Capitolo 5

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Quella sera Dario aveva organizzato una festa a casa sua per le sette e mezza e ci sarebbe stata quasi tutta la scuola più tutti i ragazzi e le ragazze che Dario e soprattutto Luca conoscevano.
Io e Luca non avevamo parlato tutto il giorno non so perché. Lui non mi aveva rivolto la parola e quando io mi giravo verso di lui, lui si girava dall'altra parte e mi dava sui nervi. Non so perché facesse così, sembrava sempre soprappensiero, assente.
Dopo la scuola andai a casa di Jen perché così ci saremmo preparate per la festa. Io mi ero portata in borsa, oltre alle cose per scuola, tre vestiti di cui dovevo sceglierne ovviamente solo uno e avevo anche a dietro la pochette e gli smalti da abbinare all'abito che avrei scelto.
Jen era in ansia perché non sapeva cosa scegliere per far colpo definitivamente su Marco. Mentre io ero abbastanza tranquilla. Intanto Jen continuava ad andare avanti e indietro per la sua camera, era isterica e mi stava veramente stressando, non riuscivo a pensare. Allora le urlai: "Basta! Stop!" Lei si fermò un attimo e mi chiese con voce innocente: "Cosa c'è? Non essere agitata!"
"Io? Agitata? Ma per favore! Tu stai camminando per questa camera istericamente perché non sai cosa metterti e vuoi fare colpo su Marco. Adesso scelgo io. Allora... (chiusi gli occhi, girai in tondo e indicai un vestito) scelgo questo!"
"Sembra che stai scegliendo un pokemon" disse Jen ridacchiando e con lei risi anche io. E le diedi il vestito che avevo indicato. Era un abito corto di pizzo color blu notte (il vestito nella foto). Scelse delle décolleté azzurre e decise di disegnare sulle sue unghie la volta stellata (nella foto). Mentre lei si preparava il trucco e le unghie, io dovevo ancora decidere cosa mettere e la scelta fu ardua perché mi piacevano molto i vestiti che avevo portato con me. Avevo preso un vestito bianco corto con una cintura nera e del pizzo sempre di colore nero applicato che faceva anche da spallina. Poi un vestito corto attillato che sfumava dal bianco al lilla senza spalline e con la scollatura a cuore. E per ultimo un vestito nero corto con una scollatura a cuore e molto ampio sulla gonna. Alla fine scelsi il vestito bianco corto(nella foto). Misi un filo di eyeliner e mascara. Abbinai al tutto delle décolleté nere e come smalto sulla base trasparente feci delle decorazioni nere (nella foto). Ci mettemmo un po' prima di essere pronte perché si sa che le ragazze devono controllare di essere perfette prima di andare a una festa e Jen lo voleva essere al massimo e infatti era stata un botto a rifarsi il trucco perché doveva essere perfetta in ogni minimo dettaglio. Per esempio se la linea di matita nera non era perfettamente simmetrica a quella dell'altro occhio lei non si accontentava. Infatti passò circa due ore a mettersi a posto il trucco mentre io la aspettavo già pronta per uscire.
Marco sarebbe arrivato a prenderla alle cinque e lei alle cinque meno cinque si stava mettendo le scarpe e pochi secondi dopo era pronta, meno male. Così Marco suonò al campanello, lei mi chiese per l'ultima volta se stava bene e io le dissi di sì, era favolosa, e le dissi anche di stare calma. Fece un respiro profondo e aprì la porta a Marco e uscirono insieme. Io sarei rimasta lì fino alle sette perché la festa iniziava alle sette e mezza e per arrivare da casa di Jen a casa di Dario ci voleva poco meno di mezz'ora. Non avevo voglia però di andare a casa di Dario in autobus e quindi decisi di tornare a casa mia per prendere la moto. A casa mia non c'era nessuno perché mio fratello era uscito con i suoi amici e mia mamma era andata a fare la spesa. Avevo casa tutta per me. Che bello! Mi spaparanzai sul divano e accesi la televisione sul mio canale preferito: Giallo. C'era un'altra delle mie serie preferite: Bones. Intanto mi tolsi le scarpe e misi la sveglia alle sette per ricordarmi di andare alla festa. Andavo alla festa da sola perché nessun ragazzo mi aveva chiesto di venire con lui, a parte Jen, ma volevo lasciarla sola con Marco, anche perché se no mi sarei sentita come il terzo incomodo. Così passai tutto il pomeriggio sul divano a vedere Bones finché non suonò la sveglia. Così presi il giubbotto, le chiavi, i soldi e chiusi casa. Salii sulla mia moto da cross e misi il casco. Venticinque minuti dopo arrivai a casa di Dario e c'era già gente. Dario intanto stava salutando le persone che arrivavano. Così mi tolsi il casco e andai a salutarlo. Posammo i giubbotti e li appendemmo a dei giganti appendiabiti. A casa di Dario tutto era gigante, infatti era perfetta per le feste e ogni anno lui ne faceva tantissime in cui invitava tutti quelli che conosceva, ovvero metà mondo. Alle sue feste c'era chiunque e infatti era lì che avevo conosciuto molte ragazze e ragazzi del mio liceo soprattutto più grandi. Dario a scuola e ovunque era molto popolare e conosceva chiunque, ma quello che in realtà gli faceva conoscere le persone era Luca, soprattutto perché tutte le ragazze cadevano ai suoi piedi. Dato che non c'erano ancore persone che conoscevo, mi sedetti su uno sgabello vicino al bar a casa di Dario e presi una birra. Il barista era un ragazzo con i capelli ricci, una maglietta a quadri blu e rossa aperta che mostrava una canotta bianca sotto a far risaltare i suoi muscoli, dei pantaloni strappati blu chiaro, aveva la pelle scura e un tatuaggio di un'ancora sul bicipite. Era veramente muscoloso e carino.
Si chiama Daniel e lo conoscevo già perché tutte le volte che venivo alle feste che organizzava Dario, io e Jen andavamo sempre al bar e ci serviva Dan e di solito scambiavamo qualche parola con lui prima di andare a ballare. Mi salutò anche quel giorno. Chiacchierammo e mi servì la birra. Mi chiese anche: "Dov'è Jen?"
"È con Marco perché avevano un appuntamento. Dovrebbe essere qui a momenti."
"Ah ok. Tesoro, tu non hai ancora un partner?"
"No..."
Non feci in tempo a finire la frase che all'improvviso si sedette di fianco a me Luca e mi disse all'orecchio che mi doveva parlare e mi portò via mentre io cercavo di salutare Dan. Poi ci fermammo vicino a un muro, dove la musica si sentiva di meno.
"Cosa c'è di così tanto urgente?" chiesi a Luca.
"Quello ci stava provando con te"
"Quello si chiama Daniel ed è un mio amico"
"Ammetti però che ci stava provando con te"
"No. Non è vero"
"Ti ha chiesto se avevi un partner"
"E allora?"
"Basta. Ho ragione e adesso balliamo"
Non feci in tempo a rispondere che mi mise il dito davanti alla bocca e mi trascinò in pista. Luca ballava davvero bene. Per forza con tutte le ragazze che aveva portato alle feste! Dopo varie ore che avevamo passato a ballare insieme il dj iniziò a mettere canzoni più lente e io gli misi le braccia al collo e ci guardavamo negli occhi. Quegli occhi verdi, favolosi. Mi sentivo stordita e non avevo bevuto molto. Forse era a causa sua. Ci allontanammo pian piano dalla mischia e ci ritrovammo e ballare vicino a una parete. Luca mi spinse contro la parete, mi bloccò e mi baciò passionalmente. Io cercavo di liberarmi e quando ci riuscii ero molto, ma molto arrabbiata. Gli diedi uno schiaffo e gli urlai contro: "Ma che fai? Io non sono una di quelle con cui puoi giocare come vuoi!"
"Ma io non ho fatto niente!"
"Non fai mai niente! Non sono una delle tue bambole! Non ti puoi approfittare di me! Non puoi fare il geloso, ballare con me tutta la sera e dopo baciarmi come se fossi la tua ragazza perché non lo sono! E non sono nemmeno una zoccola con cui puoi fare così e poi te la dà anche! Puoi scoparti Lucrezia se vuoi, tanto quella se le dici cazzo lei si inginocchia"
Mi girai e me ne andai il più velocemente possibile. Mi mancavano circa dieci metri per arrivare alla moto e sfrecciare via da quella maledetta festa. Ma Luca mi prese la mano e mi girò e io gli urlai: "Non mi toccare!"
E lui: "Jess, lasciami spiegare"
"No. Tu non mi devi spiegare proprio un bel niente" e mi liberai dalla sua presa.
"Jess, dai. Non te ne andare"
Ormai avevo già inserito le chiavi e il motore già rombava e non sentii le sue ultime parole, ma se anche le avessi sentite non gli avrei dato retta. Lui cercò di corrermi dietro, ma la moto andava troppo veloce e io non avevo alcuna intenzione di tornare indietro. Sentii che gridava il mio nome e basta. Appena arrivata a casa mi tolsi le scarpe, il vestito, mi struccai e mi buttai sul divano dato che era l'unico posto libero. In camera mia c'era anche mio fratello che dormiva e in camera dei miei c'erano i miei genitori, in cucina non volevo stare e nemmeno in uno dei bagni, così rimasi sul divano della sala.
Stringevo i pugni tanto forte che le unghie mi si conficcarono nella pelle, ma tanto non mi importava il dolore, ero solo arrabbiata. Rimasi lì così finché Jen non mi chiamò. Saranno state circa le tre. Le risposi: "Che c'è?"
"Dove sei finita?"
"Dove vuoi che sia? A casa mia"
"Perché non sei alla festa?"
"Chiedilo a Luca"
"No, adesso vengo da te e mi spieghi tutto"
"Senti, Jen, non ho voglia di parlarne"
"Non me ne frega"
"Poi tu ti devi divertire con Marco"
"Tu sei amica di Marco e anche lui vuole sapere cos'hai"
"Ok. Ma mi dovete promettere di non dire a nessuno che sono arrabbiata con Luca"
"Sì certo cara"
Dopo mezz'ora Jen mi venne a citofonare e io aprii. Ero in pigiama quando i miei due amici entrarono in casa mia. Li abbracciai e loro ricambiarono e poi ci sedemmo tutti sul mio divano e io ero al centro. Così mi chiesero cosa fosse successo, io mi alzai e da brava attrice recitai la piccola commedia. Dopo che ebbi finito di raccontare Jen mi abbracciò forte e si aggiunse anche Marco all'abbraccio di gruppo. Mi dissero che era un idiota ad avermi trattata così, che lui non mi meritava. Poi, dato che era molto tardi, saranno state le quattro e mezza passate di mattina, Marco accompagnò a casa Jen e ci salutammo. Rimasi sul divano a pensare e mi addormentai pian piano con i pensieri che mi vorticavano violentemente in testa.

Hey raga! Sono riuscita a finire il capitolo per Nataleeee! É ormai finita la scuola e per altri il lavoro. Sono davvero contenta che vi piaccia la mia storia! Pubblicherò il prossimo capitolo a Capodanno. Se vi è piaciuto questo capitolo votate e scrivetemi tanti, tanti commenti!

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