Nove giorni a Natale...
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Dylan sta raccontando ad una coppia di come sia stato licenziato dalla fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale, per aver cercato di installare dei mini-razzi sotto alle ruote del treno di un bambino.
È infervorato e continua a gesticolare verso la donna, che un po' ride, un po' si allontana allarmata.
Quando se ne vanno, è riuscito a convincerli ad acquistare una delle tazze e rientra dentro alla casetta vittorioso, abbassando la testa per passare.
«Sono proprio bravo in questa cosa», si pavoneggia con una buffa camminata.
«Dev'essere merito della calzamaglia», le dice Brenda, indicandogli il cavallo dei pantaloni con la testa inclinata, il campanello sulla punta del suo cappello squilla.
Dylan guarda in basso, come se non avesse passato le ultime ore a farlo di continuo, poi mi punta un dito contro con l'aria arrabbiata. «Sei una stronza».
«È sempre un piacere», gli rispondo dal mio trono, quello del Grinch, distendendomi meglio e sospirando in modo teatrale.
Con mia immensa sorpresa il primo giorno dei mercatini di Natale di Whitefield, sta andando alla grande. Le persone hanno cominciato ad arrivare questa mattina, da ogni parte della contea e non solo, anche da paesi vicini.
Adesso è pomeriggio inoltrato, il buio è già quasi calato del tutto e il freddo sta scendendo sempre di più. Mia sorella ha nascosto l'uniforme da elfa sotto al pesante giubbotto ed è rannicchiata in un angolo della casetta.
Si rifiuta di uscire da lì almeno da un'ora, continuando a mandare Bruce al posto suo.
Io mi sono accomodata sul mio trono più o meno dal suo stesso tempo, perché anche il Grinch ha bisogno di una pausa. E sono abbastanza sicura che non se ne andrebbe lì fuori a gelarsi le mani.
Ho raccontato tutto il giorno avvincenti modi per evitare le scomode domande dei parenti a Natale (consigliare di evitare le persone mi sembrava troppo estremista) e ho cercato di traviare alcuni bambini dal lato oscuro.
La maggior parte delle volte si sono solo divertiti a entrare e dare un occhio a noi e alla stanza, minacciandomi con un dito contro e testuali parole: "Lo diremo a Babbo Natale".
Ho fatto finta di indignarmi scacciandoli via dal mio rifugio.
Sembravano divertirsi però.
Sto facendo dondolare i piedi quando Garrett viene a sedersi sul braccio della mia poltrona.
«Il Grinch ha qualche consiglio anche per me?»
Lo guardo con la coda dell'occhio, fingendo di ignorarlo. «Nah, tu sei un caso perso ormai. Ti hanno corrotto». Poi mi giro appena per lanciarci un'occhiata veloce. «Il costume da elfo però ti dona, dovresti metterlo più spesso».
Lui si avvicina al mio orecchio, guardandosi attorno. «È stretto Tams. Parecchio stretto».
Mi prendo un labbro tra i denti cercando di non ridere. «Allora sei proprio un bravo attore, Allan. Sembri così disinvolto».
«Che taglia hai preso?»
Faccio spallucce. «Sul sito ce n'era una sola».
«Ed era per bambini?»
«Possibile».
«E queste non sono scarpe Tammy. Sono delle calze un po' più spesse del solito. Praticamente stiamo camminando a piedi nudi».
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
Chick-LitTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...