Davanti a me c'era Luca. Cercai di dargli un pugno in faccia, ma lui mi bloccò. Aveva ancora il coraggio di avvicinarsi a me e volermi parlare dopo quello che aveva fatto.
Così disse: "Jess non fare gesti avventati. Credimi, io non c'entro nulla con quella foto. Io te lo giuro sulla mia defunta madre. Non ho nulla a che fare con quello che hai visto" mi guardava dritto negli occhi questa volta. Ma i miei occhi erano impenetrabili e il mio sguardo glaciale.
"Primo: non giurare su tua madre che si rivolterebbe nella tomba. Secondo: non posso crederti. Ho le prove di quello che ho detto. E non cambierò la mia decisione. Luca. Tra noi é finita"
"Non può essere finita. Tu devi credermi!"
"Come faccio a crederti?" in quel momento il mio viso si fece rovente, i miei occhi si scaldarono improvvisamente e sapevo che stavano per sopraggiungere le lacrime. Ma non potevo piangere davanti a lui. Eppure non riuscii a fermare quello sfogo che avevo tenuto fino a quel momento represso. Abbassai il capo allora per non permettergli di vedermi in quello stato. Ma lui mi alzò il mento con due dita e vide. Allora tentò di abbracciarmi e io lo respinsi con forza e gli urlai, con la voce rotta dalle lacrime calde che sgorgavano dai miei occhi e scendevano sul mio viso: "Non toccarmi! Lasciami stare!"
Al sentire le mie urla la maggior parte delle persone presenti in metro si girarono verso di noi. Ma a me non interessava. Invece a Luca sì perché mi disse: "Jess smettila di urlare, non voglio che tutti ci sentano!" e io gli risposi ancora urlando: "Non me ne frega nulla! Adesso vattene e tornatene dalla tua puttanella da strapazzo! Lei sarà felice di vederti!"
Dissi questo e scesi alla fermata in cui si erano appena aperte le porte, non era la mia, ma non mi interessava. Invece a Luca si chiusero le porte in faccia e non riuscì a raggiungermi. A quel punto mi girai e alzai il terzo dito finché lui non sparì dalla mia vista. Anche lui aveva le lacrime agli occhi. Forse aveva capito che mi stava perdendo veramente.
Appena uscita dalla metro mi misi a correre su per le scale precipitandomi fuori, saltando i tornelli, non perché non avessi il biglietto o la tessera, ma a causa della foga di andarmene da quel posto. Quando fui finalmente fuori mi guardai intorno. Non riconobbi dove mi trovavo. Allora mi voltai a guardare l'indicazione della fermata. Feci un rapido conto mentalmente e mi resi conto che mancavano altre tre fermate per arrivare a casa. Sbuffai. Non avevo voglia però di riprendere il mezzo sotterraneo. Sentivo il bisogno di camminare e di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa non fosse correlata al mio ex. Eh sì, ormai era il mio ex. Non ci avevo ancora riflettuto sopra e non ce ne era neanche la necessità. Presi le cuffie, come di solito facevo quando avevo del tempo da trascorrere da sola, e toccai con il pollice il pulsante Play di una canzone ben precisa: Lose Yourself di Eminem. Aveva sempre avuto un significato particolare per me. Rappresentava tutte quelle volte che volevo dimenticare le delusioni della vita reale e immergermi nella musica che é stata da sempre la mia via di fuga. A volte si pensa che una canzone sia stata fatta proprio al caso di chi la ascolta e per quell'occasione in cui la si sta ascoltando. Io so che non é così, ma quando si fa una canzone propria e le si dà un'interpretazione tutto cambia e allora sì che quella determinata canzone diventa di proprietà della persona che la ascolta. Può sembrare una cosa complicata a chi non ha la mia stessa passione per la musica, ma io credo che il mio amore per la musica derivi dalla mia immedesimazione in ogni singola canzone che ascolto.
Lose Yourself mi tirò su di morale e mi portò via dal mondo reale per catapultarmi nell'universo puro della musica.
Ne uscii una trentina di minuti più tardi quando arrivai a casa mia. Appena entrai mia mamma si accorse subito che io non ero di buon umore. Mi chiese cosa fosse successo e io glielo spiegai e un po' quel peso che era rimasto sul mio cuore si affievolì. Finito il racconto lei iniziò a dire tutte quelle cose che le mamme dicono quando vogliono aiutarti a passare un brutto momento e che la maggior parte delle volte di fanno arrabbiare ancora di più. Ma quella volta ebbero l'effetto contrario e io mi calmai. Poi presi un foglio, una matita e una gomma e disegnai. Il disegno é un'altra delle mie passioni e mi rilassa. Ciò che venne fuori dalla mia mente che comandava la mia mano fu qualcosa di completamente non calcolato.Guardai il foglio e sorrisi soddisfatta dopo ben tre ore di lavoro. Il cuore mi aveva guidata a quel risultato. Non avevo pensato neanche un momento a ciò che sarebbe venuto fuori, avevo agito d'istinto, portata dolcemente, come una nave che avanza su un fiume dalle acque calme, verso un'interpretazione di ciò che il mio cuore immaginava. Non mi interessava tanto se fosse bello quel disegno, ma il suo significato era il punto focale della mia attenzione. Quel volto rappresentava un nuovo inizio. Rialzarsi dopo essere caduti. Gli occhi azzurro cielo e senza nuvole rappresentavano la mia liberazione e il poter vedere chiaro in ciò che stavo vivendo. L'espressione serena: quella che io in quel momento potevo finalmente volgere al futuro. Non avrei avuto più problemi con lui escludendolo dalla mia vita. Si era avverato ciò che Lucrezia voleva e neanche lei sarebbe stata d'impiccio. Niente mi avrebbe più dato fastidio. A quel punto mi stiracchiai, mangiai qualcosa e iniziai a fare i compiti.
E per quel giorno non pensai più a Luca.La mattina del giorno dopo mi svegliai riposata. Iniziai a canticchiare chissà quale canzone. Quando incontrai Jen al nostro solito posto, lei mi chiese, guardandomi in modo strano e con un sorrisetto singolare: "Come mai tutta questa gioia?" Io allora le risposi spensierata, quasi con voce infantile: "Non lo so!"
Lei mi guardò dritto negli occhi, cercando di capire se ci fosse qualcosa sotto a quella mia espressione e chiese: "Luca?"
Quella parola mi colpì come un coltello che viene conficcato nel cuore. Ma quella volta il mio cuore era protetto da una corazza, come un giubbotto antiproiettile. Il battito del piccolo soldato-cuore si era fermato per un attimo. Poi era andato avanti e il cuore aveva ricominciato a battere, come se avesse superato un ostacolo di cui inizialmente aveva avuto paura. Aprii meccanicamente la bocca e parlai: "Lui adesso è fuori dalla mia vita. Ieri ha osato parlarmi cercando di chiedermi scusa, ma non gli ho dato altre chance. Ho ribadito ciò che avevo già detto. Ormai lui è il passato. E ho chiuso con lui".
"Ah, scusa" era rimasta pietrificata dalla freddezza delle mie parole.
"Non ti devi scusare con me. Non é colpa tua. É solo colpa di Luca".
A quel punto cambiai discorso e le chiesi di come stesse andando tra lei e Marco. Mi disse che erano usciti ed erano andati a ballare in un locale d'élite. Si era divertita tanto, cosa che reputava strana perché non le era mai piaciuta la musica classica. Io a quel punto osservai che probabilmente era stata la presenza di Marco a rendere tutto più bello e magico. E lei si disse d'accordo. Mentre mi parlava i suoi occhi brillavano come quelli di un bambino che rivede la propria mamma dopo tanto tempo. Era una visione dolcissima. Probabilmente anche io avevo avuto lo stesso sguardo quando stavo con lui. E ormai quell'espressione era scomparsa, rasa al suolo e ripiazzata dalla più completa indifferenza.Ciao a tutti!!!! Ci ritroviamo qui e con un altro capitolo che spero vi sia piaciuto. Se questo piccolo ha fatto breccia nel vostro cuore scrivetemi nei commenti (anche se non vi é piaciuto) e votate.
P.S. il disegno che trovate in questo capitolo l'ho fatto io, quindi pregasi di non copiare e se lo utilizzate da qualche parte citatemi.
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Il bad boy diventa dolce❤
RomanceIl classico bad boy, di nome Luca, della situazione, sembra che voglia sedurre una ragazza normale e senza pretese come Jessica. Lei ha 16 anni e va al liceo scientifico, è alta, magra, occhi color Nutella e capelli castani. Odia Luca fin dal primo...