Capitolo 14

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Le vacanze, come ogni anno, passarono velocemente. Ma in quell'estate ci fu qualcosa in più rispetto a quelle precedenti.
Avrei riprovato quelle emozioni durante un'estate solo molto tempo dopo.
A Ravenna fu bellissimo: tutte le sere andavamo a delle feste che si svolgevano soprattutto in spiaggia e conoscemmo anche molti ragazzi e ragazze del posto che si rivelarono veramente simpatici. Purtroppo il mare lì non era molto bello perciò passavamo la maggior parte dei pomeriggi agli acqua fun e ai parchi divertimenti, mentre la mattina disegnavamo e ci ingegnavamo a preparare qualcosa di buono da mangiare.
Quando tornammo a casa io e la mia famiglia partimmo per la Sardegna e il panorama si trasformò completamente. Il mare era un qualcosa di indescrivibile, la sabbia era fine e chiara, l'acqua semitrasparente e cristallina faceva intravedere i piccoli pesciolini che nuotavano sul fondale di sabbia. Inutile dire che la maggior parte del tempo la trascorrevamo lì, anche perché non avevo mai visto un paesaggio così bello in tutta la mia vita.
Ma anche quella piccola gioia che la vita mi aveva concesso finì più velocemente del previsto.
Tante volte rimpiansi quei bei momenti.
Al ritorno definitivo a casa fui felicissima di trovarvi ad aspettarmi le persone a cui volevo più bene oltre alla mia famiglia.
Jen.
Marco.
Ma soprattutto lui.
Colui che mi aveva sconvolto la vita come una cometa che con il suo violento passaggio stravolge un interno sistema solare creando altre catene di reazioni che deturpano l'equilibrio che era stato precedentemente stabilito.
Lui era la cometa.
Io ero il sistema solare.
Tutti e tre erano venuti a prendermi all'aeroporto facendomi una sorpresa che non mi sarei mai aspettata. Avevano salutato anche i miei e mio fratello.
Quella stessa sera uscimmo tutti insieme per le vie del centro della nostra amata città. Non vedemmo quasi nessuno per le strade e questo fece bene alla sanità mentale di chi non c'era. Quella fu una notte un po' pazza. Non eravamo vestiti eleganti, eravamo semplicemente noi, con maglietta e pantaloncini dato che faceva caldo anche di sera. Iniziammo col raccontarci come erano andate le vacanze. Solo Luca non era andato ancora via con i suoi e avrebbe voluto rimanere con noi, ma i suoi genitori adottivi erano fortemente contrari soprattutto dopo che avevano scoperto che avevamo una storia spiando il traffico dei messaggi del suo cellulare, cosa che lo aveva fatto molto arrabbiare. Per questo voleva comprarsi un nuovo cellulare con una nuova SIM per poterci scrivere quando voleva senza che i suoi tutori legali lo sapessero e leggessero i contenuti dei suoi messaggi. Tutti quanti appoggiavamo la sua decisione e in quel momento difficile ci eravamo stretti attorno a lui abbracciandolo forte forte. Dopo quel piccolo momento 'cute', continuammo a divertirci per le strade. Non ero mai stata così felice, era come se avessi una seconda famiglia.
Ma anche quella serata finì e tornammo a casa pressoché esausti.

Di lì a poco ricominciò anche la scuola. Entro quell'anno avremmo dovuto scegliere cosa fare all'università, ma soprattutto se farla. Era abbastanza logica la risposta dato che eravamo a un liceo scientifico: il 90% dei nostri compagni e delle nostre compagne avrebbero continuato gli studi. Anche io, Jen e Marco eravamo sicuri di questo, ma Luca no. Perché lui era indeciso se andarci oppure continuare a giocare a calcio e diventare un professionista. Lui chiaramente preferiva fare l'università perché se no così non sarebbe rimasto con me e ci saremmo potuti vedere solo poche volte e sarebbe stato difficile mantenere una relazione a distanza. Inutile dire che i suoi genitori adottivi preferivano l'altra opzione ovviamente.
Io ero già sicura di quello che volevo fare: astronomia. Mi era sempre piaciuto osservare le stelle, i pianeti, capire cosa ci fosse al di là del nostro piccolo mondo. Fin da piccola mi aveva affascinato il nostro Sole che più volte avevo guardato come se lo stessi sfidando, per poi trovarmi ad abbassare gli occhi io per prima perché lui non ne aveva. A volte avevo sorriso al Sole mentre andavo a scuola o uscivo semplicemente di casa. A volte avevo nascosto al Sole la mia tristezza per rifugiarsi nel buio della notte. Certe volte avevo guardato verso il Sole con fierezza, fiera di essere me stessa e non qualcun altro. Nonostante sapessi che il Sole non potesse sapere quello che stavo provando, ma era proprio quello il bello perché davanti al Sole che non ti giudica tu sei quello che sei e nient'altro.
Ok, la parentesi filosofica e ispirata é finita, ora torniamo alla nostra storia.
Fin dal primo giorno di scuola della quarta ogni professore o professoressa ci disse costantemente di pensare e di prepararci per gli esami, che erano difficili, che dovevamo studiare fin dalla terza e la quarta poi era il penultimo anno per acquisire crediti, di iniziare a pensare a cosa portare all'esame. Anche i miei iniziarono a chiedermi per l'università e per gli esami, ma per fortuna furono molto meno pressanti dei prof che sembrava avessero preparato un discorso da ripetere ogni volta che varcavano la soglia della classe, a volte senza neanche salutare.
Per quanto riguarda i compagni solo Gio era stato bocciato. Questo era sia positivo che negativo. Positivo poiché non avrebbe più rotto, negativo perché c'erano ancora Lucrezia e Dario. Sembrava però che stesse iniziando a nascere una certa intesa tra i due che da una parte poteva essere l'ago che spostava l'attenzione di Lucrezia da me e Luca a Dario, ma dall'altra poteva essere che stessero macchinando qualcosa di losco contro di noi. Ma per il momento non ci parlavamo e basta.
Con il ritorno a scuola i miei giorni diventarono come una routine. La mattina mi alzavo, mi preparavo, aspettavo che Luca arrivasse alla sua fermata, ci salutavano, ci baciavamo, salivamo in metro, parlavamo a bassa voce uno vicino all'altra e se qualche ragazza guardava dalla nostra parte io la squadravo dalla testa ai piedi e la fulminavo con gli stessi occhi che l'avevano osservata. Una volta scesi incontravano Marco e Jen che, mano nella mano, sorridevano e ci salutavano per poi unirsi alle nostre conversazioni. Eravamo come un quartetto d'archi che suona in armonia a quel tempo e andavamo tutti d'accordo. Quando arrivavamo in classe, senza però Marco che non era nella stessa in cui eravamo noi tre, iniziavamo a parlare e a chiacchierare con i nostri amici Dylan, Tony, Fra ed Erica. Ormai tutti sapevano delle nostre storie e si erano abituati alle nostre effusioni, alle nostre parole dolci o a quelle un po' stronze, che però sotto rivelavano che stavamo scherzando. Io e Luca non aveva mai litigato. Fino ad allora.

La mattina del 18 ottobre mi alzai dal letto con uno strano presentimento, come se il mio sesto senso femminile captasse una qualche tragedia in arrivo, ma non ci diedi tanto peso perché non avevo mai creduto a quel genere di cose. Ebbene quella mattina mi sbagliavo. Andai tutta tranquilla a scuola, salutai il mio amore e i miei due amici. Appena arrivata in classe fui catturata dallo sguardo di Lucrezia che, seduta sul suo banco, continuava a fissarmi con fare compiaciuto. La guardai male e mi sedetti al mio banco vicino a Luca e parlai con lui e Jen della festa che lei avrebbe fatto per il suo compleanno che sarebbe stato il 25. Lei voleva organizzare una pizzata per poi passare la restante parte della serata al cinema e poi andare a casa sua a fare after, aveva già in mente che cosa avremmo fatto lì, ma per il momento non voleva svelarlo a nessuno.
Durante le ore seguenti sentivo che qualcuno mi stava fissando, ma quando mi giravo tutti erano intenti a fare tutt'altro che guardare me, a parte il mio fidanzato che mi stuzzicava in continuazione. A fine lezioni, dato che mi aveva visto preoccupata durante le ultime ore, mi chiese: "Tesoro é tutto ok?"
"Ehm, sì" gli risposi io incerta, ma decisi di non dirgli la verità perché se no mi avrebbe presa per pazza. Ma lui mi incalzò: "Dai piccola, a me puoi dire tutto, lo sai"
"E tu lo sai che io non voglio essere chiamata piccola" ribattei distrattamente.
"Ok, se non me lo vuoi dire fa niente" e quando finì di dire l'ultima parola della frase smise di tenermi la mano.
"Uff, lo sai che ti direi tutto, ma sta cosa no perché se no mi prenderesti per una pazzoide"
"Sei già pazza, non puoi esserlo più di così!" disse lui scherzando.
"Ok... Ma ti avverto, non ridere..."
"Parola di cavaliere o mia dolce donzella" mi scappò un sorriso in quel momento e gli raccontai della sensazione di quando mi ero svegliata e di quella nelle ore precedenti. Lui mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio: "Sei la mia piccola pazza!"
"Ehi!" lo guardai storto e gli tirai un pugnetto sulla spalla che non avrebbe fatto male neanche a una formica, allora lui mi baciò e mi accompagnò a casa della mia migliore amica.
Fu lì che scoprii ciò che non avrei mai voluto sapere. Quando io e lei arrivammo a casa sua iniziammo a preparare da mangiare una bella bistecca al sangue con il purè. Finito di mangiare ci mettemmo a fare i compiti, quando arrivò una notifica sul cellulare di Jen, io lo presi prima di lei, digitai la password e aprii la notifica. Lucrezia aveva pubblicato una sua foto sul suo profilo Facebook. Toccai la notifica e il touch screen mi portò sulla sua pagina. Quello che vidi fu terribile...

E fu così che la scrittrice di "Il bad boy diventa dolce ❤" pubblicò un altro capitolo! Scusate per avervi fatto aspettare, ma questo capitolo é stato un vero parto per me. Scarseggiavasi l'ispirazione. *Ok, non so se si può dire così, però shhh, voi non ditelo a nessuno...*
E nulla se vi é piaciuto schiaffatemi un bel voto e commentate (questo lo potete fare anche se non vi é piaciuto, io accetto ogni tipo di critica).
Arrivederci e al prossimo capitolo!❤❤

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