Anima

29

Quando il sole raggiunse la camera di Alma e Ghali, i due si svegliarono quasi simultaneamente, ma non come le altre mattine. Quella volta, infatti, non si erano addormentati abbracciati.

Durante tutta la notte, i loro corpi non si erano mai sfiorati, come se una distanza invisibile fosse cresciuta tra di loro. Alma, con il viso rivolto verso la finestra, dava le spalle a Ghali, la schiena tesa come se un muro impenetrabile fosse stato eretto tra di loro. La rissa a cui aveva assistito e la discussione nel bagno la sera prima stavano scavando un solco profondo nella fiducia che lei aveva sempre riposto in lui. Lo amava, questo non cambiava, ma c'era qualcosa in quella persona che aveva visto la sera prima che la spaventava. Una parte di lui che non riusciva più a ignorare.

Ghali rimase immobile per qualche istante, osservando la figura di Alma, come se stesse cercando una via per avvicinarsi.

Poi, lentamente, si avvicinò al suo corpo e la abbracciò da dietro, ma la sensazione di freddezza che lo avvolse lo colpì come un fulmine. Non si aspettava certo un bacio appassionato o una risposta calorosa, ma quella distanza che Alma aveva messo tra di loro gli feriva il cuore. Era consapevole del turbamento che lei stava vivendo, ma non riusciva a non percepire la freddezza con cui lei rifiutava ogni suo gesto di affetto. Il suo abbraccio non era riuscito a scaldarla, anzi, sembrava averla allontanata ancora di più. Sentiva che la sua azione della sera precedente, che aveva compiuto per proteggerla, ora stava minando tutto ciò che avevano costruito.

"Sei ancora arrabbiata con me?" chiese, la voce bassa, mentre si chinava vicino ai suoi capelli. Un bacio lieve sfiorò le ciocche scure, ma Alma non reagì.

"Arrabbiata non è la parola giusta, Ghali -  rispose Alma, con la voce che tremava appena - sono spaventata dalla persona che sei diventato ieri sera"

Le parole uscivano dalla sua bocca come un sussurro, ma avevano il peso di una rivelazione dolorosa. Non si girò, non lo guardò. Era come se temesse che, guardandolo negli occhi, avrebbe dovuto affrontare una verità che non riusciva a digerire.

Ghali sentì un colpo nel petto, come se una parte di sé fosse stata strappata via. Non voleva essere quello che Alma vedeva in lui in quel momento. Quella furia, quella rabbia incontrollata. Non voleva che lei lo vedesse così.

"Non volevo mi vedessi così - disse con un filo di voce, cercando di spiegarsi - non sono come quello che hai visto ieri notte, Alma. Non sono quella persona"

Ma Alma non lo guardava. Rimase immobile, gli occhi fissi sul muro di fronte a lei, come se stesse cercando di trattenere tutte le emozioni che stavano cercando di sfuggire da ogni angolo della sua mente.

"Eri una furia. Dio solo sa cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto Matteo" continuò Alma voltandosi e con gli occhi finalmente fissi su di lui. La sua voce era scossa, ma non c’era rabbia. Solo una tristezza profonda che Ghali faticava a sopportare.

Vedere il suo viso, seppur segnato dalla delusione, fu un piccolo sollievo per il rapper. Il muro che lei aveva costruito tra di loro sembrava vacillare, ma la sua espressione era ancora distante, come se ogni parola che lui pronunciava fosse solo un'eco nel vuoto.

"Ti rendi conto di come sarebbe potuta andare? Ti rendi conto di cosa avresti potuto fare a Gue? - Alma lo guardava con uno sguardo che sembrava indagare nel profondo del suo animo - e se avesse davvero reagito? Se ti avesse colpito sul serio? Se questo è ciò che sei, come hai detto ieri notte, allora non sono sicura che siamo fatti per stare insieme"

Le parole di Alma furono come un colpo secco al cuore di Ghali. Si mise a sedere, appoggiandosi allo schienale del letto, la testa bassa, come se ogni parola lo stesse colpendo con una forza che non riusciva a fermare. Il rimorso lo paralizzava, ma le sue labbra si muovevano comunque.