Capitolo 7

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Mancava una settimana all'inizio di maggio e poco più di un mese alla fine della scuola e all'inizio delle vacanze estive. Non avevamo ancora fatto progetti precisi, ma una cosa la sapevo con certezza: avrei passato tutte le vacanze con la mia migliore amica Jen. Ero veramente felice che finalmente avremmo fatto delle vacanze insieme io e lei e forse senza i nostri genitori. Saremmo potute andare senza di loro, a costo di sorbirci mio fratello, a Ravenna dove i genitori di Jen avevano affittato una casa. Non vedevo l'ora!
Mi risvegliai dai miei sogni. Ero sulla metro per andare a scuola, un'altra giornata di scuola stava per iniziare. Questa volta però ero da sola. Mi piaceva stare da sola perché così potevo pensare, stare ad ascoltare la musica senza che nessuno mi disturbasse e poi la musica mi metteva sempre di buon umore. Era la cura per qualsiasi cosa, qualsiasi dolore, qualsiasi sentimento. A volte mi stupivo come un cantante o una cantante potesse scrivere una canzone apposta per te o per una situazione che stai vivendo, ma poi mi dicevo che forse era perché io interpretavo la canzone a modo mio e qualsiasi altra persona l'avrebbe interpretata in modo diverso. Ma dava un senso di importanza pensare che qualcuno avesse scritto una canzone apposta per te. Arrivai a scuola raggiante e andai a salutare Fra che stava parlando con Dylan e Tony, due nostri compagni di classe. Mi salutarono tutti e iniziammo a parlare del test di scienze che avremmo dovuto fare il giovedì successivo. Dylan é molto alto, biondo, occhi azzurri, molto sicuro di sè, mi stava davvero simpatico, era muscoloso e giocava a rugby insieme a Tony. Tony invece aveva il viso dolce i capelli castani chiari e gli occhi chiari tra il castano e il verde, era molto simpatico e più o meno alto come Dylan. Poi suonò la campanella e ci sedemmo ai nostri posti. La prima lezione era quella di italiano in cui dovevo stare attenta e prendevo sempre appunti, ma quella volta ci fu qualcuno a distrarmi: Luca. Continuava a muovermi il braccio e io non riuscivo a scrivere, allora gli dissi: "Smettila, sto prendendo appunti! Se vuoi parlarmi di qualcosa dimmela dopo"
"No, é importante."
"Adesso non ti posso ascoltare, dimmela durante il cambio dell'ora"
"Dai... É urgente"
"No. Dopo"
"Ok" disse sbuffando con aria rassegnata.
Così al cambio dell'ora mi girai verso di lui e gli chiesi cosa volesse dirmi e lui mi rispose: "Il 10, sabato prossimo ci sarà il mio compleanno e sabato sera terrò a casa mia una festa e volevo invitarti. La festa si terrà alle sette."
"Ma dovevi dirmi solo questo? Non era così importante!"
"Sì invece, la mia festa é la cosa più importante di tutte! E comunque rispondi a questa domanda: Tu vieni?"
"Ci penserò..." dissi facendo finta di pensare.
"Dai Jess, io ci tengo!" mi disse lui quasi implorante.
"Davvero?" dissi con voce falsamente dubbiosa e un sorrisetto sulle labbra.
"Sì davvero" mi disse seriamente.
"Va bene vengo"
Mi fece un sorriso che andava da un'orecchia all'altra. Il suo sorriso fece sorridere anche me.
"Ah, può venire anche Jen?"
"Sì, certo"
Così andai da Jen e glielo dissi, lei era contentissima e poi mi disse con un sorrisetto malizioso: "Jess... Ma... Perché Luca non poteva dirtelo all'intervallo?"
"Beh, magari perché se no se lo dimenticava..."
"Sicura? Io non credo..."
"Avrà avuto delle sue motivazioni, non lo so..." dissi con voce vaga.
"Se, le sue motivazioni riguardano il vostro rapporto"
"Cosa stai insinuando?" le chiesi facendo finta di non capire dove stesse andando a parare.
