Capitolo 16

1.1K 81 5
                                    

POV CRISTIAN
Avevo capito che c'era qualcosa che non andava fin da quando l'avevo vista irrigidirsi e poi mordicchiarsi le unghie. Lo considero un gesto di una dolcezza infinita; indica insicurezza, chiusura in se stessi, bisogno di certezze... Indica anche debolezza, cosa che magari con le parole lei non ha mai dimostrato. Così appena ho capito che era dovuto alla paura degli animali ed é scappata sono corso da lei. E l'ho trovata completamente sotto shock, non l'avevo mai vista così indifesa e allo stesso tempo piccola, dolce. Sono andato da lei con la consapevolezza che mi avrebbe cacciato e trattato male e invece ora mi ritrovo a stringerla forte a me per tranquillizzarla, con la sua testa sul mio petto e la mia maglietta completamente bagnata dalle sue lacrime. Dopo un bel po' si stacca di colpo dall'abbraccio e mi guarda con un espressione di chi si sente in colpa, tra l'essere mortificate e l'essere impaurita. Credo che stia per dire qualcosa e invece sta zitta e abbassa la testa. Sta proprio male, e fa male anche a me vederla così, anche se non me ne spiego il motivo.
C: "Stai tranquilla, è tutto passato, se ne sono andati"
Ha lo sguardo fisso nel vuoto, é abbastanza traumatizzata. Così capisco che é meglio che lei torni a casa, non oso neanche immaginare
come si sentirebbe allo sguardo dei compagni. La faccio alzare, le faccio segno di seguirmi e la aiuto a scendere dal sasso. Fortunatamente vedo che sono tutti andati nel punto panoramico e vicino a noi c'è solo la nostra professoressa, la raggiungo e le dico:
C: "Scusi, Virginia ha avuto un piccolo shock probabilmente dovuto ad una sua fobia, e io credo sia meglio che torni a casa"
P: "Oh grazie mille Cristian di averla trovata. Ci stavamo preoccupando. Hai ragione credo sia meglio chiamare i genitori"
Mi volto a guardare Virginia e vedo che sgrana gli occhi, la sua espressione mi fa capire che non vuole dire niente ai suoi genitori
C: "Prof guardi i cellulari in questo punto non prendono, ma non si preoccupi; la riaccompagno io"
P: "Ma Cristian anche tu sei un nostro allievo e abbiamo una responsabilità anche su di te"
C: "La prego. Le prometto che andrà tutto benissimo"
P: "Cristian accetto solo perché non c'è altra soluzione, ma chiamami appena arrivate a Trecastagni"
C: "D'accordo non si preoccupi"
Così dicendo guardo Virginia e le sorrido, vedo la sua faccia ammorbidirsi.
C: "Forza andiamo" le dico con dolcezza.
Così faccio strada e iniziamo a percorre al contrario il sentiero fatto all'andata. Non pronuncia parola, mentre io qualche volta le dico: "Attenta al sasso" oppure "qui si scivola" ecc.
Ad un certo punto c'è un pezzo da attraversare un po' difficile così mi volto e le porgo la mano per aiutarla. Lei la fissa per qualche secondo e poi la prende. Sento un piccolo brivido lungo la schiena ma non ci faccio tanto caso. Continuo a camminare fino a quando realizzo che le nostre mani sono ancora incrociate, anche se ormai il punto brutto è finito. Stiamo facendo tutta la discesa per mano, ora entrambi non pronunciamo una parola e neanche ci guardiamo. Ci limitiamo a continuare a camminare mano nella mano. Non mi passa neanche per la testa di lasciargliela. Non mi aspettavo neanche che la prendesse, figurarsi che la tenesse per tutta la discesa!
Sembriamo due... No, non lo dico neanche cosa sembriamo.

ANGOLO AUTRICE: Scusatemi se vi ho fatto aspettare per questo capitolo, ma oggi sono stata in viaggio. Domani potrei postare in mattinata, anche se non posso assicurarvelo perché avrò una giornata piuttosto piena. Ci "vediamo" al prossimo capitolo, grazie per tutti i commenti, le stelline e ovviamente le letture 😘

Io credo nel destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora