Ritorni passati

4.9K 275 542
                                    


Qualcosa dentro il suo cuore esplose di gioia. Ma era una gioia alquanto silenziosa; lui rimase lì, immobile, la bocca che inghiottiva quel fumo che pareva non andarsene più.

Con gli occhi che gli cominciavano a lacrimare, Albus vide la Spada di Grifondoro sparire, dissolversi nel nulla, e ora non c'era più niente che potesse vedere, o udire; le sue orecchie sembravano come imbottite di cotone. Solo buio. Riusciva solamente a sentire il suo battito, solamente quello. Era vivo. Non si era ucciso. Sua cugina lo aveva salvato. Proprio così: il legame che aveva con Rose aveva trasferito le emozioni più intense di lei nel corpo del cugino, e questo era riuscito a far sì che lui continuasse, non mollasse, andasse avanti scacciando il pensiero del suicidio.

E poi sopravvenne l'improvvisa consapevolezza di quello che aveva appena fatto.

Con il cuore immerso in un misto tra il dolore, la felicità e il sollievo, Albus Severus Potter realizzò di aver mozzato la testa a Draco Malfoy con una spada.

Ce l'aveva fatta.

La fine.

Aveva compiuto la missione.

Aveva ucciso la persona che gli aveva portato via Lily e James.

E poi, come se tutti quei pensieri fossero stati spazzati via dal vento, Albus provò una sensazione di leggerezza, la stessa che aveva provato quando Scorpius era morto: il legame mentale che aveva con Rose era distrutto, morto col suo proprietario.

Scosse la testa. Avrebbe dovuto alzarsi, far sparire quel fumo in qualche modo e mostrare a suo padre il corpo di James, sorridere un attimo per la morte di Draco e poi piangere per la morte di suo fratello.

Si chiese se ne valesse la pena. Avrebbe dovuto scendere giù in battaglia - che sapeva che era finita - e ringraziare tutti, parlare con i familiari delle vittime, stringere loro le mani, andare soprattutto dalla sua famiglia, stringere Elly in un abbraccio e baciarla come se fosse la prima e l'ultima volta, ma tutto quello che riuscì a pensare fu la destinazione.

Venne risucchiato dal nulla, e provò la netta sensazione che suo padre lo stesse chiamando, ma lui ora vorticava in un turbine di colori, sia oscuri sia vivaci. La testa nemmeno gli dolse: era così leggero che pareva una piuma macchiata leggermente di sangue.

E poi, come lui voleva, si ritrovò di fronte ad un enorme albero di quercia. In realtà, era circondato da alberi, alti, imponenti, che sembravano sparire nella bellezza di quel cielo mattutino senza una nuvola.

Fece un passo avanti e superò il limitare della Foresta Proibita, sorpreso del fatto che la cicatrice aveva smesso di dolergli.

L'odore di erba mischiato a quello del legno, l'aria gelida, la leggera brezza che solo la mattina ti può regalare, il lontano rumori di uccelli. Albus ne assaporò ogni singolo istante, lieto di entrare nella sua nuova vita.

I suoi passi sull'erba erano morbidi come i tonfi leggeri dei libri, e lui si lasciò trasportare. Il suo corpo e la sua mente erano stranamente slegati, gli arti lavoravano senza ricevere istruzioni, come se lui fosse il passeggero, non il conducente, del corpo che aveva subito esperienze diaboliche.

Superò il capannone di Hagrid, il mitico guardiacaccia, e cominciò a salire su per una collinetta, seguendo un percorso di terra battuta.

Al Potter: non tutto finisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora