Cap 20: Il piano pt.1

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Un... qualcosa è in piedi davanti a me. È molto più alto di me, è blu e, porco cavolo, ha tanti tanti denti appuntiti. --LouLou , tu sai chi sono, vero?-- chiede ovvia la cosa che dovrebbe essere Taylor --Uhm si... il Grande puffo?-- chiedo serio, mentre vedo un espressione scioccata formarsi sul suo volto --Cos...? No! Pensavo avessi letto il libro sui demoni! Appena vedo quell'idiota io-posso-diventare-invisibile-e-tu-no, lo faccio fuori-- dice concludendo la frase parlando tra sé e sé. Di chi sta parlando? Shh Louis, concentrati! Oh no, sta per colpirti! Mi sposto giusto in tempo, e la specie di sfera nera che ha creato con le mani, si va a schiantare contro il lavandino, disintegrandolo. Sussulto mentre lancia un'altra sfera, colpendo proprio il muro accanto a me. In poco tempo mi trasformo, non che serva a molto, e mi lancio all'attacco. Mordo il braccio della cosa e questa lancia un urlo. Sorrido soddisfatto quando mi arriva un pugno dritto sulla guancia. Porto istintivamente le mani sulla botta e poi mi rilancio addosso a Taylor, riempiendola di pugni, graffi e morsi, ma sembra non voler cedere. Lancia un'altra sfera che mi colpisce il ginocchio. Sento un dolore lancinante propagarsi sulla mia gamba, e cado a terra, incapace di stare in piedi. Provo ad alzarmi, ma il dolore è troppo forte. Non capisco perché non sto guarendo. Mi trascino verso la porta, cercando di sfuggire da Taylor, che adesso sta ridendo, mentre cerca di colpirmi. Mi avvicino alla maniglia e sto per abbassarla, quando la porta si apre di colpo, colpendomi in pieno viso. Cado all'indietro imprecando --Scusami amore-- quella voce... la mia vista è sfocata, ma so comunque che è Harry. Riconoscerei la sua voce tra milioni, è così profonda, è così bella... non riesco a capire cosa sta succendo, vedo solo tre persone che si lanciano addosso luci. Sì lo so, sto sminuiendo una emozionante scena d'azione, ma non ci vedo, porco cavolo! Un attimo... tre persone? Che mi sono persa? E perché sono tutte contro il mio Harry? Sento delle braccia sollevarmi, e portarmi fuori dal bagno. Penso subito che sia il ragazzo dagli occhi verdi e la voce bellissima, ma l'odore non è il suo. Sento la testa pesante, non riesco più a muovere gli arti, ed improvvisamente è tutto nero.
Apro gli occhi di scatto, e mi ritrovo in una foresta. È notte, e la luna piena è in mezzo al cielo blu. Quest'ultimo è vuoto, senza le stelle, e questo lo fa risultare più grande del solito. Cammino per un tempo indeterminato, e mi rendo conto che questa non è la foresta in cui sono andati durante l'ultimo plenilunio, sembra quella accanto alla casa della mia nonna materna. Infatti dopo poco arrivo davanti a questa casetta rossa, con la porta in legno dipinta di nero. Guardo dentro la finestra e vedo una Louis di sei anni, che saltella quà e là, attorno alla signora anziana, sorridente. I miei genitori sono seduti sul divano, abbracciati, che guardano la scena commossi. Improvvisamente degli uomini irrompono in casa, distruggendo la porta nera. Cerco di fermarli, ma semplicemente mi passano attraverso, come se fossi un fantasma. Solo ora mi accorgo che hanno delle pistole in mano. Provo ad avvisare i miei genitori, mia nonna, la "Me" del passato, ma non riescono a sentirmi. Quegli uomini arrivano nella stanza e si dividono. Alcuni di loro sparano ai miei familiari, che avevano provato a nascondere sé stessi e... me. Hanno pensato prima a me, ma non è servito a nulla. Gli uomini mi prendono in braccio a mo' di sacco di patate mentre continuo a urlare. Mia madre mi guarda, mentre del sangue continua a uscirle a fiotti dalla bocca e dallo stomaco, e mi sussurra quattro parole che mi resteranno impresse nella testa per tutta la vita --Non è colpa tua-- continuo a guardare morire le tre persone che amo, incapace di distogliere lo sguardo, mentre un piccolo Louis viene portata via da quelle persone. Le gambe iniziano a tremare, e cado in ginocchio. Lacrime calde, bollenti, mi scorrono sulle guance, mentre non riesco a distogliere lo sguardo dai loro corpi inermi, stesi per terra, in pozze di sangue scuro, con gli occhi bianchi, senza vita. La scena cambia, e mi trovo in un laboratorio. Il Louis di sei anni è seduto su un lettino che sembra quello degli ospedali, e si guarda intorno impaurito, mentre le lacrime che hanno lasciato i suoi occhi, si sono asciugate. I suoi occhi color ghiaccio sono gonfi, e gli angoli della sua sottile bocca sono rivolti verso il basso. Il suo esile corpicino si mette a tremare mentre un signore con un camice le si avvicina. Non riesco a vederlo in faccia, ma sento una strana sensazione, come se, se lo vedessi, succederebbe qualcosa di brutto. --Hey piccolo, io sono il tuo dottore, non devi avere paura di me, non ti farò male-- dice. Quella voce è familiare, molto familiare, ma non riesco a capire di chi sia. Eppure ce l'ho sulla punta della lingua. Cerco di guardargli il viso, ma la scena sembra muoversi insieme a me, impedendomi di farlo. Il ragazzo tira fuori una siringa piena di un liquido giallo e la avvicina verso la bambina --Questo pungerà un pochino, ma ti sentirai subito meglio, credimi.-- inietta il liquido nel collo del Louis del passato e questa lancia un urlo. La siringa vuota viene buttata dal ragazzo, incurante del bambino di sei anni che urla dal dolore. La guardo attentamente e vedo che tira la testa all'indietro, mentre gli occhi diventano gialli, dei canini appuntiti le spuntano dalle gengive e le unghie limate alla perfezione le scompaiono nella carne, mentre degli artigli appuntiti come coltelli ne prendono il posto. Il ragazzino fa un ruggito che mi fa letteralmente rabbrividire. Il ragazzo ride con una risata priva di divertimento, una risata crudele. E finalmente si gira. Per l'ennesima volta i miei occhi si riempiono di lacrime, alla vista di quegli occhi verdi che amavo tanto.

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