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PVCULLEN

Dio ma quanto cazzo corre questa ragazza? Ho fatto fatica a starle dietro.

La rincorro ed a un certo punto la vedo che si appoggia ad un muro e si siede, dio sta piangendo, è distrutta.
Ma cosa le è successo? Perché quell'ospedale l'ha distrutta così tanto? Mi avvicino e la sento parlare

- mi sono fatta male alla mano e un mio amico mi ha portato in ospedale...
E i ricordi mi si sono piazzati davanti, dio Lucas sto male, i rimorsi mi stanno mangiando viva. Che cosa devo fare ? Aiutami ti prego.-

Quindi adesso io sarei un suo amico? E poi chi diavolo è questo Lucas? Suo fratello? Il suo ragazzo? Suo cugino? Chi cazzo è?

Mi avvicino e mi siedo di fianco, lei ha la testa nasconda nelle ginocchia che singhiozza disperata.

Le cingo le spalle con un braccio ed io in questo ho seriamente paura che lei mi urli in faccia o mi faccia una sfuriata. Ma dopo alcuni secondi lei alza la testa, mi guarda e poi si fionda nelle mie braccia e mi abbraccia come se io fossi la sua ancora di salvezza.

Il suo corpo è scosso dai singhiozzi, trema e sembra che nel mio petto stia scaricando tutto, sembra che si stia sfogando, sembra come se avesse bisogno di questo abbraccio in questo momento.

Nelle mie braccia larghe e muscolose lei sembra davvero molto piccola e fragile, sembra quasi come una bambina ma dentro di lei so che non c'è la solita ragazza, dentro di lei vi abita una combattente, una guerriera.
Lei è un pó cosí, un pó bambina e un pó guerriera.

Pochi minuti dopo i suoi singhiozzi  tornano regolari e anche il suo respiro, io intanto continuo a stringerla forte, forte come per farle capire che io ci sono.

Non so sinceramente perché sto consolando una ragazza che conosco a malapena da alcune settimane, io  non l'ho mai fatto con nessun'altra.

Ma lei, non è come le altre, lei è riuscita ad entrarmi in testa sin da subito, come ha fatto?

Le sussurro parole dolci all'orecchio e finalmente si è totalmente tranquillizzata.
Alza lo sguardo e la sua faccia è rigata dalle lacrime, il mascara è tutto colato ed ha il naso rosso,rosso.
Cosa che la fa sembrare più piccola di quello che è.
É dolcissima.

Le asciugo le ultime lacrime rimaste e le tolto un pò di trucco, mi avvicino al suo orecchio e - sei un dolcissimo panda -  e lei inspiegabilmente sorride, mi sta sorridendo, non ci posso credere.
Wow, per la prima volta mi sento soddisfatto e fiero di me solo perché ho fatto sorridere una ragazza???!!!
Ma cosa mi sta prendendo? Io non sono così!
A me, non me ne  fotte un cazzo di nessuno, è sempre stato così o forse qualcosa sta cambiando?
O io sto cambiando?
Nah impossibile non si può cambiare così da un giorno all'altro.
E poi io perché dovrei farlo?
Io sto bene così.

La stringo un'altra volta in uno dei miei abbracci spacca ossa e lei anche sta volta ricambia.

Ci alziamo in piedi e le prendo la mano e lei urla di dolore.
Le riprendo cautamente la mano e vedo che è davvero gonfia e si sono formati dei grossi ematomi.

- piccola non so perché hai reagito così, ma noi dobbiamo tornare in ospedale, la tua mano ha bisogno di cure. -
Ma come cazzo l'ho chiamata?
Perché poi ? Come ha fatto ad uscirmi la parola piccola dalla bocca?
Cosa diamine mi è passato in testa. ?

Lei si sposta bruscamente da me e ritorna con il suo solito sguardo freddo ma questa volta è anche impaurita -no. Io non posso.. -
-perché?-
- devo andare. -
- dimmi perché-
-non c'è la faccio. -
- facciamo una cosa, proviamo ad entrare io sarò ogni secondo attaccato a te, non ti lascerò neppure per un momento te lo prometto ma adesso dobbiamo andare.-

Le mostro la mia mano e lei un pó titubante l'afferra.

Percorriamo in un silenzio disarmante il tragitto che ci porta in ospedale.

Poco dopo siamo di fronte alle grandi porte scorrevoli dell'ospedale.
Lei e immobile, ha il respiro irregolare, è diventata di nuovo pallida e trema come una foglia, io mi avvicino a lei e l'abbraccio e le dico- non ti preoccupare ci sono io, puoi farcela né sono sicuro.-

Lei prende  un grande respiro e scioglie l'abbraccio e afferra la  mia mano.
Ha la stretta salda, e trema come una foglia, non voglio che le venga un altro attacco di panico quindi le cingo le spalle con un braccio e finalmente entriamo, l'odore che ci invade emette molta tristezza, Esmeralda ha ancora la mano nella mia e ha la presa molto stretta come se avesse paura che io me ne vada da un momento all'altro. Ma non lo farò perché le ho fatto una promessa e perché non voglio andarmene, non adesso e mai.

Ci avviciniamo alla receptionist e ad accoglierci c'è una donna matura, avrà si e no 55 anni.
Parlo io perché sono sicuro che Esmeralda non c'è la faccia, mi guarda e mi sorride lievemente ma ha ancora lo sguardo perso, vuoto e impaurito.

- ehm scusi, la mia amica si è fatta male alla mano, é gonfia ed é tutta piena di lividi. -
- come si chiama la signorina?-
-Esmeralda ...-
Cavolo non sapevo il suo cognome,  d'altronde non sapevo nulla di lei.

La guardo e lei abbassa la testa e mi sussurra - minghetti-

- Esmeralda minghetti-
La donna annuisce e scrive qualcosa nel computer, dopo di ché chiede com'è successo l'incidente e le racconto tutto. Lei trascrive tutto sul computer e ci dice di andare al piano di sopra a fare le lastre.

Esmeralda è stata zitta tutto il tempo e  aveva lo sguardo fisso sul pavimento.

Io Non le ho  lasciato neanche  per un secondo la mano e adesso siamo qui, seduti in delle sedie dell'ospedale a d'aspettare che la chiamino.

Ha ancora lo sguardo fisso sul pavimento ed io non ci riesco a vederla così,non c'è la faccio.

Mi alzo e mi metto in ginocchio davanti a lei, lei alza lo sguardo e mi guarda - smettila di stare così, smettila di essere in questa situazione. dio, non so perché stai così male a stare qui dentro ma io sono sicuro che tu puoi superare questa cosa e andare avanti. -
mi guarda ed i suo occhi si riempiono di lacrime.
Mi abbraccia forte, ma non dice nessuna parola.

Dio Esmeralda non piangere mi sento di merda se tu lo fai e non ne capisco neppure il motivo.

I'm StrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora