«Le regole le conosci. Non barare e non fare mosse stupide».
«Non esistono mosse stupide per chi sa davvero giocare a scacchi».
«Invece sì, e le tue lo sono la maggior parte delle volte Allan. Perciò vedi di non farmi vincere troppo in fretta, vorrei sudarmela».
Garrett scosse la testa prendendosi il labbro inferiore tra i denti e guardandola da sotto le sopracciglia.
Quando gli rispondeva così avrebbe voluto zittirla in molti modi che a lei non sarebbero affatto piaciuti.
Ma avrebbe voluto anche continuare a risponderle solo per mandare avanti quei loro battibecchi.Lo accendevano, ne voleva sempre di più.
Anche se erano nella stupida biblioteca del liceo e tutte quelle persone li stavano guardando, mentre stavano per disputare la finale del torneo invernale studentesco.
Per lui erano solo loro due, che si guardavano con le fiamme negli occhi.
A lui sembrava che crescendo, negli anni, non avessero fatto altro che aumentare. Ora ne avevano lei sedici e lui diciassette, adorava infastidirla e spingerla al limite solo per avere un'occasione per parlare con lei. E doveva essere masochista, ma gli piaceva anche sentire le voci nei corridoi dove tutti parlavano di quanto lei dicesse di detestarlo.
Garrett si sentiva bruciare da tempo ormai e non capiva come Tammy potesse non accorgersene.
C'erano state delle scommesse su chi sarebbero stati i due a giocarsi la finale e parecchi soldi erano girati tra i corridoi nelle settimane passate.
Le vacanze di Natale stavano arrivando, il premio in palio non era sufficiente che per un paio di regali, ma era la gloria ciò che contava.
Per Garrett non sarebbe potuta che finire così.
Con loro due.
Lei a un capo del tavolo e lui da quello opposto.
Una scacchiera a dividerli.
E le solite occhiate infuocate che da anni si scambiavano.Tammy appoggiò le mani sotto al mento, guardandolo con finti occhi angelici e la testa appena inclinata. «Io prendo il nero».
«Non ho mai capito perché giochi con il nero quando a cominciare è il bianco».
Gli sorrise. «Perché non voglio cominciare. Io voglio studiarti».
Garrett la guardò con un cipiglio malizioso. «In quale occasione Tams? Perché se sei indecisa ho varie proposte».
«Sei disgustoso».
«Mi adori».
«Mi fai ribrezzo».
Garrett si distese sulla sedia, non appena il giudice diede a voce alta inizio alla gara e tutti si tesero ansiosi in avanti. «Tranquilla, non devi ammetterlo». Scelse un pedone, apparentemente casuale e senza meditarci sopra, e lo spinse in avanti con un dito, rilassato. «E4».
Tammy guardò la scacchiera e poi di nuovo lui, ridacchiando appena. «Scherzi vero?».
«Gioca».
«Come sei monotono. Le annoi tutte così le ragazze?»
«Gioca Tamara. E magari poi te lo faccio scoprire in privato».
«E5», disse lei sbadigliando e spostando a sua volta il pedone, per poi tornare a guardarlo storto. «E preferirei morire».
Garrett puntò l'indice verso la scacchiera. «È un messaggio subliminale? Il tuo pedone sta per caso tentando di baciare il mio?».
«Gli sta sputando in un occhio. Fossi in te gli direi di scansarsi».
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
ChickLitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...