Cap. 19 - Garrett. Non ho intenzione di vestirmi ancora da renna.

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Dieci giorni a Natale...

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«Non le ho mica professato amore eterno».

«Come no».

«Le ho solo detto di quel muro».

Dylan increspa un sopracciglio, voltandosi solo con la testa. «E le cose ti sembrano davvero così lontane?». Torna a battere il martello per affiggere il cartello d'ingresso ai mercatini. «Garrett, le hai detto che hai portato Brittany in quel posto quando avevi quattordici anni solo perché ti ricordava lei».

Gli passo un chiodo quando apre il palmo all'insù. «E quindi?».

«Le hai anche detto che nonostante tutto non è mai stato, parole tue non mie, con nessun'altra. E che non hai mai baciato l'unica ragazza che avresti sempre voluto, ovvero lei». Interrompe il rumore del martello solo per lanciarmi un'occhiata. «Sarei scappato anche io onestamente».

Faccio roteare gli occhi al cielo. «Non è che se tu sei uno stronzo senza cuore sono tutti come te».

«No, ma Tammy sì». L'ultima martellata, più forte delle altre, poi si stiracchia la schiena poggiandoci sopra le mani. «E sei tu che hai deciso di fissarti con lei quando avevi tipo sei anni, quindi sono affari tuoi adesso».

Sbuffo, prendendogli il martello di mano e andando a rimetterlo nella cassetta degli attrezzi.

Tamara mi ignora da due giorni.

Appena il treno è partito, mi sono sollevato dalla panchina su cui ero seduto e lei mi ha guardato con gli occhi sgranati per poi correre via con uno stacco degno delle olimpiadi, blaterando che doveva portare l'assegno in comune.

Credo si sia barricata in casa nei due giorni seguenti.
Oppure è stata ben attenta a non farsi vedere da me.

Dylan si allontana di qualche passo per vedere il lavoro ultimato.

Domani apriranno i primi mercatini di Natale di Whitefield e adesso è pressoché tutto pronto. Il percorso inizia da dove siamo noi in questo momento, con un cartello di benvenuto affisso a due pali cosparsi di lucine e le prime casette subito dietro.

Le persone le stanno preparando proprio adesso, nonostante sia mattina presto, sistemando tutto sugli scaffali e sul tavolo da esposizione.

I fondi di quei due folli sono stati essenziali. In appena quarantotto ore abbiamo fatto l'impossibile, facendo arrivare dei camion carichi di ogni tipo di decorazione possibile.

Adesso in giro per Whitefield sono sparse delle gigantesche palline di Natale piene di luci, alcuni alberi più piccoli, degli schiaccianoci contornano le strade per arrivare fino alla piazza centrale e tutti hanno ormai finito di addobbare le proprie case, specialmente chi abita in centro.

È tutto pronto.

Fatta eccezione per la casetta di Tammy.

O meglio, per la nostra.

Le lancio un occhio in lontananza, cercando di domandarmi cosa accidenti voglia farci e perché sia ancora spoglia se domani mattina comincerà ad arrivare la gente.

Proprio in quel momento, qualcosa mi urta la spalla e sono costretto a girarmi di colpo.

«Nooo!»

Freddie è chinato a terra mentre cerca in fretta di raccogliere il contenuto di un cesto natalizio.

Mi abbasso sulla ginocchia con un leggero sorriso, per aiutarlo. «Ehi piccoletto, che ci fai qui così presto?».

Freddie afferra gli ultimi ramoscelli caduti. «Tammy mi ha chiesto di aiutarla a portare le cose per la casetta. Mi ucciderà se scopre che mi è caduto tutto».

La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora