Mente, sorella e corpo

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Voleva sorridere, perfino ridere. Ma rimase lì, immobile, in quel ponte desolato e luminoso. Fissò con le pupille dilatate Neville, che ora si trovava a pochi metri da lui. I suoi capelli erano spettinati e molto più lunghi di quanto Al ricordasse. La sua pelle emanava lo stesso bagliore che emanavano tutte le cose in quel posto e un sorriso dolce a mostrare stranamente comprensione aleggiava sulle labbra dell'ex Grifondoro.

"Ciao, Albus" Parlò di nuovo. Ora si era fermato, ed era così alto che Al dovette alzare lo sguardo.

Finalmente, dopo quella che avrebbe potuta essere un eternità, o forse solamente pochi secondi, Albus aprì bocca.

"Neville?"

Quella parola gli risultò così ridicola e infantile. Forse avrebbe dovuto prima salutarlo. Ma era immerso nella confusione quanto quel posto era immerso nella luce. E anche Neville era immerso nella luce, totalmente pulito e fresco. Eppure...

"Ma tu... sei morto" Osservò con freddezza.

"Davvero? Quando ci eri arrivato? Pensavo che nessuno lo sapesse..."

Albus soffocò una risata. Lo guardò diritto negli occhi marroni e poi riprese a parlare.

"Quindi... anch'io sono morto?"

Dopo aver posto la domanda si rese conto che il suo tono di voce era cambiato. Sembrava divertito, e chissà per quale ragione...

"Oh, diciamo di... no"

"No?"

"No"

"Diciamo di no? Cosa dovrebbe voler dire diciamo di no? Insomma... Draco mi ha ucciso e..."

"Draco ti ha ucciso... sei perspicace Albus. Anche se detto da me non vale niente" Rise.

Albus lo guardò sbigottito. Anche se dentro di lui regnava la confusione, un senso di tranquillità e sollievo lo cullava ancora.

"Come fai a sapere di Draco? Insomma... Non sono stato il primo a cui ha rivelato l'identità oltre ai Fedeli?"

"Be', mettiamoci seduti, no?" Ignorò la domanda del ragazzo. "Credo che ci siano molte cose di cui parlare" Disse l'uomo piegando le gambe e mettendosi seduto sul marciapiedi. Albus credette di aver visto il paesaggio muoversi, come se tutte le cose che circondavano il ponte si fossero spostate. Ma poi si sedette, posando le braccia sulle ginocchia. Il pantalone marrone che indossava sembrava fatto di un materiale sconosciuto. E improvvisamente lo colpì la piena consapevolezza di quello che era successo chissà quanti minuti prima.

"Scorpius mi ha Disarmato... La bacchetta è sua. La pietra è di Draco. Ora ha riunito tutti i Doni della Morte..."

"Ne sei sicuro?" Un luccichio che non proveniva da quel posto illuminò di colpo gli occhi di Neville, come un fulmine che colpisce la terra.

"S-sì. Ha il Mantello dell'invisibilità, la Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco. Tutti e tre, ed ora è diventato un Padrone della Morte..."

"Sul Mantello e la Pietra hai ragione, Albus, ma sulla Bacchetta di Sambuco ci rifletterei un attimo. Ci rifletterei un attimo: detto da me sembra una presa per i fondelli" Rise per alcuni secondi, mentre Al lo guardava divertito e confuso.

"Cosa vorresti dire? La Bacchetta appartiene a lui..."

"E da quando? Ha mai Disarmato o ucciso tuo padre? Si è mai veramente impossessato di essa? No, Albus, non l'ha fatto. Se gli funziona bene non vuol dire che sia sua"

Albus rimase a fissare per un po' un punto imprecisato davanti a lui, elaborando le parole di Neville. Poi, dopo esser giunto ad una conclusione, parlò.

Al Potter: non tutto finisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora