Jen mi prese per mano e ci dirigemmo verso le nostre moto. La mia migliore amica e io guidammo una di fianco all'altra per tutto il tragitto. Il paesaggio scorreva ai lati delle nostre vetture come se fossimo in un film. C'era silenzio attorno a noi. Un silenzio simile a quelle che avevo sentito nel parchetto, prima di sedermi sull'altalena. Tutto sembrava irreale ai miei occhi in quei momenti. La patina che era stata calata sui miei occhi svelò il mondo reale quando mi accorsi di essere arrivata a destinazione, ovvero a casa del mio migliore amico. Marco ci accolse a braccia aperte e in particolare diede a Jen un lungo bacio che io evitai di guardare. Quando entrammo dal cancelletto vedemmo già le persone che erano in cortile e attorno alla piscina (Marco aveva affittato una villetta fuori città in cui aveva organizzato la festa) : erano una ventina tra ragazzi e ragazze. Qualcuno iniziava già a prendere qualcosa dal tavolo su cui era stato disposto il cibo e le bevande. Tutte quelle persone davano l'impressione di essere felici. Ma lo erano davvero? Non lo seppi mai. Inoltre in quel momento non mi interessava.
Jen era rimasta con il suo ragazzo e io ero da sola. Restai un attimo ferma e poi iniziai a camminare verso il buffet. Avevo fame? No. Avevo sete? No. Ma almeno avrei fatto qualcosa e non mi sarei annoiata completamente. Misi in un piatto un po' di tutto per non dover andare avanti e indietro in continuazione e poi mi sedetti su un muretto vicino alla cancellata. Mangiai tutto con calma e quando finii, pensai che mi sarei annoiata, anche se mi fossi messa a ballare la musica che un dj stava mixando. Così mi alzai per andare a vedere se fosse rimasto qualcosa da mangiare, ma qualcuno mi andò contro. Mi girai e gli lanciai un'occhiata truce, quando pensai di riconoscere, nel ragazzo che mi aveva dato una spallata, Luca. Allora serrai i pugni e mi preparai a urlargli contro e poi ad arrabbiarsi con Marco che mi aveva assicurato che il mio ex non sarebbe venuto alla festa. Ma quando sbattei le palpebre mi accorsi che era solo un ragazzo simile al mio ex e che probabilmente non aveva niente a che fare con lui. Sembrava incuriosito dal mio sguardo e ancora di più dai miei pugni. Sorrise e io lo guardai male. Allora disse: "Devi essere una vera dura per guardarmi a quel modo!" Io alzai entrambe le sopracciglia come a dire: "Ma what?" Lui mi incalzò a continuare il discorso dicendo: "Se fossi il tuo ragazzo non proverei neanche a tradirti perché avrei paura di essere fatto a pezzettini!" Quelle parole mi fecero infuriare, non sapevo come facesse a sapere di me e Luca (o forse non lo sapeva e aveva detto le prime cose che gli erano venute in mente, ma io in quel momento non ci pensai affatto). Mi infilzai le mani con le unghie e feci un passo avanti verso quel ragazzo, ma prima che potessi fare qualcos'altro, lui mi aveva sorriso ancora e mi aveva detto all'orecchio: "Sto scherzando tesoro. Però veramente preferirei non essere picchiato da te, hai l'aria di essere una che fa boxe". Ero ancora indignata, ma, non so perché, quell'ultima frase mi tranquillizzò. Mi scostai e lo guardai negli occhi con aria divertita: "Allora stai attento la prossima volta che passi di qui" Lui sorrise e rispose: "Magari qualche volta ci possiamo allenare insieme. Anch'io faccio boxe". Mi fece l'occhiolino e se ne andò. La boxe. Poteva essere una buona valvola di sfogo. Ogni volta che mi arrabbiavo mi veniva da picchiare qualcuno o qualcosa. E farlo davvero, anche se con delle regole, magari mi avrebbe aiutato a scaricare la rabbia. Raccolsi il piatto che avevo fatto cadere senza neanche accorgermene e continuai a camminare per andare a prendere altro cibo. Dopo aver fatto neanche dieci passi, iniziai a sentire la musica che veniva sprigionata dalle casse e vidi uno scorcio della piscina. La quantità di gente che c'era era sicuramente aumentata da quando me ne ero andata a 'nascondermi', ma non mi importava. Mi diressi sicura verso l'unico tavolo grande che c'era in giardino, ma quando ormai mancavano pochi passi per arrivare alla tavolata, venni fermata da una mano che mi stringeva il braccio. Guardai le unghie: erano color lilla e riconobbi la french manicure che si era fatta oggi pomeriggio la mia migliore amica. Mi girai e la vidi in faccia. Lei mi abbracciò forte e mi urlò nell'orecchio per sovrastare la musica: "Dove diavolo sei stata tutto 'sto tempo? Ti ho cercata e ti ho chiamata, ma non mi hai risposto!" Io sorrisi e le chiesi a voce molto alta: "Ma almeno un po' ti sei divertita senza di me?"
"Non cambiare argomento signorina! Rispondi alla mia domanda!"
"Va bene mamma. Mi sono nascosta e ho mangiato come un maialino!"
"Jess, lo sai che mi irriti quando fai così!"
"Ok, scusa..."
"Adesso però rispondimi sul serio!"
"Volevo stare da sola e quindi mi sono trovata un posto in cui non ci fosse nessuno e ho mangiato un bel po'"
"E come al solito hai ancora fame!"
"Visto che sto tornando normale!" dissi con un sorrisetto.
"Mmhh. Non mi convinci tanto soprattutto perché te ne sei rimasta da sola tutto il tempo, e questo non é da te!"
"Ma ho conosciuto un ragazzo"
"Davvero??? E come si chiama?"
"Non lo so..."
"Quanti anni ha?"
"Ah boh"
"Descrizione?"
"Alto, capelli scuri, occhi scuri..."
"Wow bella descrizione. Sei sicura di averlo incontrato davvero e di non starmi prendendo in giro?"
"Sicurissima. Io all'inizio pensavo fosse Luca e allora stavo per arrabbiarmi, quando ho capito che quel ragazzo non c'entrava niente con il mio ex e niente mi ha chiesto se volevo fare un allenamento di boxe con lui"
"Molto romantico direi"
"Mi ha detto che sembro una dura"
"Ok... Comunque gli hai parlato poco e non sai nulla di lui..."
"So che fa boxe"
"Ah wow... Che scoperta!"
"Ehi, non sminuire le mie esperienze eterosessuali!"
"Perché? Hai mai avuto esperienze non eterosessuali?" disse questa ultima frase guardandomi malissimo e ridacchiando sotto i baffi.
"No, ma ti pare!"
"Ah ok... Lo sai che voglio che tu mi dica tutto, eh!"
Ci mettemmo a ridere entrambe. Ci abbracciammo e lei mi trascinò da Marco. Ci unimmo in un abbraccio di gruppo. Io però avevo ancora fame perciò mi diressi verso la mia destinazione originaria. Fu molto difficile cercare di avanzare, infatti venivo spostata all'indietro in continuazione da masse di persone. All'improvviso accadde l'imprevedibile: mi sentii mancare la terra sotto i piedi e caddi nella piscina. Non mi ero neanche accorta di essere indietreggiata così tanto. Nessuno si girò a vedere cosa fosse successo. La musica aveva coperto il mio tonfo nell'acqua.
Quegli attimi apparvero, alla mia mente sorpresa e spaventata, degli anni. Ero caduta così in fretta che ero quasi arrivata a toccare il fondo della piscina prima di accorgermi di che cosa fosse successo.
Il vestito mi si appiccicò alla pelle e mi limitava i movimenti. Mossi le gambe furiosamente perché il fiato mi mancava. Ma ottenni solo l'effetto di perdere più fiato. Allora mi fermai per una frazione di secondo. Guardai il fondo e lo raggiunsi con i piedi spingendosi con le mani verso il basso. Piegai le ginocchia per quanto potei e mi spinsi con tutta la forza che il mio corpo mi permise di utilizzare. Mossi le gambe a stile e le braccia a rana. Buttai fuori l'aria dalla bocca soltanto quando arrivai col viso a respirare sopra la coltre di acqua che prima mi aveva coperto. Inspirai affannosamente e con due bracciate a stile arrivai a bordo vasca. Con le braccia tirai il mio corpo fuori dall'acqua. I tacchi dovevano essere affondati, infatti mi ritrovai i piedi nudi. Me ne fregai. In quel momento fui più decisa che mai di ritornare a casa. Camminai sul prato finché non vidi qualcuno che stava venendo verso di me e che mi parlò dicendo: "Ti sei fatta un bel bagno?!" lo riconobbi grazie alla sua voce, perché il suo viso non era visibile poiché l'unico lampione che c'era proiettava la luce da dietro il ragazzo. Lui era quello che si era scontrato con me quella sera. Gli sorrisi e risposi: "Sì, però ho dimenticato l'accappatoio" arrivai al cancelletto. Presi le scarpe da ginnastica che avevo usato all'andata dal portabagagli, me le misi e montai sulla mia moto. Accesi il motore e partii. Arrivata a casa mi tolsi il vestito, mi buttai sul divano e mi addormentai.Sciauuuuu a tuttiiiii! Che giornataccia per Jessica! Spero che non sia stato così anche per voi e che questo capitolo vi sia piaciuto, se é così lasciatemi un voto e, in ogni caso (sia che il capitolo vi sia piaciuto oppure no), scrivetemi un commento per farmi sapere cosa ne pensate e cosa mi consigliate di migliorare.
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Il bad boy diventa dolce❤
RomanceIl classico bad boy, di nome Luca, della situazione, sembra che voglia sedurre una ragazza normale e senza pretese come Jessica. Lei ha 16 anni e va al liceo scientifico, è alta, magra, occhi color Nutella e capelli castani. Odia Luca fin dal primo...