I giorni successivi non ebbi neanche il tempo di pensare a lui perché le due settimane seguenti erano state un concentrato di verifiche e interrogazioni e non mi avevano permesso di avere neanche un attimo libero per me.
Appena avemmo un attimo di libertà Jen si mise a organizzare un'uscita di gruppo per noi. Io ero assolutamente contrariata, avevo bisogno di una pausa dopo tutto quel 'lavoro di cervello'. E poi non mi andava. Ma non volle sentire ragioni, diceva che avevo bisogno di uscire e di prendere un po' d'aria dopo tutti quei giorni passati a casa a studiare e dopo la mia relazione finita male. A quel punto mi ero estraniata dal mondo e avevo cominciato a riflettere sulla parola 'mia'. In effetti quella era stata solo la mia relazione, come se la componente maschile (Luca) fosse, non mancata, ma stata falsa. Come un fantasma. O una maschera dietro la quale si celava un'altra persona. Sì, forse la seconda similitudine rappresentava meglio come Luca aveva agito nei miei confronti. Doveva aver incollato proprio bene quella maschera per non farmi comprendere cosa si celasse dietro. Mentre rifletteva su quelle cose, Jen mi scosse. Probabilmente si era accorta che non la stavo più ascoltando, così mi disse: "Hey tesoro, mi hai ascoltato?"
Io la guardai imbarazzata e risposi: "Ehm più o meno"
"Va bene te lo ripeto. Stavo dicendo che tu devi assolutamente venire sabato sera alla festa che organizza Marco a casa sua, é per il suo compleanno, ci sarà un sacco di gente e tu devi assolutamente distrarti un po'. Rimanere a casa, non se ne parla. Poi ti metteresti a pensare troppo come fai di solito e ti farebbe solo male. Tesoro vero che hai invitato un sacco di ragazzi carini?" disse quest'ultima frase rivolgendosi a Marco che era di fianco a noi, teneva la mano a Jen e ascoltava zitto zitto.
"Che cosa intendi per ragazzi carini?"
"Quelli che facciano divertire un po' Jess, tu invece sarai esclusivamente mio"
A quest'ultima frase Marco sorrise e diede un tenero bacio sulla guancia della sua ragazza. Io guardai male Jen e le dissi che ero stanca e che avevo bisogno di riposare, ma lei mi rispose: "Guarda che so che é solo una scusa! Vedrai che ti farà bene!"
"Jen io non ne ho voglia. Poi non conosco nessuno"
"Non é vero, tu sei sempre stata brava a fare amicizie soprattutto quando si tratta di maschi. Io non ti chiedo di fidanzarti con qualcuno, ti chiedo solo di lasciar stare ciò che é successo e di andare avanti come facevi prima"
"Ma é quello che sto facendo!"
"Non é vero, prima ti piaceva uscire fuori con gli amici e conoscere nuova gente. Non eri mica tu quella che voleva sempre andare a parlare con i ragazzi che non conoscevamo e a farti avanti?"
"Sì, é vero, ma adesso non ne ho voglia. Anche prima a volte ero stanca e non sempre si ha bisogno di uscire o andare a festeggiare se non c'è niente da festeggiare!" la guardai con occhi vacui e lei scosse la testa.
"Signorina Jessica Trust io ti obbligo a venire sabato! Non me ne frega assolutamente nulla se non sei d'accordo!"
"Allora io mi vesto da barbona" risposi con indifferenza.
"Non fare la bambina, hai dei vestiti bellissimi e se non lo vuoi fare tu, li sceglierò io per te!"
"E io non li metterò"
"Te li infilerò a forza!"
A quel punto intervenne Marco, dopo aver alzato gli occhi al cielo: "Ragazze state calme! A me Jess farebbe molto piacere che tu venissi, sei la mia migliore amica ed é il mio compleanno, sarei molto dispiaciuto se tu non venissi solo perché non ne hai voglia"
Io alzai le mani e dissi: "Ok vengo, ma solo perché é il tuo compleanno Marco". Sul viso di Jen si allargò un sorriso a trentadue denti, diede a me un bacio sulla guancia e poi un lungo bacio sulle labbra al suo ragazzo. Io li guardai alzando un sopracciglio come a dire: "Proprio qui dovete farlo?" Ma in realtà non mi dava fastidio, era solo un modo di dire che io non ero d'accordo con loro. Finita la lunga effusione, io li lasciai. Non avevo voglia di tornare a casa però. Così presi la metro, scesi alla mia fermata, arrivai fino davanti a casa, ma non mi fermai. Andai avanti. Conoscevo un posto che era sempre isolato. Non ci ero mai andata prima. Ci ero sempre passata di fianco quando andavo a nuoto e non vi avevo mai visto anima viva. Quel posto mi aveva sempre affascinato, c'era un'immobilità innaturale in quel paesaggio che mi dava pace. Come se lì e solo in quel posto il tempo si fosse fermato per l'eternità e nessuno avrebbe potuto farlo ripartire. Mi ricordo che una volta mi ero fermata a guardare quel parco e avevo chiuso gli occhi. Nessun pensiero mi aveva attraversato la mente per quei cinque secondi in cui le mie palpebre si erano estese per tutti i miei occhi. Il senso di pace e tranquillità era gradualmente sparito quando io avevo iniziato ad andare via. E in quel momento mi stavo dirigendo proprio lì, per entrare in quel mondo immobile e rimanerci, se non per sempre, almeno per un po'. Mi misi a fischiettare a caso finché non arrivai a quel parco. Rimasi immobile per un attimo e poi mi scossi. Mi incamminai verso l'immobile altalena davanti a me. Mi avvolse ancora una volta quel senso di perfezione e solitudine allo stesso tempo, lo sentii annidarsi nelle mie vene fino ad arrivare al mio cuore che perse un battito. Mi sedetti piano piano sull'altalena come a rispettare il rigoroso silenzio e l'immobilità di quel posto. Un cric segnò il fatto che mi fossi seduta. Quell'altalena doveva essere stata ferma almeno per alcuni decenni. Cric cric cric, faceva l'altalena che piano piano facevo muovere. Le punte dei miei piedi spingevano lentamente la terra, come se fossero dei piedi fatati. Un po' di polvere si levò dal terreno. Sembrava polvere magica. La guardai appoggiarsi a terra piano piano. Quella visione mi restituì un senso di pace di cui avevo veramente bisogno. Inspirai ed espirai profondamente l'aria fresca che mi pizzicava dolcemente il naso. Ancora cric cric cric, ma quel rumore non mi dava fastidio, anzi mi dava speranza. Compresi solo dopo perché.
Esso rappresentava me stessa, io potevo ricominciare a funzionare, avevo solo bisogno di una piccola spinta.
Non faceva freddo, ma neanche caldo, era una temperatura di mezzo, era perfetta. Intonai alcune note a bassa voce. Non appartenevano a nessuna canzone, quelle note appartenevano solo a me e a quel posto. Dopo un po' mi alzai e ruppi la magia che si era creata. Dovevo tornare alla realtà, non potevo rimanere imprigionata in quel sogno più a lungo di così. Mi alzai a fatica e tornai lentamente a casa ascoltando la musica, cullata da 'Human' cantata da Rag'n'Bone Man.Arrivò sabato piano piano, con la stessa lentezza con cui io mi ero alzata dall'altalena qualche giorno prima. Io avevo ribadito più volte che non avevo voglia di andare alla festa di Marco, ma Jen si era sempre impuntata e aveva scelto per me un vestito (nella foto): era lungo e di color crema-beige, una cintura d'oro e un ricamo in pizzo, sempre dello stesso colore del vestito, che faceva da raccordo tra il collo e la scollatura a cuore. Aveva scelto delle scarpe col tacco sempre beige e mi aveva truccata solo con uno smokey eyes e un po' di mascara. Appena aveva finito la sua 'opera d'arte', come l'aveva chiamata lei, mi aveva rivolto un sorrisone a cui io non avevo potuto che rispondere con un altro sorriso. Dopotutto la serata sarebbe potuta rivelarsi un po' meno noiosa di quanto avessi previsto. Dal canto suo lei aveva messo un vestito (nella foto) con una spallina, sfumato prima dal bianco al nero, poi ritornava al bianco che andava a finire in un rosa chiaro. Aveva scelto delle scarpe rosa-fucsia col tacco da abbinare a un ombretto rosa chiaro e a un rossetto il cui colore riprendeva quello delle scarpe. Ultimato anche l'ultimo ritocco si era applaudita da sola e io avevo accennato a un sorriso e lei, vedendolo, aveva detto: "Jess, allora non sei poi così svogliata! Secondo me ti divertirai un mondo!" In quel momento io avevo ripensato al parchetto immobile e avevo desiderato di trovarmi ancora lì senza problemi e senza nessuno.
Ciao a tutti!!!!!! Rieccomi qui con un nuovo capitolo. Volevo pubblicarlo a San Valentino, per farvi un piccolo regalo, ma alla fine non ci sono riuscita. Spero che questo capitolo vi piaccia e se é così votatelo, se invece avete qualcosa da dire, qualsiasi cosa, scrivetemela pure in un commento. Grazie a tutti voi che continuate a leggere il mio libro❤
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Il bad boy diventa dolce❤
RomanceIl classico bad boy, di nome Luca, della situazione, sembra che voglia sedurre una ragazza normale e senza pretese come Jessica. Lei ha 16 anni e va al liceo scientifico, è alta, magra, occhi color Nutella e capelli castani. Odia Luca fin dal primo...