Capitolo 54

125 1 0
                                    

Dallo sguardo minaccioso, che gli aveva lanciato Brewster, fu chiaro per Kenneth che doveva trovare un espediente per raggirare le guardie di custodia e occuparsi del ragazzo, prima che si svegliasse e rivelasse ciò che aveva scoperto.

Gli uomini di Levon erano pronti ad agire e nella baraonda, che si sarebbe creata, nessuno avrebbe perso tempo a rincorrere un fuggiasco.

I quattro soldati lo scortavano marcandolo stretto, e benché disarmato Kenneth sapeva che la sua fuga si celava dietro il colonnato della Sinagoga, che stavano per oltrepassare. Si portò le mani legate al viso, fingendo di scacciare una zanzara e sorrise compiaciuto dell'effetto suscitato dalla guardia alle sue spalle, il quale lo spinse, intimandogli di non fare mosse inopportune. Quel gesto, però, voleva attirare l'attenzione del gruppo di inglesi fedeli a lui, posto in attesa dietro l'edificio. Dietro di loro alcuni soldati normanni giacevano sgozzati e spogliati dei loro abiti. Il gruppo così ben travestito uscì dal suo nascondiglio, dirigendosi verso gli italiani.

Fu un attimo e i quattro soldati, incrociandoli a passo lento, si videro travolti e trafitti da pugnali ben affilati.

Con un sogghigno, Kenneth si sciolse la corda che gli legava i polsi.

«Nascondete i corpi e attendete la notte. Gli armeni sono già appostati a sud delle mura» ordinò ai suoi. «Io devo portare a termine un lavoro.»

Cassandra uscì dalla camera di Darwin e si diresse verso la scalinata. Stancamente, si portò le mani dietro il capo e sciolse la treccia. I capelli le ricaddero morbidi sulle spalle. Decise, poi, di scendere al piano  inferiore, dove i cavalieri e Brewster si erano radunati per attendere notizie.

Jorg e Klausen le andarono incontro. «Altezza, come sta Darwin?»

Lei si accostò al grande tavolo che troneggiava in mezzo alla stanza e ne scostò una sedia dall'alto schienale per prendervi posto.

«È ancora privo di conoscenza. Le sue ferite sono gravi, non siamo sicuri che superi la notte» mentì gradatamente. Di sbieco notò come Brewster si fosse raddrizzato sulla schiena a quella notizia. Aveva avuto l'effetto che desiderava.

Il suo primo ufficiale si era dato allo strozzinaggio e dopo il misfatto compiuto, il barone si sentiva in dovere di assicurarsi che il ragazzo stesse bene, tale era stata la sua motivazione di rammarico nei confronti di quella faccenda dall'esito crudele.

Cassandra volse lo sguardo verso l'orizzonte rosato, che si intravedeva oltre la larga finestra. Il sole era per un quarto coperto dai monti in lontananza. A breve sarebbe giunto il crepuscolo. Se Darwin non si svegliava per rivelarle ciò che Brewster aveva in mente di fare, non poteva che rimanere con le mani legate.

Ridefort entrò da una balconata poco distante. Il suo sguardo contrito si voltò ancora una volta verso il cortile del palazzo, dove in quel momento un drappello di cavalieri templari si apprestava a partire per Arsuf, una località a trenta miglia a nord di Giaffa. In quel luogo parecchi crociati e mercenari avevano generato sommosse, impadronendosi di parecchi luoghi strategici.

Lei si alzò dal suo posto e gli andò accanto. Lo sguardo preoccupato del templare le suscitò compassione. Quei monaci, che per anni avevano lottato per ideali incompresi persino dalla Chiesa cristiana, non conoscevano il timore per il peggio, poiché lo vivevano ogni costante giorno.

«I vostri cavalieri potrebbero trovare difficoltà ...» L'uomo scosse il capo infastidito e lei non continuò. Le pose poi una mano sul braccio come per scusarsi.

«Non è questo che mi preoccupa. Noi templari accettiamo il nostro destino percorrendo le vie dei bisognosi con la fede e il coraggio che Dio ci concede» confidò con tono appropriato. La prese, dunque, in disparte inducendola a seguirlo fuori nella balconata. Il tramonto li illuminò e la brezza della sera ondeggiò il mantello candido del monaco.

CASSANDRA - La Leggenda del Custode - Vol.1  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora