30 Dicembre...
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La foto sulla lapide del nonno mi osserva con un piccolo broncio che mi fa sorridere amaramente, mentre mi porta inevitabilmente a ricordare quante volte l'ho guardato fare quella finta espressione burbera.
Lo rivolgeva alla nonna quando cominciava a tirar giù tutte le decorazioni natalizie e poi quando gli chiedeva di aiutarla ad appenderle fuori, nel sottotetto. Oppure a mia madre, quando ogni giorno di Natale gli rifilava dei berretti che a sua detta non sapeva più dove tenere, ne aveva una cassettiera piena.
Allungo una mano per sfiorare il suo volto, poi i semplici fiori che gli ho portato e lasciato da parte, insieme ad una candela che ho spento soffiandoci sopra, immaginando di farlo insieme a lui.
Poi gli ho augurato buon compleanno, anche se in ritardo e anche se non sono sicura mi abbia potuta sentire. Ma mi è parso come se lo avesse fatto, come se fosse qui accanto a me, o meglio, come se fossi per l'ultima volta seduta sopra alle sue ginocchia ad aspettare la mezzanotte.
Ho impiegato qualche giorno prima di decidermi a venire qua, sentivo di non averne le forze, ma allo stesso tempo ne avevo un gran bisogno. Nonna Iole si è offerta di venire con me quando glie l'ho detto; lei passa di qua almeno una volta al giorno, dice che non può stare senza vederlo più di ventiquattr'ore, ma le ho chiesto di lasciarmi andare da sola.
Volevo fosse un momento solo nostro, come un tempo.
Sono seduta a terra da un po', il necroforo mi ha salutata già due volte mentre passava a rastrellare le foglie e togliere alcune ragnatele ed io gli ho rivolto indietro piccoli e imbarazzati cenni.
È mattina presto perciò il cimitero non è molto popolato, ho intravisto solo un'anziana signora che alcune volte prende il caffè con nonna Iole, mentre andava a portare i fiori a qualcuno, forse il marito.
In qualche modo stare qui mi aiuta a pensare, oltre che a ricordare.
Ho sbagliato tutto quanto?
Le feste sono passate, le ho trascorse qui come mia sorella mi aveva chiesto di fare, ma ormai sono giunte al termine. Tra pochi giorni dovrò tornare in Florida, la mia vita è là, ma questa volta al contrario della scorsa quando penso a cosa lascio qua... diciamo solo che ho scoperto di avere molto più di quanto pensassi.
La comunità, Freddie, la mia strampalata famiglia, Garrett...Garrett.
Guardo gli occhi nell'immagine stampata del nonno e cerco di ricordare se siano mai andati d'accordo. Bazzicava spesso in casa nostra, ovviamente. Non ricordo una vera e propria conversazione, era più nonna Iole ad adorarlo, ma credo che non gli abbia mai rivolto quello sguardo burbero, anche se tutti almeno una volta se lo sono beccati.
Ma lui no.
Forse al nonno piaceva, o meglio, non dispiaceva.
Prendo a giocherellare con le mie stesse dita assottigliando le labbra, con la testa in subbuglio.
Tra poco me ne andrò.
Ma potrei restare...
Scuoto freneticamente la testa per scacciare quei pensieri. Come potrei mai rimanere? Il mio lavoro è in Florida, il mio appartamento, i miei amici... Ho preso una decisione otto anni fa. Questo posto non mi faceva più bene, non c'era più nessun motivo per restare.
Adesso invece c'è?
Abbasso la testa perché anche se lo volessi, non c'è nemmeno adesso. Anche se scegliessi di rimanere qua, Garrett dovrà tornare a New York prima o poi, ha la specializzazione da riprendere, perciò nulla di tutto ciò avrebbe mai senso.
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
ChickLitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...