Dodici giorni a Natale...
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Sto tremando dentro ai miei stivali – quelli col pelo che spunta fuori, un filo strette, che sono ferme nella mia camera dall'ultima volta che sono stata qui – e al mio giubbotto maxi-imbottito, che mi fa probabilmente apparire un salame.
«Tra quanto passa il treno?»
«Me l'hai chiesto un minuto fa».
«Be' te lo sto richiedendo».
«Suppongo tra un minuto in meno di un minuto fa», mi risponde senza provare a nascondere la sua espressione parecchio divertita.
Lo guardo con aria spero minacciosa. «Garrett Allan».
Lui solleva appena un angolo della bocca, guardandomi dall'alto della sua stazza. «Sì, Tamara Farnes?».
«Ti odio».
Si prende il labbro inferiore tra i denti e fa su e giù con la testa, per poi inchiodarmi quei due fanali verdi addosso. «D'accordo. Scarica tutto adesso, prima che arrivino quei due».
Corruccio la fronte, non capendo cosa intende, ma poi con un cenno del mento mi invita a procedere.
Sposto i piedi verso di lui, portandomi le braccia al petto. Lo guardo storto. «Non ho mai detestato qualcuno come detesto te in questo momento».
«Continua».
«In qualche modo, quando sono insieme a te, finisco sempre in situazioni sconvenienti, in cui non vorrei assolutamente trovarmi e che mi innervosiscono tutte quante. Una più dell'altra». Stringo gli occhi, guardandolo tramite una piccola fessura. «E ce l'ho ancora con te per quella volta in cui hai mangiato il mio progetto di arte, in terza media».
«Tams, era una macedonia».
«Avrei dovuto disegnarla!», sbotto allargando le braccia.
«E l'avevi lasciata incustodita sul bancone della tua cucina».
«Ero andata un attimo in bagno, razza di-».
«Hai finito?»
Tiro un lungo sospiro e scuoto la testa in fretta, sistemandomi sul posto, con gli occhi di nuovo puntati al binario. «Mi sento meglio, in effetti».
Quando nonna Iole ieri è piombata in casa dei miei mentre ero ancora in pigiama, credevo fosse successo qualcosa in una di quelle soap opera che a lei piace tanto guardare. Non lo so, l'ennesimo incesto magari.
Invece non era nulla di simile.
Doveva solo (solo si fa per dire) comunicarmi che l'indomani sarei dovuta diventare una guida turistica.
Di Whitefield.
Per due folli che a quanto pare non desideravano altro che buttarci i loro soldi addosso come tanti attori di un circo.
Ovviamente quando lei mi ha guardata carica di aspettative e mi ha detto che avrei dovuto farlo proprio con Mister Tutto-sorriso, non ho accettato.
Le parole che devo aver usato però, ossia "nemmeno tra un milione di anni", non devono esistere nel vocabolario della nonna, perché naturalmente adesso sono qui fuori, a gelarmi alle otto di mattina davanti alla stazione di Whitefield.
E non sono nemmeno io quella che deve prendere il treno. Io sono la guida.
Che idiozia.
Mi metto le mani a coppa davanti alla bocca e soffio un po' di aria calda. «D'accordo Allan. Veloce e indolore».
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La sciarpa che salvò (incasinò) il Natale.
Literatura FemininaTammy non odia il Natale. Tammy è la diretta discendente del Grinch, suo nonno in persona, che le ha insegnato come fingere entusiasmo di fronte alle sminuenti domande del resto dei parenti e tutto quello che sa su come scartare un paio di mutandoni...