Il colpo nel buio

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//Siete pronti? Bene, rilassatevi e respirate chiudendo gli occhi. Fatto? Ok, ora leggete. Buon viaggio per i vostri feels. Dust, Paradox, Cornfield Chase di Hans Zimmer per la parte iniziale e centrale, mentre per la parte finale... Voldemort's End - Alexandre Desplat. Che la vera fine abbia inizio!//

***

La morte gli era passata vicino così tante volte che ora Albus ne avvertì la presenza fisica. Il suo cervello pareva un nuovo mezzo di trasporto verso la fine, la fine di tutto, la fine dei suoi giorni, perché era così, incomprensibilmente vero. La sua mente lo stava trasportando all'esasperazione, a buttarsi giù dalla torre o di farla finita allo stesso modo del traditore. Ma se aveva imparato una cosa da tutte le persone che aveva visto prendere la morte, era che non bisognava mollare, non bisognava far sopraffare la paura e il dolore di qualunque cosa accadesse nella vita, perché soffrire è umano, qualcosa di molto doloroso, e lui aveva sofferto così tanto che, lì immobile a guardare il corpo senza vita di suo fratello, non aveva le forze nemmeno di piangere o di urlare, di inginocchiarsi e urlare invano il nome di James. Era come se gli atti di dolore non fossero più suoi, ma fossero volati via per sempre, lasciandolo nudo.

"L'unica cosa che posso ammirare di te, Albus, è che sei una persona forte"

Come pochi istanti prima, la voce dell'uomo gli risultò lontanissima.

"Sciocco, come una persona possa morire da un momento all'altro, con delle semplici parole, con un semplice movimento"

Albus non distolse lo sguardo dal fratello, che, pur senza vita, teneva gli occhi incollati su di lui. Le labbra allungate in un sorriso si stavano riabbassando, e stavolta non avrebbe più riso. Mai più.

Al aveva l'assassino più spietato d'Inghilterra a pochi passi, e lui se ne stava lì, come pietrificato, il cuore che sembrava produrre un battito ogni cinque secondi. E solamente ora le lacrime cominciarono a traboccargli dagli occhi, gonfie e calde; scendevano giù, percorrendo guancia e collo, e poi si perdevano nella giacchetta del ragazzo.

Era così ignaro del suo futuro: cosa stava aspettando Draco a farlo fuori? Avrebbe potuto pronunciare di nuovo la formula, e lui sarebbe morto lì, in cima al Big Ben, insieme a James, lontano da tutti.

D'un tratto tutto ciò gli risultò ridicolo. La metropolitana, il sole, la fiamma blu, una seconda battaglia, la morte di suo fratello. Lui avrebbe dovuto morire. Morire e basta, strappato dalla terra da un raggio verdastro. Avrebbe dovuto stare con Lily e Neville per l'eternità, e magari chissà, anche con le future vittime che ci sarebbero state negli attimi a venire lì sul ponte.

Il pensiero della protezione di sua sorella, però, gli diede una piccola scossa al cuore, o forse qualcos'altro non suo; con tutta la forza che aveva in corpo, distolse lo sguardo da quello che sarebbe stato il ricordo più terrificante della sua vita, quello più duro da scacciare via dalla mente, poi, con degli occhi che avrebbero potuto far invidia al Dio dei fulmini, fissò quelli di Draco, che parevano vibrare.

"Albus, ho provato qualcosa che non ho mai provato in vita mia. Credo che l'abbia provato tu. Cosa è successo? E dove sei?"

Di nuovo, la voce di Rose sovrastò qualunque cosa avesse in mente. Ascoltò la eco della voce pastosa di sua cugina per alcuni istanti, poi, socchiudendo gli occhi, e cercando di non farsi sentire da Draco, bisbigliò. "Rose, James è morto"

La stessa spada di emozioni tristi che lo aveva trafitto sette anni prima, quando vide Neville cadere a terra con occhi grigi, lo trafisse non al cuore, ma in volto. Sentì qualcosa propagarsi per tutto il corpo, un'emozione non sua. Era Rose, che non rispose alla notizia di Al. Ma lui riusciva a sentire le cose che stava provando, ed erano forti, dolorose, così dolorose che sentiva una parte imprecisata nel petto restringersi di vari centimetri.

Al Potter: non tutto finisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora