Capitolo 3

457 28 2
                                    

Dopo che la prof ebbe dato la punizione a Lucrezia, lei mi guardò come una vipera e io di rimando le feci una linguaccia. Avevo un sorrisetto diabolico dipinto sul viso e mi si leggeva in faccia il perché. Infatti Luca non mi chiese nemmeno perché fossi così, mi domandò solo: "Sei stata tu a scrivere il biglietto a Lucrezia, giusto?" E io ovviamente annuii. E per ultima cosa mi chiese: "Si può sapere che cosa vi stavate scrivendo?"
"Ci stavamo insultando... e... mi sa... che qualcuna qui (e guardai Lucrezia) è leggermente gelosa."
Lui non rispose.
Mancavano ancora due ore al suono della campanella dell'intervallo e mi annoiai a morte. Quasi quasi dormivo sul banco e infatti avevo appoggiato la testa su di esso con il viso rivolto verso l'altra fila di banchi, in modo da dare la nuca a Luca. Ad un certo punto sentii che qualcuno mi stava accarezzando i capelli dolcemente e per la sorpresa mi girai di scatto. Il ragazzo che mi stava accarezzando era proprio Luca. Probabilmente pensava che stessi dormendo così lo guardai sorridendo mentre lui aveva una faccia che si poteva dire certamente imbarazzata. Era strano vederlo con quell'espressione perché non lo avevo mai notato così. E la cosa mi fece sorridere ancora di più. Lui poi si girò di scatto a guardare la lavagna, cosa che in un anno e mezzo, cioè da quanto tempo lo conoscevo, non aveva mai fatto. Non penso che gli fosse mai interessato minimamente di seguire una lezione, anche se nelle verifiche se la cavava sempre con un sei striminzito, quindi significava che comunque qualcosa la ripeteva.
Poi finalmente arrivò l'intervallo e uscimmo tutti fuori dalla classe: chi per andare a prendere la merenda al bar, chi per andare in bagno, chi per andare a fumare in cortile e chi per andare a trovare amici delle altre classi. Io rimasi dentro, aprii una finestra e mi affacciai. Sotto c'era un'ampia strada: viale Lombardia. C'erano tante macchine anche a quell'ora del giorno e i negozi erano aperti con qualche persona che andava e veniva. C'era un buon profumo di dolci che proveniva dalla pasticceria all'angolo dove la strada principale incontrava Via Edoardo De Bonfons. Rimasi ad annusare quel parfum de la pâtisserie. Ad un tratto qualcuno mi abbracciò da dietro. Volsi dolcemente la testa e vidi Luca. Luca? Ma non doveva essere a fumare con i suoi amici in cortile? No. Lui era lì, di fianco a me. Poi aprì la bocca e disse: "Che buon profumo!"
"Già"
Mi girai di nuovo verso la strada.
Restammo lì per qualche minuto che mi sembrò eterno. C'era silenzio perché la porta era chiusa e da fuori veniva solo, di sottofondo, il rumore dei motori delle macchine. Poi tutta quella pace si interruppe perché Luca mi chiese di girarmi verso di lui. Lo feci e vidi lui che mi sorrideva e che mi abbracciò ancora una volta. Io non sapevo perché lo facesse. Eravamo amici, ma niente di più. E giusto a interrompere questo momento arrivò la campanella e lui, che sembrava imbarazzato, se ne tornò direttamente al suo posto. Io, come una scema, rimasi lì finché non mi dovetti spostare perché una mia compagna doveva sedersi. Poi entrò la prof in classe e tutto sembrò tornare alla normalità.

Il giorno dopo avevamo organizzato un'uscita, dopo la scuola, di gruppo io, Gio, Lucrezia, Luca, Erica (una nostra amica e compagna di classe), Francesco (nostro amico e compagno di classe), Dario (un amico di Luca), Jen, Marco (mio amico) e Dalila (un'amica di Lucrezia). Dopo aver vagato un po' e dopo aver mangiato ci eravamo diretti ad un parco poco lontano da scuola e ci eravamo seduti sull'erba a giocare al gioco della bottiglia, dove chi usciva doveva darsi un bacio sulla guancia, se uscivano due ragazze o due ragazzi, e un bacio a stampo se uscivano un ragazzo e una ragazza, anche se non mi andava molto a genio perché non mi è mai piaciuto e tutt'ora non mi piace baciare la gente a caso. Ma accettai comunque di giocare. Ero seduta di fianco a Jen e a Erica. Proprio davanti avevo Luca. Eravamo seduti in un cerchio abbastanza ristretto dato che a giocare eravamo solo in dieci. La prima persona che baciai fu per fortuna una ragazza: Erica e dato che eravamo amiche non avevo nessun problema a darle un bacio sulla guancia, mentre ne avrei avuti un pochino di più se avessi dovuto baciare Lucrezia. Poi si dovettero baciare Dario e Dalila che, come persone, sono abbastanza simili. Erano entrambi il tipico ragazzo e la tipica ragazza che si credono fighi. Lei rossa tinta e bassetta, sempre con la coda alta, scarpe basse, leggins, felpa larga e sempre stratruccata. Lui, truzzo con i capelli neri lisciati dal gel, maglietta attillata, felpa larga e pantaloni neri a cavallo basso.
Di solito quando ci si doveva baciare si andava dietro un albero.
Dopo un po' uscimmo io e Luca. Fu strano, il nostro fu decisamente un bacio strano. Arrivati dietro l'albero il cuore aveva iniziato a battermi più velocemente e pian piano accelerava il mio battito cardiaco. Probabilmente eravamo rimasti un po' di tempo dietro l'albero perché sentimmo arrivare la voce di Dario che urlava: "Su muovetevi voi due, noi ci stiamo stufando ad aspettarvi, se volete fare qualcosa di più aspettate dopo". Tornammo ai nostri posti che eravamo imbarazzati e non poco. Era stato strano il nostro bacio. Era come se avessi avuto paura di baciarlo. Sì, paura era proprio la parola giusta per quello che avevo sentito. Ma si poteva avere "paura" di un bacio? Quel momento prima di baciarlo era durato un'eternità, quasi quanto i quindici secondi delle pubblicità prima di una canzone. Il tempo era diventato elastico. I momenti erano diventati anni e gli anni duravano momenti. Ma era proprio in quei momenti che vivevo la vita veramente e che mi sentivo viva.
Dai, basta parlare filosoficamente.
Facemmo ancora qualche giro prima che succedesse una cosa abbastanza spiacevole. Era arrivato il turno mio e di Gio. Gio era un ragazzo che somigliava, soprattutto nel vestire, a Dario, era solo un po' più "normale", se così si può dire. Aveva i capelli neri raccolti in un codino e rispetto agli altri ragazzi del loro gruppo, secondo me, era più ingenuo e anche con meno esperienza in qualsiasi cosa. Era sempre fatto. Non mi piaceva molto l'idea che le mie labbra dovessero essere a contatto con le sue e infatti io volevo dargli un bacio veloce, ma purtroppo non fu così. Mi prese il viso e lo spiaccicò contro il suo e non mi voleva lasciare andare. Io mi divincolai dalla sua presa e lui mi trattenne il braccio, lo strattonai per riuscire a liberarmi e intanto mi misi a gridare: "Ma che c**** fai?? Non ti vergogni?" Ero indignata e per questo iniziai a correre per andare via da lì. Sentii delle risatine che dovevano essere per forza di Lucrezia e della sua amichetta, che nervoso! Tutti avevano visto, credo, la maggior parte della scena ed erano rimasti semi-sconvolti da quello che era successo.
Dopo un po' che correvo iniziai a piangere. Perchè? Perchè proprio a me? Perchè aveva fatto così? Cosa gli aveva fatto pensare che io fossi come tutte le altre? E che non avessi una mia volontà? Sentii qualcuno che mi correva dietro e velocizzai l'andatura in modo da non essere raggiunta, non avrei rallentato neanche se fosse stata Jen a rincorrermi. Non volevo assolutamente essere raggiunta da nessuno. Pian piano cominciai a rallentare perché, a causa un po' delle lacrime e un po' della corsa, avevo il fiatone. Dopo poco mi raggiunse qualcuno che mi voltò di scatto. Non era Jennifer, era Luca. Intanto stava iniziando a pioviginare, anche se non me ne resi conto subito. Luca allora mi chiese: "Cosa è successo?"
"Non te lo dico" gli risposi bruscamente. Io stavo singhiozzando rumorosamente sia per il pianto sia per la corsa, ma riuscii comunque a scandire bene le parole. Cercai di fermare le lacrime con la manica della felpa, ma non ebbi il ben che minimo successo. Dopo che Luca mi aveva continuato a chiedere insistentemente la stessa cosa gli risposi urlando istericamente: "Lasciami stare! Non voglio dirtelo! Hai capito?"
Lui sbiancò. Probabilmente lui non si aspettava una reazione del genere da me e neanche io mi sarei mai aspettata da lui una reazione del genere. Per questo io ammutolii e lo guardai negli occhi mentre le lacrime iniziavano a scendere più lentamente e la pioggia cadeva più forte. Allora lui mi abbracciò forte. Così forte che io chiusi gli occhi. Sentii qualcuno arrivare da dietro di Luca, riaprii gli occhi e vidi Jen, insieme a Erica che la rincorreva dietro con Francesco e Marco. Pioveva forte e, dopo che anche Jen ed Erica mi ebbero abbracciata stretta stretta, continuammo a correre il più velocemente possibile per arrivare alla metro. I ragazzi facevano strada perché erano più veloci. Penso che gli altri ragazzi e ragazze che erano rimasti al parco se ne fossero andati poi via per conto proprio. Dopo un po' finalmente riuscimmo a raggiungere la metro, anche se eravamo bagnati fradici. Infatti non ci sedemmo appunto per non bagnare troppo i posti a sedere. Io e Jen tornammo a casa mia e ci mettemmo a parlare di quello che era successo. Le dissi del bacio con Luca, di quello con Gio e di quello che era successo dopo, di quello che avevo sentito. Anche perché nell'abbraccio di Luca io mi ero sentita al sicuro, come se fossi stata a casa, nonostante tutto quello che era successo prima. Riflettemmo anche sulla mia "paura" e mi disse anche lei che era strano. Poi dovette tornare a casa perché ormai si era fatto tardi. Ci salutammo e Jen andò via. La giornata volgeva al termine ed era stata un turbine di cose e di emozioni che erano difficili da razionalizzare tutte in una volta. Ripensai a Lucrezia, alla sua risata che non aveva fatto altro che infliggermi ancora più male a quello che già sentivo in quel momento. Quella bionda ossigenata sapeva benissimo come fare del male alle persone ancora meglio di quanto Luca sapesse fare del bene alle persone. Sì perché Luca mi faceva bene, mi faceva sentire bene.
Ti stai innamorando!
Non è vero!
È vero e non lo vuoi ammettere.
Sto dicendo solo che mi fa sentire bene, tutto qui.
Appunto tutto qui.
Ahhh, con te non si può mai parlare!
Per forza io sono te!
Ok. Basta.
Cercai di addormentarmi e di far in modo che i pensieri non mi vorticassero violentemente per la testa, ma si verificò l'esatto contrario. Dopo un bel po' di tempo finalmente riuscii a liberare la mente da tutto quel casino e ad addormentarmi come un ghiro, cosa che non mi succedeva da tempo.

Grazie a tuttiiiiiiiiiiiiiii!!!!!! Per le visualizzazioni, per i voti... ho deciso che d'ora in poi, dato che ho poco tempo, posterò i capitoli durante le festività, tipo Natale, Capodanno, Epifania, Pasqua... il prossimo capitolo lo posterò a Natale.

Il bad boy diventa dolce❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora