Il lunedì dopo la festa mi svegliai che avevo un sonno tremendo, infatti, se mia mamma non me lo avesse detto, io avrei messo i biscotti dentro il frigorifero. Mentre andavo a scuola poi mi scrisse Jen dicendomi che sarebbe arrivata in ritardo e di non aspettarla. Così mi apprestai a entrare in quell'edificio a cui dovevo andare tutti i giorni meno che la domenica. Ero talmente assonnata che non mi accorsi nemmeno che qualcuno mi aveva fatto lo sgambetto finché non mi ritrovai quel losco figuro davanti. Sbattei le palpebre un paio di volte e lo riconobbi: era il ragazzo che avevo visto alla festa di compleanno di Marco. Mi salutò e mi guardò negli occhi dicendo con fare scherzoso: "Qualcuno ha dormito male qui" gli sorrisi dolcemente e sbadigliai per poi rispondere: "Già, ma tu cosa ci fai davanti alla mia classe?" Lui fischiettò e andò subito al punto: "Ti va di venire a fare boxe con me? Sai, io ho bisogno di qualcuno con cui allenarmi e tu qualcuno con cui parlare". Alzai un sopracciglio e chiesi: "Perché dovrei aver bisogno di qualcuno con cui parlare?"
"Si vede dai tuoi occhi stanchi, non solo per il sonno, ma anche per quello che ti é successo, non so cosa sia, ma se non vuoi dirmelo non c'è problema". Lo guardai male e lui disse: "Non sono uno psicanalista, ma so che se una bella ragazza se ne sta tutta sola a mangiare come un porco ed é magra é perché ha avuto problemi di cuore"
"Adesso la questione quadra un po' di più". Mi sorrise e mi domandò ancora: "Allora ti va di allenarti con me?"
"Ma non so neanche come ti chiami!?" Così mi porse la mano dicendo: "Piacere Alex"
"Jessica" dissi e ricambiai la stretta.
"E adesso?" mi chiese lui facendomi gli occhioni.
"Ok, unica clausola: non cominciamo oggi" risposi sorridendo.
"Ok, dimmi il tuo numero così poi ti scrivo dove e quando"
Glielo diedi ed entrai in classe. Mi sedetti sul mio banco che era di fianco alla finestra e mi appoggiai a essa. Quella era l'occasione per rifarsi una vita. Senza Luca. Io non avevo bisogno di lui.
A interrompere il filo dei miei pensieri arrivò Jen che mi voltò il viso e disse: "Jess, tutto bene? Ad un certo punto non ti ho più vista, intendo alla festa. Che cosa é successo?"
Io risi e le risposi: "Sono caduta in acqua... Ah, ricorda a Marco di dire ai proprietari della casa che lui aveva affittato che, se trovano dei tacchi in piscina, sono i miei"
"Ah oddio, mi dispiace, se me lo avessi detto ti avrei dato qualche altro vestito"
"Ahahha, davvero ne avevi un altro?" la guardai incredula.
"Sì, ne avevo portati altri due per ogni eventualità"
"E le scarpe?"
"Le andavamo a prendere dal fondo della piscina"
Io ridacchiai ancora e poi Jen mi chiese: "A cosa stavi pensando prima?"
"A Luca..."
"Eh no Jess, a lui non ci devi più pensare..."
"Fammi finire la frase, intendevo che stavo pensando al fatto che non ho più bisogno di lui"
"Uhhh, sento profumo di ragazzo"
"Nah, vado a fare boxe"
"Da dove ti é venuta in mente questa idea?"
"Alex me l'ha consigliato"
"Visto che avevo ragione!"
"É un ragazzo, ma ci siamo appena conosciuti e mi ha chiesto se volevo fare boxe con lui. In realtà non é niente di romantico: ci siamo scontrati, io pensavo fosse Luca e mi stavo arrabbiando un sacco, ma poi mi sono accorta che ne era così e lui mi ha chiesto scherzando di fare boxe con lui e sta mattina me lo ha richiesto, però seriamente, e io gli ho detto di sì. La boxe può essere una buona valvola di sfogo, no?"
"Ehm. Meglio la boxe che le incazzature veloci" disse Jen ridacchiando.
In quel momento suonò la campanella e ci andammo a sedere. Per fortuna ogni mese cambiavamo i posti e quindi non sarei più stata di fianco a Luca. Non avrei neanche dovuto calcolarlo.
All'intervallo la mia migliore amica mi trascinò nella classe di Marco per raccontargli la mia 'avventura' di sabato notte, lui mi abbracciò e mi fece i complimenti per aver voltato pagina. Io lo guardai talmente male che smise di farmi i 'complimenti' appena vide quello sguardo. Poco dopo mi arrivò un messaggio che recava scritto: "Ciao Jess, sono Alex"
Tre secondi dopo il mio cellulare vibrò ancora e comparve sulla schermata un nuovo messaggio che diceva: "Ti va di vederci giù in cortile?"
Io digitai un "ok" e lo inviai, quindi scesi. Jen non se ne rese neanche conto, mentre Marco sì, ma non disse nulla perché capì che stavo andando a parlare con qualcuno di 'importante'.
Arrivata in cortile, mi guardai in giro e notai una mano alzata che svettava sopra le teste. Spintonai un po' di gente prima di poter raggiungere quella mano. Gli diedi il cinque, lui sorrise e mi sussurrò all'orecchio: "Ti ho scritto perché voglio dirti quando c'è l'allenamento: é alle sei, domani, le attrezzature le abbiamo tutte lì, tu devi solo portare una tuta e delle scarpe da ginnastica. Non essere troppo cattiva con il pungiball che poi si fa male" disse questa ultima frase ridacchiando. Io gli feci l'occhiolino. Prima che me ne andassi parlò ancora guardandomi con aria di sfida: "Ah, l'allenamento dura due ore". Io risposi altezzosa: "Due ore sono davvero poche per una come me". Spintonando ancora, oltrepassai la folla e tornai in classe giusto in tempo per il suono della campanella.
Quando rientrai Jen non fece tempo a raggiungermi per parlarmi che arrivò la prof. Così la mia migliore amica mi guardò e io capii che voleva chiedermi dove fossi stata.
Finalmente dopo due ore Jen poté chiedermi ciò che voleva sapere e io le spiegai dove ero andata. Appena seppe tutto mi disse: "Non é un grande appuntamento..."
"Ma non deve essere un appuntamento!" esclamai io.
"Se, se... Guarda che io so tutto"
"Ma tutto cosa?"
"Eh eh... Tu vorresti tenermi nascosta la tua tresca..."
"Ma quale tresca e tresca?!"
"Oppure siete degli agenti della C.I.A. in incognito?! Mmh..."
"Jen stai delirando..." le toccai la fronte per sentire se aveva la febbre.
"Non é vero! Io so tutto!"
In quel momento arrivò Marco, ci guardò male e chiese: "State bene ragazze?"
Io e Jen rispondemmo insieme: "Sì certo". Poi ci guardammo e ci portammo entrambe le mani alla testa. A questo punto Marco disse: "Se non vi conoscessi, direi che siete sorelle!"
A questo punto tutti e tre ci mettemmo a ridere. Dopo aver cessato di ridacchiare, Jen raccontò al suo ragazzo la mia 'avventura' di quella giornata e 'dell'appuntamento' che ci eravamo dati io e Alex per il giorno seguente.Il giorno dopo, a scuola, Alex mi chiese ancora di scendere giù in cortile e, dopo essermi fatta spazio a spintoni, riuscii ad arrivare al cospetto di Alex. Appena fui abbastanza vicina per sentire la sua voce, lui mi disse all'orecchio dove era la palestra e mi descrisse un po' l'allenatore. Dopo che ebbe finito di parlare, gli chiesi: "Perché mi fai venire sempre qui in cortile? Non potresti tipo mandarmi un messaggio? Oppure vederci da qualche altre parte? Anche perché qui é sempre piuttosto affollato"
"Ti fa qualche problema?"
"Non si risponde a una domanda con un'altra domanda! E comunque no"
"E allora?!"
"Rispondi alla mia domanda!"
"A: preferisco parlare di persona. B: mi piace parlarti sottovoce, non mi piace parlare ad alta voce"
Quando disse le due parole 'mi piace', lo guardai a lungo: occhi azzurri, pelle chiara, alto, muscoloso e capelli ribelli di un castano decisamente scuro, senza contare le labbra carnose. Tutto concorreva ad aumentare il suo fascino, ma purtroppo per lui e per i miei amici che volevano che mi riprendessi dalla mia passata relazione, la mia mente e il mio cuore, per una volta, lavoravano all'unisono ed erano entrambi certi di voler essere solo amici di Alex. Sbattei le palpebre e tornai a focalizzare la mia mente sulle parole che mi aveva appena detto Alex, intanto lui mi sorrise senza però aver capito cosa quello sguardo iniziale realmente significasse. Poi continuò a parlare: "È sufficiente questa spiegazione, madame?" Dopo che mi ebbe baciato la mano, io feci finta di pensarci un po' e poi diedi il mio assenso. Lo abbracciai e gli dissi all'orecchio con aria di sfida: "Sii pronto!"Salve, salve, salve! Ecco a voi un altro capitolo! Sono davvero entusiasta di averlo finito. Mi dispiace di averci messo un bel po', ma ho avuto delle giornate veramente piene e delle giornate in cui non riuscivo proprio a scrivere e, quindi, eccoci qua oggi. Come al solito se questo capitolo vi è piaciuto votatelo e in ogni caso scrivetemi un commento per farmi sapere cosa c'è di positivo e cosa c'è da migliorare. Qualsiasi cosa scriviate mi servirà a rendere più bello questo libro.
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Il bad boy diventa dolce❤
RomanceIl classico bad boy, di nome Luca, della situazione, sembra che voglia sedurre una ragazza normale e senza pretese come Jessica. Lei ha 16 anni e va al liceo scientifico, è alta, magra, occhi color Nutella e capelli castani. Odia Luca fin dal primo...