Cap. 29 - Tammy. Buon compleanno a noi.

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Garrett non smette di trascinarmi fino a quando non siamo di fronte alla pista da pattinaggio.

È completamente vuota, ancora illuminata come lo sarà per tutta la notte e un leggero sottofondo musicale, a volte interrotto da alcune interferenze, proviene dalla piccola radio del comune che è collegata ad una cassa.

Pianto i piedi a terra, facendoci fermare entrambi a pochi passi dall'entrata. «Come mai non c'è nessuno?».

«Sono le undici della Vigilia di Natale, Tams. Stanno rientrando tutti in casa e i bambini fingeranno di dormire per aspettare l'arrivo di Babbo Natale».

Sorrido al ricordo di me che faccio la stessa cosa insieme al nonno.

Sposto il peso del mio corpo da un piede all'altro, nervosa. «Quindi che facciamo?».

«Pattiniamo».

Lo guardo mentre si dirige verso il capanno dei pattini, sblocca in cancelletto di legno ed entra cominciando a frugare tra i ripiani.

Lo seguo a ruota. «Guarda che mentivo quando ho detto di essere svariate volte campionessa».

«Ma va?», ribatte lui ironico. «Che numero hai?», dice lanciando un'occhio in giro.

Mi sistemo con le braccia incrociate al petto. «Se non te lo dico non puoi trovarmeli».

«Te li faccio provare tutti finché non trovo quelli giusti. Come cenerentola con la scarpetta. Quindi ti conviene dirmelo Tams».

Sbuffo, poi allungo una mano verso quelli del trentasette, proprio all'altezza dei miei occhi.

Lui sorride e ne afferra un paio del numero quarantaquattro.

Ci sediamo su una panchina lì di fronte per allacciarli e Garrett mi spinge leggermente con la spalla. «Sei pronta?».

«Avrei preferito festeggiare il Natale a casa mia e non in ospedale», ammetto in un momento di estrema sincerità.

Lui mi fissa con l'aria di sfida negli occhi. «Ma come, dov'è finita la mia spavalda Tammy? Non dirmi che ti spaventa un po' di ghiaccio...».

Lo guardo con la mandibola serrata e un filo di rabbia che mi monta nel petto. Poi gli sbatto una mano addosso e mi sollevo in piedi.

«Ti farò mangiare la polvere», gli dico cominciando ad ad incamminarmi.

Dopo a malapena due passi però, inciampo in una piccola buca nel terreno e quasi cado rovinosamente a terra. Riesco a riprendermi all'ultimo secondo, con uno strano balletto impacciato, restando miracolosamente in piedi.

Garrett mi sorpassa con l'aria estremamente divertita. «Bentornata pericolo».

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«L'obiettivo è restare in piedi Tams, non fare il pinguino sul ghiaccio, in caso te lo fossi scordata».

«Grazie del consiglio, stronzo», sibilo appoggiando i palmi a terra per sollevarmi.

Quando alzo lo sguardo, la mano di Garrett è proprio all'altezza dei miei occhi. Sbuffo ma la afferro comunque e lui con uno strattone mi tira in piedi.

Arranco sui pattini, sbilanciandomi prima indietro e poi avanti finendo dritta tra le sue braccia attente che mi sorreggono prima che possa finire di nuovo a terra.

Garrett ridacchia e cerca di rendermi stabile. «Sei proprio una frana».

«E tu uno stronzo».

«L'hai già detto».

La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora