Coma

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*Qualche giorno dopo*

Janet's p.o.v.

Sono ormai passati non so quanti giorni dal miserioso attentato avvenuto alla povera Joy, credo proprio di aver perso la concezione del tempo.

Da quell'agonizzante reclusione di più di cinque ore nella palestra della scuola ricordo però chiaramente che, una volta che i nostri genitori sono venuti a prenderci preoccupati, la scuola è stata momentaneamente chiusa per ulteriori indagini a riguardo. Nessuno vi metterà piede per almeno due o tre settimane.

Inutile anche specificare che sia io che Yohan in questi giorni abbiamo passato tantissimo tempo all'ospedale al cospetto di Joy, in attesa che la povera ragazza desse segni di vita. Ma invano.

《È in coma》ci aveva detto chiaramente il dottore, non appena alcuni compagni di scuola, fra cui me, erano andati a farle visita subito dopo essere stati rilasciati dalla "reclusione".

《Le probabilità di risveglio sono assai rare ma, in caso dovesse riprendersi, alcune sfere cerebrali danneggiate le causeranno numerosi problemi》aveva aggiunto poi il medico, con aria grave.

《C-che tipo di problemi?》avevamo chiesto noi, spaventati.

《Potrebbe subire frequenti perdite di memoria a breve termine, non riconoscere più alcune persone, non saper più scrivere... potrebbe non essere mai più in grado di fare niente di tutto questo e altro》

Queste parole così schiette hanno scatenato e scatenano ancora in noi a distanza di giorni una terribile sensazione di vuoto interiore perché, sebbene conosciamo Joy da troppo poco tempo per poter provare del vero dolore, si tratta comunque di una perdita notevole.

Non so poi cosa provi Yohan nei suoi riguardi, ma posso affermare con certezza che, anche se Joy era abbastanza appicciosa e fastidiosa, lui non ha preso affatto alla leggera questo fatto dell'incidente, come del resto era prevedibile.

Tutte le nostre preoccupazioni amorose sono state poi ovviamente accantonate, non ci sono nè il tempo nè la voglia per occuparsi di cose del genere adesso. L'unica cosa a cui vogliamo pensare è sperare che Joy si rimetta.

《Yohan, si sta facendo tardi. Andiamo a casa?》chiedo al mio amico, dandogli un leggero colpetto sulla spalla per risvegliarlo dalla sua inquietudine.

Siamo anche oggi all'ospedale a trovare Joy, ed è già mezzanotte passata. Gabriel oggi non è potuto venire perché aveva delle faccende da sbrigare con il padre, non ha nemmeno voluto spiegarmi di che si trattasse.

Fatto sta che Yohan e io siamo rimasti qui da Joy, parlando un po' anche con i genitori per far sì che si sfogassero, per circa quattro ore buone.

《Sì, ragazzi, andate. È ormai buio pesto, fuori. Volete che vi chiami un taxi?》interviene la madre di Joy, guardandoci con occhi velati di lacrime.

《No, signora, siamo a posto così. Grazie mille. Si riguardi》risponde Yohan con un inchino, afferrandomi con una presa leggera il braccio e conducendomi fuori dall'ospedale in silenzio, non prima di aver rivolto un'ultima occhiata a Joy.

Quando siamo fuori sotto il portico che precede una fittissima rete di strade, notiamo con disappunto che sta piovendo a dirotto. E nessuno dei due ha un ombrello.

Anzi, siamo vestiti piuttosto leggeri, maglietta e jeans, visto che la stagione calda è ormai alle porte.

Rivolgo d'impulso lo sguardo a Yohan, il quale però sta fissando con occhi vuoti le gocce di pioggia cadere a terra, e il cui ticchettio impertinente sull'asfalto produce un rumore praticamente assordante.

Problemi d'amore a SeoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora