Capitolo 42

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I miei muscoli si irrigidiscono nel sentire la sua voce.
Non voglio voltarmi.
Non voglio vederlo.
Non voglio cadere di nuovo.
Non voglio vedere il suo viso.
Non voglio vedere il suo corpo, nudo o coperto che sia.
Non voglio sentire la sua voce.
Non voglio sentire il suo profumo.
Non voglio vedere i suoi stupendi occhi color nocciola pieni di odio e cattiveria.
Lo odio...neanche dio sa quanto lo odio.

"Ehy p*ttanella... Dovresti rispondere" mormora lui al mio orecchio.

Non ho intenzione di girarmi.
Chiudo gli occhi sperando che questo sia solo un sogno. Un orribile filmino creato dalla mia fantasia.
Ma appena riapro gli occhi mi ritrovo l'incubo dei miei sogni davanti.
Vedo Clockwork a pochi passi di lato a lui che si massaggia il braccio, deve averla spinta via.

"Dovresti rispondere...p*ttanella" dice il tutto ad alta voce, mormorando l'ultima parola.

Io sto zitta a fissarlo.
Gli occhi sgranati mi pizzicano.
In mente mi passano tutti i ricordi e i momenti passati con lui..tutti orribili.
Il mio cuore batte velocissimo mentre sento le labbra tremare.
Vorrei piangere.

Lo vedo sghignazzare beffardo e allontanarsi, chiudendosi in casa.
Ecco.
Lo ho visto.
Lo ho guardato.
Lo ho sentito parlare.
Lo ho sentito respirare.
Lo ho rincontrato.

Mi giro di scatto alla mia sinistra e vedo Slender fissarmi impietrito.
Le labbra tremano di più mentre gli occhi si fanno umidi.
Corro in contro a Slender e precipito su di lui.
Lo abbraccio con forza nascondendo il viso nella parte bassa della camicia. (considerate che é alto Slenderman)
Sento la sua mano passare tra i miei capelli e gli sguardi di tutti puntati addosso.

"Angel calmati...ci siamo noi. Non ti farà nulla" mi rassicura lui

Ma io non mi tranquillizzo. Io non mi sento al sicuro se c'è quel ragazzo tra i piedi.
Mi stacco di botto e corro via, vicino alla recinzione.
Vado a sbattere contro qualcuno è alzo appena gli occhi per vederlo.

È Jeff. Mi sta fissando con uno sguardo tra l'incredulo e lo spaventato.
Me ne frego continuando a camminare e me ne vado dietro la casa, sentendomi finalmente libera dagli sguardi di tutti.

Mi avvicino alla piscina guardandola.

Ho paura.
Ho tanta paura.
Ho tantissima paura.
Non voglio tornare ad essere il suo giocattolino.
Non deve toccarmi.
Simone non deve neanche guardarmi.
Rischio di cadere di nuovo in quell'abisso senza fondo.

Alzo gli occhi al cielo e vedo la luna splendere.
Siamo in zona di campagna per cui il cielo si vede perfettamente.
Le stelle sono piccole e brillano.

Ho così tanta paura che possa di nuovo toccarmi.
Ricordo la prima volta che mi ha costretto a farlo.
Stavo per compiere 12 anni.
Mi ha spinto sul letto dicendomi che voleva fare un gioco.
Io non sapevo cosa fosse un rapporto sessuale e mi fidavo ciecamente di lui.
Lo assecondai togliendomi i vestiti.
Non mi vergognavo di farmi vedere nuda da lui perchè molte volte avevamo fatto il bagno insieme, sin da quando avevo io 2 anni e lui 7.
Poi lo vidi cambiare.
I suoi fantastici occhi color nocciola si riempirono di odio.
Mi legò il polsi e le caviglie impedendomi di muovermi.
Ricordo le sue parole poco prima che mi ridicolizzasse.
"Voglio essere buono, Angel. Ti lascerò la verginità ma non quella nel culo" Disse acido, con un sorriso beffardo.

Poi compì l'azione.
Rimasi allibita dal suo comportamento.
Una settimana dopo tornò da me.
"Giochiamo?" Mi chiese. Dissi subito di no. Ma lui non si diede per vinto, mi colse di sorpresa dandomi un pugno in testa. Svenni e mi risvegliai legata e denudata.
Lo fece di nuovo e questa volta mi picchiò anche.
Mi tirava i capelli e mi stimolava tutto il corpo. Ma io provavo solo dolore, umiliazione e tradimento. Da allora persi la fiducia di uno dei pochi di cui mi fidavo.
Continuò a farlo, anche dopo che io cambiai famiglia dopo l'incendio causato da Jeff.
Mi legava, mi picchiava e mi umiliava.
Non mi chiamava più "Angy" ... non mi abbracciava più...non mi consolava.
Mi chiamava "p*ttanella", mi picchiava e mi ridicolizzava offendendomi.
Continuò fino ai miei 16 anni, poi conobbi un poliziotto del FBI .
Gli raccontai tutto quello che mi faceva Simone e lui lo portò in tribunale.
La mia famiglia se ne fregò altamente, come quella di Simone.
Simone aveva allontanato i suoi genitori sin dai 13 anni perchè li considerava insopportabili e loro non seppero più nulla del figlio.
Non seppero neanche che fu condannato a 2 anni di carcere per quello che aveva fatto me.
Lui aveva 5 anni in più di me. Quando lui andò in galera aveva 21 anni.
Quest anno lo avevano liberato.
Avevo passato 4 anni e mezzo ad essere sfruttata da lui. 2 volte a settimana, cioè 8 volte al mese, il che vuol dire 104 volte l'anno.
In tutto avevo fatto più di 5800 rapporti con lui.
Mi sentivo sfruttata, e lo ero. Mi legava e mi frustava come faceva mia madre. I miei genitori sapevano di tutto questo, ma a loro non importava.
Vi rendete conto?
A loro non importava se io soffrivo, se venivo molestata o picchiata.
Anzi! Mi picchiavano pure loro!
Ricordo che una volta sentii Simone salire le scale per venire in camera mia. I miei genitori urlarono all'unisono "stuprala a sangue e picchiala" .
Vi rendete conto?
Il mio cuore era già ridotto in mille pezzi e, anche se io non volevo bene ai miei genitori adottivi, mi sentii pugnalata.
Loro, che avevano deciso di prendermi in custodia. Loro, che avevano deciso di prendersi cura di me. Loro, avevano calpestato i cocci del mio cuore e lo avevano polverizzato.
Un altra volta, invece, mia madre mi fece uscire dalla gabbia dicendo che Simone mi aspettava in camera per avere un rapporto.
Vi rendete conto? Mi odiava così tanto da liberarmi dalla gabbia per farmi picchiare e stuprare da un ragazzo.
A 15 anni, quando uccisi i miei genitori, Simone non seppe nulla.
Come nessuno del resto.
A chi poteva interessare di un ubriacone e di una prostituta?

Jeff The Killer //Amore sanguinario//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora