Il mio migliore amico

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Erika's p.o.v.

Mia figlia Janet mi dà molte soddisfazioni: è brava, diligente, sa quello che fa.

Anche se ha solamente quasi quindici anni, il suo temperamento è abbastanza pacato e introverso. Non andrebbe di certo a ficcarsi nei guai di sua spontanea volontà.

Quindi, come madre, posso tranquillamente dire che mi fido di lei. Rare sono le volte in cui mi ha fatto preoccupare, e poi c'è stata sempre una motivazione valida.

La cena è ormai pronta, ma mia figlia non si è ancora fatta viva, e io sto iniziando davvero a preoccuparmi.

Ricevo improvvisamente un messaggio che mi costringe a interrompere quello che stavo facendo, e vado subito a leggerlo.

È mia figlia Janet.

"Mamma, non aspettatemi stasera. Sono da un amico".

Amico, ha detto? Che sia quel Kang Yohan che si è presentato oggi vestito di tutto punto?

Aspetta.. ma allora Gabriel? Che cosa è successo?

Corro immediatamente nella stanza di Stefania per cercare spiegazioni, e la trovo intenta a parlare con suo figlio.

Qui sta succedendo qualcosa di strano di cui non sono al corrente.

Stefania's p.o.v.

Sono seduta sul divano immersa fra mille pensieri, e sto sfogliando tranquillamente un vecchio album di fotografie.

È datato circa quindici anni fa, quindi ci sono le foto di Gabriel da piccolo, quando era proprio un neonato.

Apro l'ormai vecchia copertina tutta impolverata, e do un'occhiata alle primissime foto.

Ce n'è una che raffigura me col pancione e Junho che ci teniamo per mano, lungo la spiaggia.

Quel giorno eravamo andati in gita all'isola di Jeju assieme a Erika, Wooyoung, Benedetta, Chansung e tutti gli altri, e rimarrà per sempre un vivido ricordo nella mia mente.

Benedetta e Chansung ultimamente sono stati molto impegnati con il lavoro, e non li ho visti spesso. Loro due non hanno ancora figli, ma io e Junho sappiamo che molto probabilmente stanno tramando qualcosa. Secondo noi loro due non ce lo vogliono dire, ma Benedetta potrebbe essere incinta di qualche settimana. Ma chissà, potrebbero anche essere solo ipotesi.

Improvvisamente la porta si spalanca, facendomi sussultare per lo spavento.

Gabriel è sulla soglia, con un'espressione tristissima in viso.

Noto subito che Janet non c'è, e mi spavento. Cosa significa tutto questo?

《Mamma, ho fatto un casino》dice subito Gabriel, senza darmi nemmeno il tempo di salutarlo.

《Cosa, tesoro?》chiedo alzandomi di scatto, e chiudendo l'album di fotografie.

Di tutta risposta lui si getta fra le mie braccia come quando era piccolo, e comincia a singhiozzare. Rimarrà sempre il mio bambino, anche se ha quindici anni passati.

《Gabriel, tesoro, cos'è successo?》domando di nuovo, rattristandomi sempre di più alla vista di mio figlio ridotto in questo stato e cercando allo stesso tempo di tranquillizzarlo.

《Stavo per dire a Janet dell'amore che provo per lei, ma poi.. non so cos'è successo, mi sono bloccato e non sono riuscito a dirle la verità, inventandomi una ragazza immaginaria che mi piace, e che nemmeno esiste》risponde mio figlio, staccandosi da me e rivelando un volto velato di lacrime.

Resto piuttosto attonita da questa sua risposta, e lo guardo negli occhi, seria.

《Oh, Gabriel.. perché non glielo hai detto? Cosa ti è successo?》chiedo.

Improvvisamente però irrompe Erika, che ci squadra entrambi con un'espressione piuttosto incredula in volto.

《I-io non lo so, adesso voglio restare solo, me ne torno in camera mia》dice mio figlio, lasciando la stanza.

Erika mi guarda attonita, così decido di invitarla ad entrare in camera per spiegarle tutto.

Gabriel's p.o.v.

Sono due settimane che non lo sento, così decido di chiamare mio padre.

Non è che non voglio parlare con mia madre, ma spesso lei, pur sforzandosi, non riesce a capire a fondo i miei problemi. Ho bisogno di mio padre, per, come dire, parlare dei problemi "da uomo a uomo".

Adesso non so cosa starà facendo, spero solo che non sia occupato e che abbia un po' di tempo per parlare con me.

Compongo il suo numero nel cellulare, e aspetto con ansia che risponda.

《Papà, come stai?》domando, sedendomi sul mio letto, non appena sento il "click" della risposta.

Dall'altra parte del telefono si sentono le grida delle fans, deve essere sicuramente ad un concerto, magari durante la pausa fra una canzone e l'altra.

《Gabriel, figlio mio! Novità?》esclama, con il fiatone. Si sente che è agitato parecchio. Non è più giovane come una volta, e adesso fare i concerti gli mette più pensiero di prima.

《Sì, ho novità, ma brutte》dico, prima di rendermi conto che forse non l'ho proprio chiamato in un momento adatto. Sarà stanco, sudato, e per di più senza voce.

Fare il cantante alla sua veneranda età di quarant'anni passati è parecchio dura, ma lui ce la sta facendo più che bene. Come tutti gli altri membri del gruppo, ha un grande stuolo di fan ai suoi piedi, che si manifestano sempre molto affettuosamente durante i concerti, fra urla spacca timpani e cartelloni.

《Cosa? Cosa è successo?》chiede mio padre allarmato, avvicinandosi di più al microfono del telefono per sentire meglio.

《Stavo per dichiararmi alla ragazza che mi piace, cioe.. intendo Janet, ma è andato tutto storto》mi lamento, stendendomi sul letto e chiudendo gli occhi.

《Gabriel Lee, tu ti stavi veramente per dichiarare a Janet? Il mio piccolo figliolo.. cresce sempre molto in fretta》consta, ridacchiando.

《Papà, devi aiutarmi》dico, nervoso, cercando di non fargli cambiare argomento.

《Dimmi tutto, Gabriel》risponde, come se non avesse appena sentito quello che gli ho detto prima.

《Non so più che fare, sono disperato.. ora Janet probabilmente mi odierà, mentre io.. oh, io la amo così tanto》comincio, e piano piano sento che qualche lacrima inizia a scendermi lungo le guance.

《Allora domani, quando la vedrai a scuola, vai da lei e chiarisci tutto. Quando succedono queste cose, prima si fa chiarezza meglio è, fidati. Ne sono esempi diretti i costanti litigi fra me e tua madre Stefania, specie quando ci eravamo appena conosciuti》risponde mio padre, deciso.

Semplicemente adoro i suoi consigli. È sempre così schietto e diretto, senza tanti giri di parole. Proprio il contrario di me, che per esprimere un concetto elementare come "ti amo" mi sono andato ad impelagare in un casino così grande.

Sorrido fra me e me, per poi ringraziarlo:

《Grazie, papà》

Non posso fare a meno di sentire poi un urlo potentissimo da parte delle fan di mio padre, e capisco che è giunto il momento per lui di tornare al concerto.

《Ora figliolo devo proprio andare, le fan mi aspettano. Ci sentiamo presto》dice.

《A presto, papà. Salutami anche gli altri》 rispondo, chiudendo la chiamata.

Lascio cadere il cellulare sul letto affianco a me, e tiro un respiro profondo. Non è ancora detto che io sia completamente nei casini: domani andrò da Janet e chiarirò tutto, risistemando ogni cosa.

Sospiro di nuovo, per poi cercare di addormentarmi il più velocemente possibile.

In questo momento non voglio pensare a niente. Voglio solamente dormire.

Problemi d'amore a SeoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora