Capitolo 9

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Quello stesso pomeriggio, poco dopo che avevo finito di pranzare, Luca mi chiamò. Sinceramente ero un po' stupita di vedere sullo schermo del mio cellulare il suo nome. Risposi e sentii la sua voce che diceva: "Hey Jess!"
"Ciao Luca, come mai mi hai chiamata?"
"Beh... Ti va di uscire oggi pomeriggio?"
"Sì ok, a che ora?"
"Alle quattro ti va bene?"
"Certo" risposi io con un sorriso che andava da un lato all'altro della bocca.
"Ci vediamo dopo sotto casa tua"
"A dopo". E così si chiuse la telefonata. Ero veramente felice. Decisi di chiamare subito Jen per dirle tutto e così feci. Lei mi raccomandò come sempre prudenza e io le risposi che se avesse provato a farmi qualsiasi genere di proposta che poteva solo arrivare a immaginare qualcosa di sconcio, io gli avrei dato un bel calcio laggiù, dove non batte il sole.
Dopo aver ripassato per l'interrogazione di fisica del giorno dopo, iniziai a prepararmi. In quei giorno c'era bel tempo e si stava bene anche in felpa, così presi le mie All Star bianche basse, misi i miei jeans blu notte preferiti, una maglietta nera con su scritto:'No one can hold me' e la mia felpa azzurra. Dato che mancavano ancora venti minuti all'appuntamento con Luca, mi misi a cazzeggiare con il cellulare. Alle quattro meno cinque qualcuno citofonò, mia madre rispose e mi disse che Luca mi stava aspettando giù. Appena lo vidi gli urlai sorridendo: "Sei in anticipo"
"Meglio in anticipo che in ritardo" mi rispose lui ricambiando il sorriso.
"Già" dissi io ancora sorridendo.
Aveva una maglietta a maniche corte bianca, dei jeans chiari e i suoi capelli erano scompigliati come al solito. Appena gli arrivai vicino lui mi abbracciò e io ricambiai e gli dissi, vedendo la sua moto davanti a casa mia: "Allora, dove andiamo?"
"Vedrai" mi disse con suspence nel tono della voce.
"Mi piacciono le sorprese" gli risposi io ammiccando.
Salimmo sulla moto, io dietro e lui davanti. Era come se stessi sognando, sembrava quasi irreale quella situazione che vedeva me felice insieme a Luca, un evento inaspettato. Dopo una ventina di minuti dalla nostra partenza arrivammo in un posto. Doveva essere un parco e lì Luca mi disse di scendere dalla moto perché eravamo arrivati. Mi disse poi di seguirlo e iniziammo a entrare nel parco. Lo percorremmo per qualche minuto e poi arrivammo ad uno spiazzo dove c'era una grande quercia che faceva ombra e dove Luca si fermò.
Non mi ero accorta che lui aveva portato un cesto perché ero impegnata a guardare in giro, beh io sono sempre stata curiosa, ma più che altro io guardavo lui.
Così prese dal cesto una tovaglia a fiori rossi e gialli e la mise sul prato e io lo aiutai a stenderla. Poi prese dei bicchieri di plastica e qualche panino e me ne diede uno al prosciutto crudo e lo ringraziai per quello che stava facendo. Rimanemmo lì, in silenzio, a guardarci negli occhi. Io lo osservavo, osservavo i suoi lineamenti, il suo modo di muoversi, quello che faceva e come mi guardava. Come mi sembrava meraviglioso! Pian piano ci avvicinavamo l'una all'altro fino a che non ci alzammo in piedi. Mi prese la mano e io abbassai gli occhi per vedere le nostre dita intrecciate. Poi, non so come feci, ma la mia schiena si appoggiò all'albero e Luca si avvicinava sempre di più a me e io lo guardavo intensamente negli occhi, quei suoi occhi verdi e intensi che quasi mi ipnotizzavano. Sorrisi e lui mi disse: "Sei bellissima quando sorridi" e un sorriso si allargò anche sul suo viso. Poi i nostri nasi si toccarono e le nostre labbra pure. Ci baciammo, ma in quel momento la mia mente tornò indietro di quasi due anni. Un incubo si insinuò nella mia testa e di colpo aprii gli occhi che precedentemente avevo chiuso. Era quella stessa situazione. Così spinsi via da me Luca e me ne corsi via mentre lui mi chiamava. Le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso copiose come la pioggia fitta. Alla fine mi fermai dopo aver fatto un bel pezzo di strada non so verso dove. Mi seddetti sull'erba sotto un albero dalla parte opposta del vialetto che avevo seguito per arrivare fino a lì. Non sentii che Luca stava arrivando e che mi aveva seguita fin lì, ma quando me lo ritrovai davanti alzai gli occhi, che prima erano immersi nella mia felpa.
Lui si mise in ginocchio davanti a me e io gli dissi con voce rotta dalle lacrime: "Vai via, per favore"
"No" mi rispose lui con fermezza.
"Ti prego vai via!" gli dissi alzando un po' la voce.
"No. Voglio sapere perché te ne sei andata, se é colpa mia me ne vado"
"Non é colpa tua. Voglio stare da sola"
"E di chi é la colpa?"
Rimasi zitta, non volevo dirglielo, non volevo parlare del mio passato.
"Jess dimmelo, ti prego!" mi implorò e mi strinse le mani.
"Non voglio che tu pianga o che tu sia triste" continuò lui.
"Davvero?"
"Sì, davvero. Voglio sapere che cosa ha causato la tua tristezza"
"Ne sei sicuro?"
"Sì"
"É una storia lunga"
"Non mi interessa, voglio sapere"
"Ok. Allora... Quasi due anni fa, d'estate, me lo ricordo ancora, era il 15 luglio. Ho conosciuto un ragazzo di nome Anthony, molto carino. Abbiamo iniziato a parlare e io mi sono innamorata di lui. Uscivano tutte le sere e tutti i giorni andavamo a nuotare al mare insieme perché eravamo nello stesso albergo. Ci siamo anche baciati più volte e una volta, come io e te, abbiamo fatto un pic nic e ci siamo baciati sotto un albero. Poi ci siamo divisi perché lui viveva in un'altra città e io ho continuato a scrivergli, ma lui non mi ha mai risposto finché, un giorno, mi ha scritto:'La vuoi smettere di scrivermi?' e io gli ho risposto: 'Ma sono io, Jess' e lui mi ha scritto che non voleva più sentirmi e io gli ho chiesto il perché. Lui mi ha detto che non gli era mai interessato niente di me, che era uscito con me solo perché non aveva nessun'altra e la sua ragazza era andata in Germania in vacanza e lui voleva spassarsela con una ragazza. Così io l'ho bloccato e non gli ho più scritto. E solo che io lo amavo! A me interessava di lui e quando mi ha scritto quelle parole io mi sono messa a piangere ed é stato bruttissimo. Ho detto tutto a Jen dopo che lui mi aveva scritto e lei mi ha aiutata ad andare avanti. E poco fa mi é tornato in mente e per questo me ne sono andata via. Io non voglio che finisca così"
"Neanch'io" mi disse Luca guardandomi dritto negli occhi che erano ancora pieni di lacrime e lucidi. Ma era davvero così? Come facevo a sapere che non mi stava mentendo?
Poi lui mi prese entrambe le mani e le portò al suo cuore e mi disse: "Senti come batte?" io annuii e lui continuò: "Mi interessa di te eccome. E se quello là ti ha detto così é perché uno stupido e non ti merita, tu sei meravigliosa e se lui non se n'è accorto allora non sa cosa si è perso. Jess, tu vali più di quanto credi" rimasi a guardarlo triste. Poi mi tirò su e mi abbracciò forte per tanto tempo e alla fine io ricambiai l'abbraccio. Sentivo il suo affetto scorrermi nelle vene. Mi asciugai le lacrime, ci staccammo e mi prese la mano e ci incamminammo verso la sua moto. Per tutto il viaggio rimanemmo in silenzio, quando arrivai davanti a casa ci salutammo e lui se ne andò. Io rimasi lì finché lui con la sua moto non girò l'angolo.
Appena entrai in casa chiamai Jen e le raccontai tutto quanto.

La mattina dopo incontrai Luca in metro e parlammo un po', ma non toccammo mai gli argomenti del tipo: il passato, l'amore, noi due. Era come se ieri non fosse successo niente e come se fosse successo tutto. Tutto quello che era successo ieri ci aveva reso più uniti, come se ci fosse un filo che non può essere spezzato che ci unisse, ormai era fatta, nessuno lo avrebbe più sciolto. Uscimmo dalla metro mano nella mano, era una stretta forte, robusta, come un nodo fatto bene e che non si sarebbe mai più sciolto. Durante il tragitto non parlammo, non perché non avessimo niente da dirci o perché fossimo imbarazzati nel parlarci, ma era come se ci capissimo già senza bisogno di parole, tutto il tempo guardai avanti, fiera di me, di lui e di noi. Entrati a scuola c'era la gente che passava per i corridoi e ci guardava. Le ragazze mi guardavano male, parlavano tra loro e sembrava che con un solo sguardo volessero uccidermi, mentre guardavano lui come se avessero un punto interrogativo sulla faccia come a dire: "Cosa ci fai con lei?". Mentre i ragazzi guardavano lui ammiccando e me con gli occhi spalancati. Era come se l'attenzione fosse rivolta esclusivamente su di noi. Ma io li guardavo e sorridevo, loro non sapevano nulla, loro non ci avrebbero divisi.
Poco dopo la nostra entrata sotto i riflettori a scuola, entrammo in classe e anche lì ci fu un'accoglienza simile. C'era Jen che era già arrivata che mi guardava storto e cercava di capirmi, le altre ragazze che erano stra agitate per quello che stavano vedendo, Dario aveva un sorrisetto di approvazione e gli altri ragazzi ci guardavano in modo strano. Io andai subito a salutare la mia migliore amica e lei mi chiese: "Jess, c'è qualcosa che devi dirmi per caso?"
"A parte quello che ti ho detto di ieri niente"
"Ne sei sicura?"
"Sì"
"Sicura, sicura?"
"Tranquilla Jen non é successo niente. C'era solo la gente della scuola che ci guardava male"
"Ah ok"

