Inquietudine

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*Una settimana dopo*

Gabriel's p.o.v.

《Signor Hong, ci sono novità?》domando a bassa voce affiancandomi al detective, mentre sta esaminando varie scartoffie sulla scrivania di fortuna che gli abbiamo rimediato nella camera degli ospiti.

《Non ancora, purtroppo. Dal tipo di sangue dell'assassino e dalle impronte digitali non sono riuscito ancora a cavarci nulla》scuote la testa ad occhi chiusi, affranto, dopodiché si alza improvvisamente dalla sua postazione e mi squadra dritto negli occhi.

Però, non avrei mai immaginato che il suo sguardo potesse essere così penetrante, quegli occhi così scuri abbinati a quella chioma rossiccia gli conferiscono proprio un'aria inquietante, a volte. E poi, anche si trova ad alloggiare qui già da una settimana, devo ammettere di non aver mai fatto caso alla sua figura così tanto come adesso.

Sarà perché è un tipo molto riservato e sta con noi a dialogare solamente quando è strettamente necessario, sfuggendo ad ogni conversazione che lui ritiene compromettente, o sarà perché il lavoro da detective richiede una certa concentrazione, ma... a causa di tutto questo, in poche parole, non gli ho mai rivolto direttamente la parola.

In sette giorni è sceso di rado per condividere il pasto con noi, o anche soltanto per dialogare in salotto. È proprio vero: i detective sono fatti per stare da soli.

Oggi però io mi sono finalmente fatto coraggio per parlargli, ho bussato alla sua porta timidamente e, dopo aver ricevuto come risposta un 《Entra pure》piuttosto scocciato, mi sono fatto avanti in punta di piedi.

E ora mi ritrovo qui, a guardarlo dritto negli occhi, nella speranza che possa dare una risposta a tutte le domande che frullano nel mio cervello. Perché sì, non ho mai smesso di farmi domande su questa cavolo di sparatoria.

《Gabriel Lee... sei un normalissimo ragazzino italo-coreano di 15 anni, eppure.. che cosa c'è di così tanto speciale in te?》

Il detective scandisce questa frase appena pronunciata parola per parola, in un sussurro quasi impercettibile che mi costringe ad aguzzare le orecchie, mentre continuo a fissarlo rapito.

In un nano secondo, poi, senza darmi nemmeno il tempo di muovermi di un centimetro, Joshua mi afferra il viso con una sua mano e, dopo averlo esaminato qualche secondo in silenzio, comincia a parlare a bassa voce:

《Sì, hai proprio l'aria da detective, ragazzino. Non c'è dubbio. E fidati, il mio fiuto da detective americano doc... non sbaglia mai》aggiunge, lasciando finalmente la presa sulle mie guance e allontanandosi quanto basta dalla mia faccia, se non altro per lasciarmi respirare.

《C-cosa dice, Josh..- ehm, signor Hong?》domando balbettando, non credendo alle mie orecchie.

Sento quasi i brividi alla schiena, eppure non c'è una ragione per tutto questo. Ma allora... cos'è questa strana sensazione mai provata prima?
《Ti ho già detto di chiamarmi Joshua. In fondo, ho solo 5 anni più di te. Però, diamine, ragazzino, tu... tu potresti essere veramente un detective》risponde con voce pacata, incrociando le braccia sul petto ed inclinando la testa.

Tutto questo sta cominciando ad inquietarmi non poco. Forse era meglio restarmene in camera a farmi gli affaracci miei, o forse uscire un po' con Janet e Yohan per andare da Joy. Di certo qualsiasi cosa sarebbe stata migliore che stare qui a tremare dall'agitazione per tutta la soggezione che mi trasmette Joshua Hong.

《Joshua, non so veramente perché pensa questo di me, ma io sono solo un semplice ragazz-..》non faccio nemmeno in tempo a finire la frase, che subito dopo sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.

Problemi d'amore a SeoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora