Capitolo 2

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Ci divertimmo un mondo io e lui a casa mia. Il secondo giorno in cui lui era a casa mia avevamo dovuto studiare per la verifica di latino del giorno seguente. Avevamo studiato circa centocinquanta vocaboli a memoria ed eravamo stati tutto il tempo sui libri. A parte quando avevamo fatto merenda con due brioche, una alla crema per me e una alla marmellata per lui.

Il giorno dopo eravamo usciti di pomeriggio ed eravamo andati al cinema a vedere un film d'azione di nome: The Changer. Parlava di un ragazzo che avrebbe cambiato il destino dell'universo in campo scientifico e grazie a una sua invenzione si sarebbe stati capaci di navigare nello spazio verso nuovi mondi. Però degli alieni venuti dal futuro lo volevano uccidere prima che potesse inventare questa cosa perché così gli abitanti della Terra non avrebbero potuto colonizzare e conquistare il pianeta di questi alieni. Insomma una cosa un po' complicata. Però era stato divertente perché quella stessa serata avevamo giocato in casa, facendo finta di essere dei bambini che si immedesimano nei personaggi di un film. Io ero una ragazza venuta dal futuro che voleva aiutare lo scienziato e lui faceva finta di essere uno degli alieni e io lo dovevo fermare. Io lo rincorrevo e lo prendevo da dietro facendogli il solletico (che lui soffriva, hihihi!) e lui mi implorava di lasciarlo andare e che non avrebbe ucciso lo scienziato, intanto rideva a ogni parola che diceva. Io circa cinque minuti dopo che avevo iniziato a fargli il solletico mi fermavo e lui ne approfittava per rincorrermi e, dato che io non soffrivo il solletico, mi prendeva in braccio e non voleva mettermi giù. Intanto io urlavo e gli dicevo di lasciarmi e quando finalmente lo faceva, riniziava tutto da capo. Era stato fantastico e avevamo riso come due matti mentre mio fratello ci guardava in modo strano.

Il giorno seguente avevamo avuto due ore di arte a scuola e io mi ero messa a disegnare. Stavo disegnando un cuore a metà sul confine del foglio. Poi si mise a disegnare anche Luca. Guardai cosa faceva. Stava disegnando un cuore che completava quello che stavo facendo io! Gli sorrisi e lui ricambiò. Non me lo sarei mai aspettato da lui! Gli diedi un bacio sulla guancia per ringraziarlo e continuammo a disegnare il cuore. Io feci le ali e le fece anche lui. Io azzurre e lui nere. Avevo scritto "Lo" e lui aveva continuato con "ve". Amore. Una fantastica parola che a volte veniva usata in modo sbagliato. Il vero amore. Secondo Luca non esisteva. Secondo me sì. E prima o poi l'avrei incontrato. Poi suonò la campanella della fine della lezione e mettemmo i disegni sotto il banco.
La sera andammo a dormire e successe una cosa che avrei mai voluto che succedesse. Io avevo gli occhi chiusi, ma non mi ero ancora addormentata e anche se mi fossi addormentata avrei avuto, come tutte le altre notti, il sonno leggero. Sentii che qualcuno mi tirava su le coperte e si appoggiava di fianco a me. Io aprii gli occhi e pian piano mi girai. E indovina chi vidi? Luca. Mi misi a urlare contro di lui: "Ma che cosa fai?" E lui: "Non stavi dormendo?"
"Rispondi alla mia domanda: che cosa stai facendo?" dissi scandendo bene le parole.
"Niente" disse piano.
"Come niente? Stavi mettendoti di fianco a me nel letto! E tu questo lo chiami niente?" gli urlai contro.
"Torna subito di là!"E gli indicai la porta, così lui come un cagnolino indifeso tornò in camera dei miei genitori. Come si era permesso di infilarsi nel mio letto senza chiedere? E poi perché lo aveva fatto? Figurati se lui aveva paura del buio e veniva da me per questo. Mi ero veramente arrabbiata per il suo comportamento.
La mattina dopo mi ero svegliata presto e di malumore per quello che era successo la sera prima. Feci colazione, mi lavai i denti e mi vestii velocemente per non incontrare Luca. Purtroppo era stato anche lui altrettanto veloce perché si sedette di fianco a me sulla metro. Mi iniziò a parlare dicendo: "Scusa per ieri sera, sono stato uno sciocco, avevo solo bisogno di un po' di affetto. Non volevo darti fastidio". Non mi sarei mai aspettata da lui una cosa del genere, non era il tipo che si scusava con qualcuno. O forse non lo conoscevo bene. Forse era diverso da come lo avevo sempre creduto. O forse teneva a me e per questo si comportava così. Non lo so. Fatto sta che dopo lo abbracciai e gli dissi che lo avevo perdonato.
Il resto della giornata volò liscia come l'olio.

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