Intanto Luca era andato da Dario che gli disse: "Allora cosa avete fatto tu e Jessica?"
"In che senso?"
"Avete fatto sesso?"
"No, abbiamo solo dormito insieme"
"L'hai vista nuda allora"
"No"
"Come no?"
"No, te l'ho già detto abbiamo solo dormito insieme"
"Non ci credo. É troppo figa per condividere la tua esperienza?"
"É figa sì, ma non abbiamo fatto niente, ieri ci siamo solo baciati mentre facevamo un pic nic"
"Un pic nic?"
"Ma che diavolo di forma é per sedurre una tipa?"
"Lei non é una tipa qualunque, lei é Jessica"
"Questo lo so anch'io fra"
"Io sono innamorato di lei"
"Questa é bella, tu, innamorato? Ma stai bene? O ti sei fatto una canna? O hai bevuto?"
"No, sono sobrio e sto bene"
"Io non ti capisco"
"Non ti sei mai innamorato allora"
"Io non mi innamorerò mai"
"Non puoi non innamorarti"
"Certo che posso! Non so come tu abbia fatto a innamorarti!"

Quando tornai al mio posto vidi Luca arrabbiato. Cosa poteva essere successo? Mi voltava le spalle e aveva il braccio appoggiato sul banco che gli teneva la testa. Tentai più volte di chiedergli cosa avesse, ma lui si ostinò a non rispondermi e se lo faceva sentivo dei grugniti che evidentemente mi negavano una risposta con significato.
Dopo la scuola però mi fermò e mi disse : "Jess, scusa per prima, ma ero arrabbiato con Dario"
"Perché?"
"Non é importante"
"Se non fosse stato importante non vi sareste arrabbiati e mi avresti parlato in classe senza problemi"
"Abbiamo litigato perché lui non capiva come non avevo fatto sesso con una ragazza, non mi credeva"
"Ah. Ok..."
"Tranquilla non é niente di così importante"
"Va bene se lo dici tu" dissi con finta convinzione.
"Dai Jess, non fare così"
"Ok" risposi io facendo finta di essere offesa per quello che mi aveva detto lui.
"Dai, non fare l'offesa" mi disse e con il braccio mi prese il fianco e mi attirò a sè. Io feci finta di mettere il broncio e lui mi abbracciò forte, io ricambiai e quando ci staccammo ci mettemmo a ridere.
La nostra giornata insieme finì con un abbraccio.
Quando varcai la soglia di casa sulle mie labbra si trovava un sorriso radioso. Rimasi felice per tutto il resto della giornata e andai a dormire con il sorriso stampato sul viso.

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