CAPITOLO 3

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-Holly alzati dal letto e vai a scuola- la voce squillante di mia madre giunge alle mie orecchie risveglandomi dal mondo dei sogni.

-ma perché devi infliggermi questa tortura! Sono tua figlia abbi pietà di me- non sentendo una risposta, e conoscendo mia madre, o mi alzo da sola o potrei essere uccisa dalla stessa donna che mi ha partorita. Cosi mi alzo sottomettendomi al sistema.

Dunque, è il primo giorno di scuola, il che vorrebbe dire che oggi verrò classificata, giudicata e inserita in una delle loro categorie... qual è il look più apropriato per la categoria "non me ne frega un cazzo di voi, levatevi dalle palle"?. Direi questo. Afferro un maglione grigio evidentemente rubato dal reparto maschile, dei leggins neri e abbeliso il tutto con un paio di accessori necessari: anello sul medio, per mandare bellamente a quel paese, una sciarpa,degli occhiali e un cappello, meno mi vedono meglio è.

Dicono spesso che di prima mattina sono simpatica.

Corro per le scale stando attenta a non cadere ma la mia prova di agilità finisce al quarto gradino provocandomi una caduta per le scale, ma sono salva. Passo velocemente accanto al tavolo della cucina dove mia madre ha già messo il caffè col caramello e la brioche da portar via prevedendo il mio ritardo. Mi precipito alla porta di ingresso e una volta aperto mi incammino sfilando verso la fermata dell'autobus. Amo fare spettacolo. 

Siedo in uno dei posti vuoti davanti. –no,no NO!- qualcuno inizia a gridare dal fondo cosi incuriosita mi giro per vedere chi fosse. Ovviamente –cosa?- -ho dimenticato il telefono – gli stessi ragazzi che avevo incontrato il giorno prima erano saliti in fondo al pulman. E secondo degli studi approfonditi sulla mia sfortuna dovrebbero anche venire a scuola con me.

Faccio tutto il viaggio con la testa china cercando di nascondermi il più possibile da quei tre.

Le porte dell'autobus si aprirono dandomi una via di fuga che non rifiutai. Cercai di superare il cortile dell'istituto senza attirare troppo l'attenzione ma una ragazza minuta si fermò davanti a me bloccandomi il passaggio-se la ragazza nuova?- ansia

-si- dico titubante 

-piacere io sono Kassie, mi occupo del giornalino scolastico- oh la reporter –posso farti una foto?- ecco una persona a cui so di certo che mi terrò alla larga.

-no- le rispondo fredda. Alza la testa, sbuffa, e poi se ne va offesa. Non mi interessa la popolarità, non mi interessa finire sul giornalino so farmi conoscere da sola. Quella roba è stat inventata solo per parlare male della gente e spettegolare, ora esiste twitter per questo.

Mi incammino verso l'uffico del preside per risolvere le questione burrocraiche, orari, corsi,regole ecc..

-può entrare- la porta dell'ufficio si apri tipo film horror, il che non promette nulla di buono.

-buongiorno-saluto venendo ricambiata da un seplice cenno. È una donna, sui quarantacinque cinquant'anni, ha la faccia gentile ma mette comunque molta paura .

-Benvenuta all'High school di Katy. Io sono April Smith la preside di questo istituto e per qualsiasi problema venga pure a rivolgersi a me. Ho già esaminato i suoi dati e le scuole da lei frequentate, tutte scuole di alto livello, e affronate da lei in modo positivo nonostante i suoi continui trasferimenti- sembrava un robot –le regole che abbiamo qua sono molto simili a quelle che già conosci, ma per evitare problemi ecco a te un regolamento, insieme ti lascio anche gli orari e l'elenco del libri che dovrai acquistare- parlò per altri dieci minuti elencandomi le attività extra, facendomi compilare dei moduli e raccontandomi la storia della scuola –bene, ora ha chimica, mi segua l'accompagno in classe- spalanco gli occhi e tiro un sospiro dopo quella cascata di informazioni appene ricevute e la seguo fino alla porta della classe.

My life is imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora