò la barista.

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