"Non so... Sei tu l'interessata..." disse lasciando la frase in sospeso.
"Noi siamo solo amici" dissi calcando la parola "solo".
"Se lo dici tu" rispose Jen dubbiosa.
La guardai male e poi tornai a posto perché la prof era ormai arrivata e chiedeva a tutta la classe insistentemente di stare zitta e tornare ai propri posti. La giornata continuò in tranquillità e così passò anche la settimana successiva tranquillamente, anche perché in scienze avevo preso 8 ed ero molto contenta. Giovedì io e Jen eravamo andate a fare shopping per comprare dei vestiti per la festa, anche se alla fine entrambe avevamo preso una maglietta e avremmo usato delle gonne nere a vita alta che avevamo a casa. Io avevo scelto una maglietta con uno scollo a cuore con una fantasia geometrica bianca e nera e vi avrei abbinato, oltre alla gonna nera, un maglioncino tra il rosso e il rosa salmone (nella foto) insieme a delle décolleté nere. Avevo deciso di mettere anche il maglioncino perché era ancora inizio maggio e faceva ancora un po' fresco. Mentre Jen aveva comprato una maglietta a righe nere e bianche e vi avrebbe abbinato un giubbotto senza maniche, delle calze lunghe nere e delle Jeffrey Campbell nere che la facevano altissima (nella foto), con quelle scarpe era più alta di me, mentre normalmente era poco più bassa. Ci mancava solo il regalo per Luca. Jen aveva deciso di regalargli una maglietta bianca con la scritta bordeaux della Vans, mentre io avevo preso per lui una felpa nera con su una scritta dorata che diceva: Life is crazy! Era una felpa molto larga di cui mi ero innamorata e avevo deciso di regalargliela. Ero veramente felice di quel regalo.
Dopo aver fatto shopping ci salutammo e tornammo a casa. Mancava solo venerdì prima della festa e io ero sia felice che agitata. Agitata perché mancava poco alla festa e felice per troppe cose. Ero in buoni rapporti con Luca, mancava poco alla fine della scuola e all'inizio delle vacanze ed ero per principio di buon umore in quei giorni. Dopo aver pensato un po' a tutte quelle cose mangiai e poco dopo mi addormentai.
La giornata di venerdì passò molto velocemente e avevo parlato tutto il tempo con Luca della festa e lui aveva cercato di scoprire come mi sarei vestita, come mi sarei truccata e che regalo gli avrei fatto, ma io ero stata zitta muta ed ero riuscita a mantenere il segreto. Mi aveva anche scherzosamente minacciato dicendomi: "Se non me lo dici io ti prendo le scarpe e non te le ridò più" e fece finta di provare a rubarmi le scarpe e io scappai da lui, ma lui era più veloce di me e riuscì ad acchiapparmi e mi prese in braccio e mi riportò in classe come se fossi un sacco di patate mentre io battevo i pugni sulla sua schiena ed ero visibilmente in imbarazzo. Mi mise giù solamente quando fummo in classe di fianco al suo banco e mi appoggiò su di esso. Io cercai di liberarmi dalla sua stretta perché mi teneva ancora ancorata a lui e non voleva lasciarmi. Io cercavo di liberarmi dandogli dei pugnetti sul petto mentre ridevo e lo imploravo di lasciarmi. Poi mi disse con falsa innocenza: "Ma io ti sto solo abbracciando! Ma se non vuoi che ti abbracci ti lascio" e io gli risposi: "Ok... Però non 'abbracciarmi' così forte". Così il nostro "litigio" finì in un abbraccio. Tutto questo accadde all'intervallo e avevamo decisamente dato spettacolo, cosa che da una parte mi imbarazzava, dall'altra non mi dispiaceva affatto.
Quando tornai a casa mi misi a fare più compiti possibili in modo da avere la domenica libera.

Il giorno dopo arrivai al solito posto in cui io e Jen ci incontravano e la vidi lì ad aspettarmi, lei andai incontro e la abbracciai. Lei, dopo avermi abbracciata a sua volta, mi disse con un sorrisetto malizioso: "Pronta per sta sera?"
"Certo chérie" le risposi sorridendo e facendole l'occhiolino.
Intanto ci incamminammo verso scuola e ci mettemmo d'accordo per andare a casa mia dopo scuola a prepararci per la festa di quella sera. La mattinata passò velocemente e arrivò il suono della campanella e tutti uscimmo dalla classe. Io tornai a casa con Jen. Mangiammo le cotolette con il ketchup e poi iniziammo a prepararci. Lei ci metteva sempre un botto a truccarsi, sembrava che dovesse restaurare un quadro. Infatti lei si vestiva sempre prima di truccarsi perché se no a volte non sarebbe riuscita a vestirsi. Mentre io mi truccavo velocemente. Infatti alle tre e mezza ero già completamente pronta: truccata e vestita. Invece Jen rimase a prepararsi fino alle sei. Io rimasi lì al cellulare a guardare sulla pagina Facebook di Jen gente a caso, tanto per fare qualcosa. Quando finalmente Jen finì di cambiarsi dissi le solite parole: "Alleluia! Ce l'hai fatta polentona!" e ci mettevamo sempre a ridere.
"Su chèrie. Per fortuna abbiamo ancora quaranta minuti per fare quello che vogliamo senza però rovinarci i vestiti, ok?"
"Ok... Lotta coi cusciniiiii!" iniziò a gridare lei e io la fermai.
"No, non adesso"
"Allora cosa proponi di fare genio?"
"Andiamo in giro a caso in moto"
"Questa é un'idea sicuramente migliore" disse con sarcasmo.
"Allora chèrie cosa proponi?"
"Ah boh"
"Buono. Ok, prendi la moto e andiamo"
"Ok"
Così salimmo sulle nostre moto a andammo a fare qualche giro ad alta velocità sulla superstrada appena fuori città.
Quando mancavano ormai venti minuti alle sette urlai a Jen che dovevamo andare e mi seguì.
Esattamente venti minuti dopo eravamo davanti a casa di Luca.
Ci togliemmo i caschi, suonammo al campanello e rispose la voce profonda di Luca che, dopo aver avuto una risposta al suo "Chi è?", ci aprì. Prendemmo l'ascensore e salimmo all'ottavo piano dove abitava Luca. Tutte le persone che erano a quella festa erano sicuramente già state lì, per un motivo o per un altro più di metà della scuola era stata a casa sua. Casa sua era all'ultimo piano e da sopra si poteva vedere quasi tutta la nostra città. Al primo piano di casa sua c'era il salotto che, privato di quasi tutti i mobili, sembrava gigante vista così. Al secondo c'erano le camere e al terzo e ultimo piano c'era la magnifica terrazza che dava su tutta la città, non ci ero mai stata, ma doveva essere favolosa la vista da lassù. Appendemmo i cappotti agli appendini. C'era già un po' di gente e continuava ad arrivarne altra. Poco dopo ci venne a salutare Luca che subito dopo andò a salutare altre persone.
Io e Jen ci spaparanzammo sulle poltrone e aspettammo Marco finché lui non arrivò. Ci vollero ben venti minuti prima che Marco arrivasse e quando arrivò, noi andammo incontro a lui e io gli dissi, facendo finta di lamentarmi: "Il solito ritardatario" e poi gli sorrisi e lo abbracciammo. Poco dopo iniziarono a mettere su la musica e tutti si misero a ballare tranne me che non avevo un partner.
Così andai dove venivano serviti i cocktail e gli alcolici e iniziai a bere tanto per passare il tempo.
Finito di bere il quinto bicchiere e iniziato il sesto si avvicinò a me un ragazzo che doveva avere qualche anno più di me.
...

Sciauuuu a tuttiiiii! Sono riuscita a scrivere questo capitolo! Sono contentissima di tutte le visualizzazioni di questa storia!!!!!!!! Comunque la serata di Jessica non finisce qui, anzi il resto della sera sarà mooolto movimentato, ma non vi anticipo niente. Al prossimo capitolo!

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