Capitolo 4

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Il giorno seguente il mio umore era un mix tra l'arrabbiato nero e il calmo, dipendeva dai secondi e dalle persone che mi stavano accanto. Volevo stare da sola, completamente sola, avevo ancora bisogno di riflettere, mi sembrava che il giorno precedente fosse durato tutta una vita al posto che una sola giornata.
Ero molto arrabbiata per quello che era successo con Gio. E sfortunatamente Gio era nella mia stessa classe e quindi io mi ero preposta di evitarlo in qualsiasi modo possibile e immaginabile. Lo stesso valeva per Lucrezia che dopo che aveva riso alla scena mi stava ancora di più sulle scatole, per non dire altro. Come poteva ridere di una cosa del genere? Mah... quella è proprio idiota. Poi, mentre andavo a scuola, dato che volevo stare sola, mi misi entrambe le cuffiette e alzai la musica facendo in modo di non sentire nessun rumore, ma soprattutto nessuna persona. Ma mentre ero assorta nei miei pensieri e nella musica, la mano di qualcuno si posò sulla mia spalla. Pazientemente tolsi la cuffietta, mi girai e vidi Luca che mi salutava e mi chiedeva come stavo riferendosi a quello che era accaduto il giorno precedente. Inizialmente non capii cosa mi volesse dire perché la musica era troppo alta, ma poi ci riflettei un attimo sopra e gli risposi che ero ancora un po' scossa per quello che era successo il giorno precedente e non mi andava di parlarne. Ma lui voleva che mi aprissi con lui. Sai cosa gli ho detto? Anzi cosa volevo dirgli. Volevo dirgli che non volevo parlarne e basta e di non tornare sull'argomento, con voce ferma, ma dalla mia bocca uscì tutt'altro. Gli risposi che ero arrabbiata con Gio e che non sapevo come comportarmi, che volevo non rivedere quel ragazzo mai più e tutto quello che pensavo. Però non dissi niente su Lucrezia. E per la seconda volta in due giorni mi ritrovai a piangere per la stessa ragione e sulla stessa spalla. Luca mi abbracciò confortandomi e io appoggiai la testa sul suo petto. Mi disse che non dovevo preoccuparmi di niente e che avrebbe parlato lui a Gio. Piansi fino a quando non dovemmo scendere dalla metro, allora in quel momento mi asciugai le lacrime e rimanemmo in silenzio finché per la strada non incontrammo Jen. Lei sprizzava gioia in quel momento, ma poi vide la mia faccia e subito diventò seria. Così mi chiese: "Cosa è successo Jess?" E rispose Luca al posto mio: "È ancora scossa per ieri". Ma la mia migliore amica ribattè: "Non stavo chiedendo a te" e Luca rimase zitto. Ci mettemmo a parlare a bassa voce io e lei facendo in modo che Luca non sentisse. Lui si stava spazientendo e si mise a fumare una sigaretta per smorzare la tensione. Ma nonostante questo continuò a irritarsi sempre di più. Scaraventò la sigaretta a terra e urlò: "Posso anch'io partecipare alla vostra dannata conversazione o devo andarmene?!" E Jen gli rispose: "Primo: calmati. Secondo: siamo ragazze e abbiamo diritto alla nostra privacy. Terzo: se te ne vuoi andare fa pure."
"Va bene!" rispose lui. Ma io gli presi il braccio, lo fermai e gli dissi: "Jen, sei stata un po' dura con Luca, d'altronde è anche lui qui con noi e noi abbiamo già parlato tanto di quella cosa"
Luca però volle saperne di più e mi chiese prepotentemente: "Quella cosa, cosa?"
E questa volta gli risposi io: "Sono fatti nostri e adesso non ti scaldare" e lo guardai negli occhi e lui si addolcì. Oh, meno male. Era stata ristabilita la pace. Mentre arrivammo a scuola però nessuno parlò.
La prima ora ci dissero che mancava la prof e quindi venne una supplente. Jen sfrattò Luca dal suo posto, anche se lui si lamentava e si mise di fianco a me. Parlammo di tante cose e lei mi raccontò che grazie all'uscita di ieri aveva conosciuto Marco e avevano iniziato a frequentarsi e oggi dovevano uscire insieme. Io le dissi che, dato che lo conoscevo bene perché eravamo amici dalle medie, potevo aiutarla a conoscerlo meglio e poi le sussurrai all'orecchio: "Però dimmi tutto quello che succederà tra voi due, eh?" Le feci l'occhiolino e lei annuì. Poi mi chiese a bruciapelo: "Ma c'è qualcosa tra te e Luca?"
"Ma che ti viene in mente?"
"Dai, Jess, a me puoi dirlo, sono la tua migliore amica!"
"No"
"Allora c'è qualcosa, ma non me lo vuoi dire..."
"Non c'è niente fra noi. Assolutamente niente"
"Io non ne sarei tanto sicura"
"Se io ti dico di no è no, punto"
"Secondo me non lo vuoi ammettere"
"Come te lo devo dire che non mi interessa?!"
"Spiegami allora perché siete stati così tanto dietro l'albero? Cos'è? Stavate parlando di scuola? Io non credo proprio"
Non seppi cosa dire. E mi limitai a rispondere: "Non sai di cosa stai parlando"
"Allora dimmelo tu. Fammi il favore di spiegarmi"
"Mi ha trattenuta"
"Allora perché non hai reagito come hai fatto con Gio?"
Stavamo alzando pericolosamente la voce. Me ne resi conto e la zittii.
"Vuoi smetterla di urlare?"
"No. Finché tu non mi dirai la vera ragione."
"Non qui"
Così Jen urlò alla prof: "Prof, posso accompagnare la mia compagna in bagno perché si sente male?" Lei annuì e io finsi di avere mal di stomaco. Ci capivamo al volo io e lei.
Arrivate in bagno mi chiese: "Allora?"
"Non so perché sono rimasta lì"
"Allora ti piace"
"Non lo so Jen"
"Fatto sta che non hai reagito e sei rimasta lì così tanto tempo che Dario ha dovuto richiamarvi per farvi tornare sulla Terra"
"Jen, non è detto che mi piaccia. Forse l'ho fatto solo perché lui bacia bene"
"Ahhh, bacia bene quindi?"
"Tu lo dovresti sapere perché sei stata con lui un mese"
"Non intendevo quello e tu lo sai. Io non ti ho mai detto che baciava bene e quindi l'hai capito tu stessa provando"
"Ok, però non lo so. È un ragazzo che non mi piace. E poi fuma... ed è un puttaniere. Non voglio essere una delle tante. Io sono me stessa e non voglio che mi spunti sulla sua lista delle zoccole con cui è stato, senza offesa per te, anche perché tu non ci sei andata a letto"
"Sì, hai ragione"
La conversazione finì lì e tornammo in classe, la prof non si curò neanche che fossimo ritornate.
Appena tornammo ai nostri posti rincominciammo a parlare e discutemmo di cosa doveva mettere e fare Jen oggi pomeriggio. Aveva optato per una gonna nera ampia a vita alta, una maglietta azzurra chiara e le Dr Martens nere che a lei piacevano tanto.
Quando suonò la campanella dell'intervallo Luca si avvicinò a me e mi chiese: "Jess, stai bene?"
Dapprima rimasi stupita della sua domanda, ma poi mi ricordai della scusa che Jen aveva usato prima con la prof e gli risposi: "Sì, adesso sto molto meglio" quasi quasi finivo la frase con 'perché ci sei tu', ma per fortuna mi trattenni.
Quando tornammo a casa Jen si provò il vestito ed era davvero bella, a lei stava bene qualsiasi cosa e le dissi: "Ma chèrie, sei veramente una bomba sexy!"
"Jess, grazie, ma modera il linguaggio!" disse ridendo.
"Mia cara Marco cadrà ai tuoi piedi!"
"Che morto di f***!"
"Adesso vai che se no fai tardi e se non ti trova muore"
Ridendo insieme la accompagnai alla porta e lei montò sulla sua moto e tornò a casa sua. Rientrai in casa e mi sdraiai comodamente sul divano e accesi la TV. Girai un po' i canali e poi mi misi a vedere Law & Order New York, uno dei miei telefilm preferiti.

Dopo circa quattro ore qualcuno mi chiamò al cellulare, lo presi e senza guardare chi fosse risposi. Era Jen, dalla voce sembrava davvero eccitata e mi disse che doveva assolutamente parlarmi e che dovevo venire subito da lei. Mi feci la coda, presi il giubbotto, le chiavi della moto e la raggiunsi a casa sua. Appena suonai al campanello mi aprì e mi accolse in casa sua mentre aveva gli occhi che le brillavano sicuramente per quello che doveva essere successo durante la loro uscita. Così le chiesi con aria da cicerone: "Raccontami, dunque, cosa è successo?"
"Mi è venuto a prendere in moto e mi ha portata al ristorante..."
"Alle quattro?"
"Noo. Prima siamo andati a fare un giro per conoscerci meglio, abbiamo parlato tanto! E poi siamo andati al ristorante. Era davvero un bellissimo ristorante. Molto grande e i tavoli erano ricoperti da una tovaglia blu notte, i piatti bianchi di quella che penso fosse porcellana, i bicchieri di cristallo e delle posate di acciaio luccicante..." sembrava che avesse gli occhi a cuoricino mentre pronunciava quelle parole.
"Il cibo era buonissimo e abbiamo parlato di qualsiasi cosa, anche dell'amore!"
"E?"
"Mi ha chiesto se domani mi va di uscire di nuovo, io ovviamente ho detto di sì, poi mi ha riportato a casa e mi ha salutato con un bacio sulla guancia e mi ha sussurrato all'orecchio 'Buona notte, Jen'. È stato fantastico! E così dolce!"
"Sai sembri una bimba vista così!" dissi ridacchiando.
"Dai... non è vero!"
"Guardati!"
"Ok, ammettò di essere eccitata, ma da sembrare una bambina proprio no!"
Alzai il sopracciglio destro come per dire in modo ironico 'Sicura?' e ci mettemmo tutte e due a ridere.
Poi chiamai mia mamma per dirle che sarei rimasta a mangiare da Jen. Parlammo ancora un po' del suo incontro con Marco e poi Jen mi domandò: "Allora? Con Luca?"
"Con Luca cosa?"
"Non ti ha chiesto niente?"
"No. Di cosa stai parlando?"
"Domani sai no che Dario fa una festa a casa sua e pensavo che Luca ti avesse chiesto se poteva accompagnarti"
"No, lui non mi ha detto niente"
"Dopo che saremo usciti io e Marco, noi due andremo insieme alla festa in macchina. Se vuoi puoi venire con noi? Non credo che a Marco dia fastidio dato che sei sua amica"
"Ok"
"Magari Luca si è dimenticato di chiedertelo"
"Ma perché sei così fissata con lui?"
"Perché ti fa il filo"
"E allora? Io non voglio assolutamente uscire con lui"
"Allora perché l'hai aiutato?"
"Perché ne aveva bisogno"
"Sì, sì, certo".
Troncai lì la conversazione e continuammo a mangiare. Poi ci salutammo e tornai a casa.

Sono veramente contenta che così tante persone abbiano votato la mia storia e in così tanti l'abbiano vista! Grazie a tutti!!! Posterò il prossimo capitolo a Natale come regalino per voi che mi seguite e che avete aspettato per così tanto tempo questi capitoli. Mi impegnerò al massimo per scrivere bene questo capitoli e mi raccomando commentate in tanti così posso sapere cosa pensate su questa storia! Se vi è piaciuta consigliatela ad altri per favore! Grazie ancora a tutti!!

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