E così... eccomi qui. Sono davanti alla villetta dei miei nuovi genitori. Quelli a cui mi avevano affidato prima, mi hanno cacciato di casa. Hanno saputo di... quella notte. Non hanno detto niente alla polizia, per fortuna, credo avessero paura di me. Per un po' sono stato da mio zio, ma poi mi ha mandato via anche lui. Nessuno vuole un ragazzo come me, Louis Tomlinson, sono troppo "ribelle" per i loro gusti, ma io mi piaccio così. Prendo un bel respiro e prendo le mie valigie da terra. Sono due anni da quando ho perso Stan, il mio migliore amico. Adesso ho sedici anni e ho imparato a controllarmi... o almeno ci provo. Apro i cancelli e mi avvio verso la porta in legno bianco dell'enorme villa. Premo due volte il campanello e aspetto. Quanto sono lenti ad aprire! Batto velocemente il piede a terra e sospiro. Una signora sui quarant'anni, mi apre, sorridendomi. Ricambio il sorriso e lei mi fa entrare --Piacere! Tu devi essere Louis! Io sono Anne, la governante! Seguimi, tesoro, il signore e la signora Williams ti aspettano-- Anne prende le mie valigie e le porta in camera, suppongo, mentre io sto fermo sulla porta ad aspettarla, guardandomi intorno. Quella donna mi sta molto simpatica: è molto solare e felice, anche se credo che i miei nuovi genitori la facciano lavorare a sacco. Mi conduce in una stanza enorme, con una scrivania di legno vicino alla finestra. Mi guardo intorno e vedo due grandi librerie che ricoprono due intere pareti. Tutti i libri sono vecchi e odorano di muffa. Quel luogo emana l'odore di cui solo una stanza piena di libri può odorare. Mi piace. Dietro la scrivania c'è un'immensa finestra, che ricopre i 2/3 della parete. Da lì si intravedono le strade trafficate di New York, con un sacco di grattacieli. Alzo gli occhi e noto che sul soffitto c'è un maestoso lampadario, che sembra molto antico. Giro di scatto la testa verso i miei genitori adottivi, Miranda e Jack, che mi stanno sorridendo in modo così falso che vorrei andare gli e dargli un pugno. --Ciao piccolo Louis, accomodati-- La signora Miranda mi indica una sedia dall'altra parte della scrivania, e io esito un po' prima di sedermici. -- Adesso ti spieghiamo come vanno le cose qui: 1. chiamare me e Miranda, "mamma" e "papà" 2. non disubidire mai a mamma e papà 3. non rispondere male a mamma e papà 4. non uscire di casa dopo il coprifuoco, che è alle 22.00 esatte 5. non...- Quanto sono noiosi! Smetto di ascoltare e alzo gli occhi al cielo mentre mi spiegano stupide regole che so che avrei infranto. In fondo sono fatte per questo le regole, no? --Adesso Anne ti mostrerà la tua camera-- dice "papà" cercando di nascondere il nervosismo. Anne mi concede un'altro dei suoi calorosi sorrisi e mi prende per mano. Dopo molte svolte, arriviamo, alla mia camera. E' grande, con le pareti bianco latte con un grande letto fin troppo candido, su cui ci sono vari cuscini e peluches. Sembra la camera di un bambino di cinque mesi! Vedo due porte bianche, vicine, sul lato destro della stanza che, aprendole, scopro che sono la cabina armadio e il bagno. Wow, qui le cose si fanno in grande! Anne mi saluta ed esce, dicendomi che deve preparare la cena, e io disfo le valigie. Mentre tiro fuori una maglietta, una lettera cade. La apro, non ricordandomi il contenuto, e trattengo le lacrime quando leggo il nome di chi l'ha scritta.
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Wolf [Larry Version]
Random"Hai presente quando tieni in mano un bicchiere di cristallo, di quelli tanto belli e preziosi, e improvvisamente questo cade? Si frantuma in mille pezzettini, senza che tu possa fare niente per impedirlo, le schegge finisco ovunque e tu devi resta...